È una della partecipazioni più importanti quella di Cipro alla Biennale Arte di Venezia 2019, aperta al pubblico dall’11 maggio, anche perché avviene all’insegna di un significativo ritorno: protagonista del padiglione cipriota, con la retrospettiva Untimely, again (Di nuovo fuori tempo) allestita presso la sede dell’Associazione Culturale Spiazzi, sarà, infatti, Christoforos Savva, scelto nel 1968, con altri 5 artisti, per rappresentare Cipro nel suo padiglione inaugurale e deceduto improvvisamente pochi giorni dopo l’apertura.

Figura eclettica e caratterizzata da una prolifica vena creativa, nel corso di un breve arco temporale (l’artista morì, infatti, a 44 anni nel pieno della sua produzione), Savva riuscì a creare un corpus artistico imponente e particolarmente diversificato che contempla quadri figurativi, prevalentemente dipinti negli anni ’50; quadri astratti; sculture e sperimentazioni con materiali di arte povera quali fili, cemento e frammenti di tessuto (impiegati prevalentemente nella realizzazione di Yfasmatographies, opere così chiamate con questo neologismo coniato da Savva), senza dimenticare gli interventi architettonici a cui diede vita soprattutto negli anni ’60.

L’esposizione veneziana curata da Jacopo Crivelli Visconti, che riprende parzialmente nei contenuti la mostra Untimely on time: Christoforos Savva (1924-1968), allestita lo scorso gennaio per inaugurare con un omaggio all’artista la nuova Galleria Statale di Arte Contemporanea – SPEL di Lefkosia (Nicosia), è una preziosa occasione per avvicinarsi a una delle figure più rivoluzionarie del panorama artistico cipriota del XX secolo.

Le opere esposte daranno vita a un vero e proprio viaggio attraverso la visione artistica di Savva. La coesistenza di stili e l’ampia gamma di temi e riferimenti che compaiono nelle sue opere – arte classica greca, arte africana, artigianato cipriota, arte popolare, arte informale, pop art e movimenti d’avanguardia – sembrano suggerire che gli aspetti prettamente formali non fossero per lui un ostacolo o un vincolo.

Si potrebbe dire che il nucleo del suo lavoro tendesse sempre verso una dimensione capace di trascendere sia la forma sia il contenuto. Osservando da vicino la produzione di Savva, in particolare dopo il ritorno a Cipro, si ha la sensazione che questo essere “oltre” racchiuda l’unicità di Savva, il suo ruolo nella società cipriota e nel panorama artistico dell’epoca, in via di definizione.

Da questa prospettiva, appare particolarmente significativo che l’artista decise di tornare a Lefkosia (Nicosia) solo negli anni ’60 dopo l’indipendenza dell’isola dal Regno Unito, decisione che lascia intuire l’aspirazione di svolgere un ruolo attivo nella costruzione di un nuovo immaginario nazionale basato su principi di inclusività e pluralità.

In seguito al suo ritorno a Cipro si affermò, infatti, rapidamente come uno dei protagonisti di una scena artistica vibrante, sia attraverso il suo lavoro sia attraverso le attività di “Apophasis”, la galleria che fondò nel 1960 in collaborazione con l’artista gallese Glyn Hughes.

Questo spazio fu il primo centro culturale indipendente della neonata Repubblica di Cipro: immaginato come un luogo in cui poter attivare sinergie e scambi creativi divenne in breve tempo l’epicentro dell’attività intellettuale e culturale dell’isola, ospitando numerose mostre, conferenze, rappresentazioni teatrali e proiezioni di film.

Come rilevato dall’artista e collega Stelios Votsis, l’opera di Savva è “una rivelazione”, qualcosa di totalmente differente sia dai lavori della precedente generazione sia quelli dei suoi contemporanei. In questo senso, non solo la sua morte, ma la sua totale produzione artistica può essere considerata fuori tempo, anche, e non da ultimo, nel contesto specifico di una biennale, dove potrebbe apparire non in sincronia con molti dei lavori ivi esposti.

Per contro, però, il titolo della mostra “Untimely, again” può essere considerato in perfetta sintonia con gli attuali e quanto mai necessari dibattiti su molti stati con un passato coloniale non abbiano avuto l’opportunità di rapportarsi al “moderno” in maniera sostanziale e autonoma, scegliendo, alla fine, di confrontarsi direttamente con il “contemporaneo”. Rivisitare, dunque, un momento chiave nella recente storia di Cipro, attraverso una retrospettiva dedicata a Savva, rappresenta un passaggio fondamentale verso una migliore comprensione della sua contemporaneità.

Savva non sarà però l’unica presenza cipriota a Venezia: tra gli artisti che esporranno alla 58esaima Biennale Arte di Venezia figura anche Haris Epaminonda, nata a Cipro nel 1980 e attualmente residente a Berlino, inserita nella lista dei 79 artisti selezionati da Ralf Rugoff, curatore della mostra. Anche quello di Epaminonda è un felice ritorno a Venezia, l’artista presentò, infatti, proprio nel capoluogo veneto la sua prima personale italiana, il cui centro fu Chapters, lungometraggio girato a Cipro nell’autunno del 2012 su pellicola 16 mm.

La partecipazione della repubblica di Cipro alla Biennale Arte 2019 è organizzata dal Ministero dell’Istruzione e della Cultura Cipriota, in collaborazione con il Point Centre for Contemporary Art di Lefkosia. Orario di apertura: martedì-domenica, dalle 10 alle 18.

 

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