Bergamo, città Alta: nel cuore del suo centro storico. Un edificio risplende sotto i primi raggi del sole, quando la luce illumina la sua facciata e gioca coi diversi colori dei marmi che, intrecciandosi in ricorrenti geometrie, ricoprono di raffinata eleganza una cappella. Un concentrato di storia, arte, e bellezza che si fa notare, accanto alla Basilica di Santa Maria Maggiore. Così aveva voluto Bartolomeo Colleoni e così fu.

Andiamo insieme alla scoperta della maestosa Cappella Colleoni, meraviglia di Bergamo e del Rinascimento italiano.

©Scilla Nacimbene

Cappella Colleoni

L’avevano implorato i rettori della Chiesa di Santa Maria Maggiore, affinchè risparmiasse la loro antica sagrestia. Ma lui aveva la spregiudicatezza del capitano di ventura e la fece abbattere da una squadra delle sue milizie. “Coglia, coglia, coglia!” era il grido con cui lanciava i suoi soldati sul campo di battaglia, giocando sul suo cognome (da coleus, testicolo).

Bartolomeo Colleoni, uno dei condottieri più intraprendenti del XV secolo, aveva deciso di costruirsi in vita la propria tomba nel cuore della sua città: aveva bisogno di spazio e, come ogni capitano, doveva essere in prima linea. La sua cappella, progettata dal migliore architetto sulla piazza in Lombardia, Giovanni Antonio Amadeo, si presenta infatti in posizione avanzata rispetto alla chiesa adiacente, dalla quale si distingue anche nella decorazione della facciata, palesemente più esuberante.

Non da meno in quanto a sfacciataggine lo stemma, posto sulla cancellata di ferro, sul quale sfoggia tre testicoli: “i ball”, come le chiamano i bergamaschi, un potente simbolo di fertilità, che fece nascere la leggenda che egli fosse particolarmente dotato e che oggi ci appaiono lustri come l’oro, a furia di sfregamenti e carezze, perché si dice portino fortuna. Chissà come ne sarebbe stato orgoglioso lo spavaldo condottiero, anche se nel 1500 Pietro Spino, nella sua Historia di Bartolomeo Colleoni lo chiamava in modo non poco pittoresco “Bartolomeo Coglioni”, soprannome che rimase nella tradizione popolare del ricordo del capitano, passato alla storia per il suo nome, ma anche per il suo stemma. I suoi soldati, però, che ben lo conoscevano, lo chiamavano l’ “invincibile”.

©Matteo Marinelli

È un eroe a cavallo a raffigurarlo all’interno, sopra uno dei due sepolcri che costituiscono la sua tomba. “Ma il Colleoni si trova nell’arca superiore o inferiore?”. Le cronache ricordano l’imbarazzo di fronte a Vittorio Emanuele III che, in visita nel 1922, fece quella banalissima domanda, ma nessuno gli seppe dire dove fosse effettivamente il corpo del condottiero. Ne nacque un giallo che alimentò non poche leggende, fino a ipotizzare che il feretro fosse stato collocato sotto il pavimento della Basilica di Santa Maria Maggiore, che fu in parte ribaltato, ma i suoi resti furono poi trovati nell’arca inferiore della sua tomba, insieme a una lapide che fugava ogni dubbio. Sul sepolcro, accanto ai bassorilievi con storie sacre, domina lo stemma del capitano: i tre testicoli e la scritta “Coglia, coglia, coglia”, perchè tutti sapessero con chi avevano a che fare. 

Alla fierezza del capitano impettito a cavallo, si accosta, con una delicatezza composta, la statua della piccola Medea, la figlia quattordicenne la cui vita fu stroncata da una malattia, e accanto a lei, sottovetro, il suo amato uccellino: si narra morì lo stesso giorno, come se avesse avvertito l’agonia della padroncina. Oggi ne rimangono pochi ossicini, insieme alla sua storia commovente, beffeggiata anch’essa dall’ironia dei bergamaschi, che l’hanno soprannominato come la loro torta tipica “polenta e osei”: forse meglio questo del nomignolo dato al Colleoni…!

Sul numero 273 (agosto/settembre 2019) di Itinerari e Luoghi, acquistabile online, trovate maggiori informazioni, curiosità e un itinerario dedicato alla città di Bergamo.
Qui trovate invece tutti i nostri consigli di viaggio (virtuale e non). 

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