Oggi ho freddo. Quel freddo gelido che entra nelle ossa. Un freddo addosso nonostante il sole cocente dei giorni trascorsi. È una sensazione che ho già sperimentato: è il gelo che subentra nel corpo dopo le grandi decisioni, aspettativa e vaghezza di ciò che verrà. In questi giorni di cammino mi sono trovato a percorrere la strada dell’introspezione, che mi ha portato ad uno di quei crocicchi riservati dalla vita, improvvisamente e senza alcun preavviso. Fermo a questo bivio ho scelto la via probabilmente più lunga e più difficile, ma che al momento ritengo opportuno percorrere. La scelta che, come un vento di tramontana, mi ha portato questo gelo dentro.

Il viaggio, così come si stava svolgendo, mi ha portato da Bonaita a Santa Teresa di Gallura e da lì fino a Monti, circa centocinquanta chilometri di sentieri chiusi, sterrate disperse nella
macchia mediterranea e rari abitati a fine tappa, dove il massimo della comunicazione è stato: “Signore, metta la mascherina!” nei negozi di alimentari o “Cosa le porto?” nei bar. Non è questo il tipo di viaggio che sognavo d’incontrare. È pur vero che non fossi nemmeno in cerca di incontri e mondanità. L’umanità però ha finito di esistere. Si è chiusa ai rapporti
interpersonali illudendosi al contempo di comunicare e di sapere a causa della tecnologia. Una comunicazione rarefatta e distante con chi è vicino e con chi è lontano; una comunicazione a mio parere scialba e superficiale che sta generando pessime conseguenze e che, temo, vedremo già entro il termine di questo stesso anno. Presi dal gioco e dalla frenesia, barricati dietro a monitor grandi e piccoli o a mascherine (più che simbolici bavagli), ci allontaniamo gli uni dagli altri e smettiamo di pensare in autonomia. Questa la pesante sensazione attraversando un lembo di mondo (e dire che per molti aspetti è ancora un lembo in zona franca!).

Il freddo che mi accompagna oggi è quello delle decisioni pesanti. Ho deciso di cessare il mio viaggio. Ho anche scelto di uscire dal mondo virtuale, quale obiezione concreta al non senso che avverto forte attorno a me. Nei prossimi giorni eliminerò il mio sito, facebook, lo smartphone che ho provato ad utilizzare nel viaggio e manterrò solamente la mia email personale affinché chi cerchi un reale contatto, una vera relazione umana, possa iniziare a crearla da lì. Gradualmente spariranno anche i miei libri, che sono però ad oggi la mia unica fonte di guadagno. Infine cercherò un modo più pragmatico di vivere, contribuendo economicamente come potrò alle esigenze della mia famiglia dalla quale mi sono separato pur senza voler abbandonare i miei due figli. Cercherò (o mi inventerò) una qualche occupazione dignitosa, consona al mio essere eremita disilluso; forse anche quattro mura, ovunque me ne sarà data la possibilità, entro le quali ritirarmi e ripararmi, chiudendo fuori il mondo degli uomini e aprendo agli amici che vorranno bussare. Una vita nuova, meno fintamente lusingata dalle bramosie del ciò che verrà e più presente.

Questo viaggio è terminato. Tanto, come ha affermato un amico: “Se cerchi umanità, prova in osteria…”.

Marino Curnis

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