Dopo quattro anni di intenso lavoro, è giunto al termine il restauro del Cartone preparatorio della Scuola di Atene di Raffaello Sanzio, conservato alla Pinacoteca Ambrosiana di Milano. Il progetto di restauro e valorizzazione e il nuovo allestimento, in cui l’opera è stata inserita, saranno mostrati alla città e al pubblico internazionale dal 27 marzo 2019 con l’evento espositivo Il Raffaello dell’Ambrosiana.

Raffaello, Scuola di Atene
L’affresco della Scuola di Atene di Raffaello.

Fondazione Fiera Milano, partner ufficiale della Veneranda Biblioteca Ambrosiana per il biennio 2018-2019, contribuirà a sostenere le attività promozionali del Cartone di Raffaello, completamente restaurato, così come quelle di valorizzazione del patrimonio leonardesco dell’Istituzione, realizzate in occasione del V Centenario della morte del genio fiorentino. Si tratta del più grande cartone rinascimentale a noi pervenuto (misura 285×804 centimetri) ed è interamente realizzato dalla mano di Raffaello (Urbino, 1483 – Roma, 1520) come disegno preparatorio, a grandezza naturale, della Scuola di Atene, uno dei quattro affreschi commissionati nel 1508 a Raffaello da Papa Giulio II per decorare la Stanza della Segnatura in Vaticano. Benché l’opera sia nota come Scuola di Atene, il titolo corretto è La Filosofia: le quattro pareti della Stanza della Segnatura propongono infatti – secondo un complesso programma iconografico – la Filosofia, la Teologia (Disputa sul Santissimo Sacramento), la Giurisprudenza (Le Virtù) e la Poesia (Il Parnaso). Il Cartone dell’Ambrosiana si è conservato perché si trattava di un “ben finito cartone” e servì come riferimento per l’esecuzione dell’affresco, mentre per trasferire il disegno sul muro si ricavò da esso un cartone sostitutivo.

Il capolavoro, diviso in “duoi pezzi di disegno di Raphaele d’Urbino in cartone”, arrivò in Ambrosiana nel 1610 come prestito dal conte Fabio II Visconti di Brebbia, per essere poi ceduto definitivamente nel 1626 dalla vedova Bianca Spinola Borromeo, per l’esorbitante somma di seicento lire imperiali. Nel maggio del 1796, venne requisito dal commissario francese Peignon, che cita il Cartone in testa alle opere da confiscare all’Ambrosiana: a Parigi si avviò una lunga procedura per il restauro dell’opera.

cartone Raffaello

Il 30 settembre 1815 il Cartone venne consegnato dal Direttore Generale del Louvre alla Commissione austriaca per il recupero delle opere d’arte provenienti dalle regioni italiane di dominio austriaco. Trasferito nel 1918 a Roma per essere tutelato dai rischi dei bombardamenti bellici, nel 1942 venne messo al sicuro nel caveau della cassa di Risparmio delle Province Lombarde; nel 1946 venne esposto alla mostra di Lucerna organizzata per recuperare fondi per la ricostruzione dell’Ambrosiana.

L’ultimo rinnovamento della sala 5 della Pinacoteca Ambrosiana, a cura di Luigi Caccia Dominioni, avvenne nel 1966. Nel 2014 la Veneranda Biblioteca Ambrosiana, per il tramite della Fondazione Cardinale Federico Borromeo, avviò sul Cartone una lunga e laboriosa attività di indagine e opera di restauro conservativo, coordinato da un prestigioso Comitato Scientifico composto dal Collegio dei Dottori della Biblioteca Ambrosiana e da Esperti dell’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro, dei Musei Vaticani, della Soprintendenza di Milano e del Centro Conservazione e Restauro “La Venaria Reale”, con la consulenza tecnica di Pinin Brambilla Barcilon, affiancati da docenti di diverse Università italiane.

L’intervento è stato interamente sostenuto dal contributo della società RaMo SpA, per volontà del Fondatore Giuseppe Rabolini. L’opera, che è stata restaurata sotto la direzione e il coordinamento del Dott. Maurizio Michelozzi, sarà esposta nella sala espositiva interamente dedicata al Cartone di Raffaello, su progetto di allestimento di Stefano Boeri Architetti. Il Cartone è stato inserito in una nuova teca, realizzata dalla società Goppion Spa, che si compone di un’imponente lastra di vetro protettivo.

