Un viaggio di ritorno travagliato, che ai tre secoli di attesa ha sommato altro tempo, se possibile ancor più interminabile nella sua incertezza: finalmente il capolavoro ritrovato è pronto a mostrarsi nuovamente nel suo antico splendore.

A Palazzo Fava, con una proroga straordinaria fino al 10 gennaio 2021, è possibile visitare “La Riscoperta di un Capolavoro”, la grande mostra che riporta a Bologna, a 500 anni dalla sua realizzazione e a 300 dalla sua dispersione, le tavole del Polittico Griffoni dei pittori ferraresi Francesco del Cossa ed Ercole de’ Roberti, che proprio a Bologna, con la maestosa pala d’altare realizzata tra il 1470 e il 1472 per l’omonima cappella nella Basilica di San Petronio, diedero avvio al loro straordinario sodalizio artistico.

“La mostra di Palazzo Fava è frutto di uno sforzo organizzativo straordinario, resa possibile anche dal coinvolgimento con cui alcuni dei più importanti musei del mondo hanno aderito all’iniziativa, persuasi dall’autorevolezza dell’operazione. L’intento che ci ha guidati è quello di proporre un evento di alto valore culturale che, nato da una ricerca seria e rigorosa, possa collegare i riferimenti della città e della sua storia a una scena nazionale e internazionale più ampia – spiega Fabio Roversi-Monaco.

Un lavoro di oltre due anni e il coinvolgimento di nove Musei internazionali proprietari delle singole tavole, la metà dei quali ubicati fuori dai confini nazionali – National Gallery di Londra, Pinacoteca di Brera di Milano, Louvre di Parigi, National Gallery of Art di Washington, Collezione Cagnola di Gazzada (VA), Musei Vaticani, Pinacoteca Nazionale di Ferrara, Museum Boijmans Van Beuningen di Rotterdam, Collezione Vittorio Cini di Venezia – danno vita a quello che è un evento eccezionale per la storia dell’arte, che ha il merito, tra le altre cose, di ridefinire la centralità della città di Bologna nel panorama Rinascimentale italiano. La mostra è stata voluta fortemente da Fabio Roversi-Monaco, Presidente di Genus Bononiae. Musei nella città, sostenuta dalla Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna, gode del sostegno e dei Patrocini, tra gli altri, della Basilica di San Petronio, del ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo, del Polo Museale e della Regione Emilia-Romagna e del Comune di Bologna. Main sponsor sono Rekeep e Intesa Sanpaolo.

In tema di sicurezza sono state approntate tutte le misure richieste, come disposto dalle normative di contenimento del contagio: ampliamento dell’orario di apertura, contingentamento degli ingressi, obbligatorietà della prenotazione (on line, telefonica o via mail) e utilizzo di dispositivi di protezione individuale.

La mostra si compone di due sezioni: il Piano Nobile di Palazzo Fava ospita “Il Polittico Griffoni rinasce a Bologna” a cura di Mauro Natale in collaborazione con Cecilia Cavalca: le 16 tavole originali a oggi superstiti provenienti dai Musei prestatori sono visibili assieme alla ricostruzione del Polittico, una vera e propria rimaterializzione della pala d’altare così come dovette apparire ai bolognesi di fine Quattrocento. Si tratta di una perfetta riproduzione dell’originale realizzata da Factum Foundation di Adam Lowe. Dai primi anni Duemila Factum Foundation si occupa di documentare, monitorare e ricreare il patrimonio culturale mondiale attraverso lo sviluppo di tecniche di registrazione ad alta risoluzione e ricostruzione in 3D.