cartone Raffaello

A completare l’allestimento, saranno presenti, inoltre, apparati didattici e informativi, che illustreranno la storia, la tecnica e il restauro di questo capolavoro ed elementi unici di arredo realizzati da Riva 1920 su progetto di Stefano Boeri Architetti. Gli strumenti multimediali e interattivi, a supporto del visitatore, sono stati realizzati da OLO creative farm. L’operazione rafforza la presenza dell’opera e della Pinacoteca stessa all’interno di un circuito “ideale” della Milano rinascimentale: in un’area di pochi chilometri quadrati saranno visitabili l’Ultima Cena di Leonardo (Santa Maria delle Grazie), la Pietà Rondanini di Michelangelo (Castello Sforzesco) e appunto il Cartone della Scuola di Atene di Raffaello restaurato. Inoltre, grazie alla ricchezza delle collezioni e alla trasversalità dei percorsi, la Pinacoteca si apre alla città proponendo numerose visite guidate e attività didattiche per scuole, famiglie e per il pubblico adulto, ideate e realizzate da Ad Artem e Milanoguida. Infine, i visitatori della Pinacoteca potranno usufruire di nuove audioguide, create dalla società Seelabs Soluzioni e Servizi srl, grazie al contributo del Gruppo Esprinet che doterà il Museo dei devices necessari. L’esposizione del Cartone sarà accompagnata da una pubblicazione bilingue italiano/inglese (Electa editore) con testi di Alberto Rocca, Direttore della Pinacoteca Ambrosiana. Il 6 aprile 2019, giorno dell’anniversario della morte di Raffaello (6 aprile 1520), la Pinacoteca Ambrosiana sarà aperta gratuitamente per celebrare, insieme alla città, il capolavoro restaurato del genio urbinate.

LA STORIA

Il Cartone preparatorio per l’affresco della Scuola di Atene in Vaticano venne acquistato nel 1626 dal cardinale Borromeo dalla vedova del conte Fabio Borromeo Visconti, per la somma di seicento lire imperiali. In realtà, il conte Borromeo Visconti aveva concesso in prestito l’opera all’Ambrosiana sin dal 1610, ma la conclusione dell’acquisto fu un vero e proprio successo per il cardinale Federico, che si assicurava così un’opera originale del genio urbinate, preziosissimo materiale di studio per gli allievi dell’Accademia Ambrosiana delle Arti e del Disegno. Nei suoi scritti infatti egli teneva a sottolineare l’autografia del cartone, cosa che a suo avviso non si poteva affermare con altrettanta sicurezza per l’opera finita poiché, come noto, Raffaello si serviva ampiamente di aiuti.

La commissione dell’opera risale al 1508, quando Papa Giulio II della Rovere affidò al giovane urbinate la decorazione di una delle stanze dei suoi appartamenti in Vaticano, la  cosiddetta “Stanza della Segnatura”. Benché l’opera sia nota come Scuola di Atene, il titolo più esatto è La Filosofia, come suggerisce l’omonima allegoria dipinta nella vela sovrastante l’affresco, secondo un complesso progetto iconografico. Le quattro pareti della stanza propongono, infatti, la Filosofia, la Teologia (affresco noto come Disputa sul santissimo Sacramento), la Giurisprudenza e la Poesia (Il Parnaso). Così contestualizzata, l’opera ci presenta la filosofia (“humanarum rerum cognitio – conoscenza delle cose umane”) come la premessa necessaria per la conoscenza della teologia (“divinarum rerum notitia – rivelazione delle cose divine”), secondo una concezione tipica della scolastica medievale, per la quale la filosofia fornisce gli elementi indispensabili per la conoscenza delle verità rivelate.

Il cartone trasmette l’equilibrio compositivo e la chiarezza di contenuto che l’artista voleva raggiungere in questo dipinto, vero e proprio trionfo della saggezza antica radunata attorno alle figure cardine di Platone e Aristotele. Con una capacità sintetica senza pari, Raffaello riesce a condensare in due semplici gesti l’intera indagine filosofica dei due pensatori: il primo indica con la mano destra l’iperuranio, il mondo delle idee trascendenti, il secondo ha il palmo della mano rivolto verso il basso. Il suo gesto per alcuni rappresenterebbe l’aspetto scientifico legato all’osservazione della natura, il realismo contrapposto all’idealismo platonico; per altri (Brandt) sarebbe sintesi della medietas, la conciliazione degli estremi. Tutt’intorno si dispone il consesso degli altri pensatori dell’antichità. In primo piano, sulla destra, si può osservare il gruppo dei filosofi interessati ai fenomeni celesti e della natura, tra di essi scorgiamo una figura barbuta che regge un globo: si tratta di Zoroastro, intento a dialogare con Tolomeo, di spalle e accompagnato dalla sfera terrestre.

Poco più in là vi è una figura china a disegnare col compasso: è stata interpretata come Euclide nell’atto di dimostrare dei teoremi. Sulla sinistra invece è riconoscibile la figura di Pitagora intento a scrivere, mentre il filosofo adagiato sulla scalinata ai piedi di Aristotele è Diogene. Rispetto all’affresco del Vaticano, manca l’imponente architettura che inquadra la scena, con possenti arcate aperte sul cielo limpido e ispirata ai progetti del Bramante per la nuova Basilica di San Pietro. È assai probabile che sia stato realizzato un secondo cartone riportante il disegno della parte architettonica, purtroppo perduto. Nella redazione finale del dipinto, in primo piano, Raffaello aggiunse una figura pensosamente china su un blocco di marmo, probabilmente il filosofo Eraclito: la tradizione vuole che il pittore vi abbia ritratto le sembianze di Michelangelo, anche se oggi la critica preferisce indicarlo come Il penseroso, e l’autoritratto di Raffaello, che a destra dell’affresco si raffigurò insieme al Sodoma. Altri ritratti di personaggi famosi dell’epoca sono sparsi in tutto il dipinto: in Platone sono riconoscibili le fattezze di Leonardo, mentre la figura di Euclide, intenta a disegnare con il compasso, sembra sia un ritratto di Bramante.

 

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