Il secondo piano pertanto ospita “La Materialità dell’Aura: Nuove Tecnologie per la Tutela” a cura di Adam Lowe, Guendalina Damone e del team della Fondazione, sezione nella quale è mostrato, attraverso video, immagini e dimostrazioni con gli strumenti di scannerizzazione 3D progettati dalla stessa fondazione, l’operato di Factum e l’importanza che assumono le tecnologie digitali nella tutela, registrazione e condivisione del patrimonio culturale, proprio a partire dal lavoro svolto sulle tavole originali del Polittico. Due i cataloghi di mostra, entrambi editi da Silvana Editoriale: “Il Polittico Griffoni. La riscoperta di un capolavoro” a cura di Mauro Natale e Cecilia Cavalca e “The Aura in the Age of Digital Materiality. Rethinking preservation in the shadow of an uncertain future”, raccolta di saggi incentrata su una varietà di temi che vanno dall’applicazione delle nuove tecnologie alla conservazione più tradizionale del patrimonio culturale.

Crocifissione, Francesco del Cossa, National Gallery of Art, Washington

Il Polittico Griffoni rinasce a Bologna

La superba pala d’altare dedicata a San Vincenzo Ferrer fu concepita per la cappella di famiglia di Floriano Griffoni all’interno della Basilica di San Petronio a Bologna. La sua realizzazione, collocata tra il 1470 e il 1472, fu affidata al ferrarese Francesco del Cossa, allora all’apice della sua straordinaria carriera artistica, iniziata intorno al 1456 e stroncata dalla peste nel 1478. I contatti tra l’artista e il capoluogo emiliano, attivi per quasi un ventennio, si tradussero nella realizzazione di alcuni capolavori come l’Annunciazione di Dresda, la Madonna del Baraccano e la Pala dei Mercanti. Il Polittico Griffoni segnò l’inizio della sua collaborazione con il più giovane Ercole de’ Roberti, uno dei più formidabili sodalizi artistici del secondo Quattrocento italiano. Assieme a Del Cossa e De’ Roberti lavorò alla cornice il maestro d’ascia Agostino de Marchi da Crema. Attorno al 1725 il nuovo proprietario della cappella, Pompeo Aldrovandi, Monsignore e poi Cardinale, fece smantellare la pala e destinò le singole porzioni figurate a “quadri di stanza” della residenza di campagna della famiglia a Mirabello, nei pressi di Ferrara. Nel corso dell’Ottocento i dipinti entrarono nel giro del mercato antiquario e del collezionismo giungendo infine ai 9 musei, la metà dei quali fuori dai confini nazionali, che oggi custodiscono le opere.

La memoria del Polittico rimase però salda nel corso dei secoli: fu il grande Roberto Longhi a definirne, nel 1934, nella sua Officina Ferrarese, l’impianto monumentale, analogo per struttura ai grandi polittici Quattrocenteschi. Il ritrovamento, negli anni Ottanta, di uno schizzo del Polittico allegato a una corrispondenza di Stefano Orlandi con Monsignor Pompeo Aldrovandi, fornì la prova documentaria dell’esattezza quasi totale dell’ipotesi di Longhi.

La possibilità di radunare per la prima volta, dopo oltre cinquecento anni, nella città per la quale fu creata l’opera, tutti i pannelli conosciuti (la quasi totalità dell’opera complessiva) di uno dei massimi capolavori del primo Rinascimento italiano rappresenta un’occasione di straordinario rilievo storico e culturale.

“La riunione a Bologna di tutti gli elementi conosciuti della grande macchina d’altare di Francesco del Cossa ed Ercole de’ Roberti ha costituito a lungo una delle priorità della storia dell’arte della città di Bologna – spiega Mauro Natale, curatore della mostra – non solo perché il Polittico è stato realizzato da due tra le più originali e forti personalità artistiche del Quattrocento italiano ma anche perché il vuoto figurativo lasciato da questo capolavoro smembrato e disperso ha condizionato a lungo la comprensione del ruolo che Bologna ha avuto sul piano artistico in uno dei momenti più fecondi e delicati della storia del paese. Bisogna dare credito alla fiduciosa determinazione di Fabio Roversi-Monaco se quella che sembrava un’utopia espositiva ha preso corpo: ritrovare a Bologna un’opera smembrata e ricomposta nell’arco di più di cinque secoli costituirà – è questo il nostro auspicio maggiore – un’esperienza visiva indimenticabile” conclude Natale.

La Materialità dell’Aura: Nuove Tecnologie per la Tutela

Accanto all’esposizione delle 16 tavole, al Piano Nobile di Palazzo Fava i visitatori possono godere della ricostruzione del Polittico operata da Factum Foundation, che a partire dal 2012 ha documentato i 16 pannelli del Polittico Griffoni recandosi in ciascuno dei Musei proprietari, iniziativa frutto della collaborazione con la Basilica di San Petronio e lo Studio Cavina Terra Architetti.

L’esposizione al secondo piano, a cura di Adam Lowe e Guendalina Damone e progettata dall’architetto Carlos Bayod Lucini offre al pubblico la possibilità di conoscere e interagire con diverse tecnologie digitali per la conservazione e valorizzazione del patrimonio artistico, promuovendo una riflessione sulla “materialità” dell’oggetto artistico e della sua “aura”. Le tecnologie utilizzate e sviluppate da Factum Foundation, come la scansione e la stampa 3D ad alta risoluzione, il restauro e la ricostruzione digitale, la realizzazione di perfetti fac-simile sollevano domande su temi quali l’originalità e l’autenticità dell’opera d’arte, aprendo al contempo a nuove possibilità per mostre e progetti espositivi.

Ciascuna delle sei sale consente al visitatore di interagire con le opere d’arte in maniera del tutto inedita, mostrando i progetti realizzati a partire dal 2009 da Factum: così si possono osservare da vicino, per esempio, la matericità e il rilievo dei dipinti, o vedere alcuni “capolavori perduti” e ricostruiti a partire da un lungo lavoro di investigazione, come le Ninfee di Monet, danneggiato nel 1958 da un grave incendio o i Sei girasoli in un vaso di Van Gogh, distrutto nel bombardamento americano di Ashiya nel 1945. Molti nel percorso anche i progetti realizzati da Factum nella città di Bologna, come la documentazione 3D dei tre portali della facciata di San Petronio e quella della Mappa della Provincia di Bologna conservata nella Sala Bologna in Vaticano, la cui riproduzione è oggi conservata a Palazzo Pepoli, il Museo della storia di Bologna. Ultimo progetto, ma non per importanza, quello realizzato nel dicembre del 2019, con la scansione operata da Factum del celebre Compianto sul Cristo Morto di Niccolò dell’Arca nella chiesa di Santa Maria della Vita, uno dei più celebrati capolavori del Rinascimento bolognese e italiano. Il team di Factum ha lavorato di notte per effettuare la registrazione di ciascuna singola statua attraverso uno scanner portatile a luce strutturata e fotogrammetria: l’elaborazione digitale del complesso è visibile nella sezione di mostra.

“L’aura di un’opera d’arte, quella cosa immateriale che è stata usata per definire la sua originalità, è in realtà la sua presenza materiale. Attraverso la registrazione ad alta risoluzione, la mediazione digitale e le nuove tecnologie di visualizzazione e ri-materializzazione, possiamo avere una più profonda comprensione degli aspetti materiali che rendono qualsiasi oggetto quello che è. Questa prova rivela non solo come è stato realizzato un oggetto, ma anche come è stato curato, valutato, trasformato e spostato da una città all’altra o da un tipo di istituzione a un’altra” spiega Adam Lowe.

Tutte le info

La Riscoperta di un Capolavoro, il polittico Griffoni rinasce a Bologna e Materialità dell’Aura, nuove tecnologie per la tutela, fino al 10 gennaio 2021

  • Sede: Bologna, Palazzo Fava, via Manzoni 2
  • Orari: da lunedì a domenica 9-22
  • Biglietti: 15 euro, ridotti (da 10 a 12 euro)
  • Info e prenotazioni (obbligatorie): www.genusbononiae.it
  • Tel. 051.19936343 (dal lunedì al venerdì dalle ore 11 alle ore 16) o via mail scrivendo a esposizioni@genusbononiae.it

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