Viaggiare è un’esperienza importante perché aiuta a conoscere, capire, aumentando i possibili punti di vista sul mondo. E forse aiuta a comprendere quel che sta accadendo relativamente alla diffusione del Coronavirus. Lascio a medici specializzati le considerazioni e gli approfondimenti scientifici sul virus, mentre spendo poche righe per parlare del cortocircuito creato dal Coronavirus mediatico. Riccardo Ristori, mio caro amico medico, ha parlato giustamente di “infodemia” rilevando che purtroppo non esiste un vaccino per difendersi dalla contaminazione mediatica che socialmente può essere molto più dannosa di un virus.

Non è la prima volta che ci troviamo ad affrontare un’”emergenza” sanitaria a livello planetario. La peggiore pandemia della storia fu la Spagnola che all’inizio del ‘900 causò oltre 25 milioni di morti. Nel 1957 fu l’Asiatica, nel 1968 un tipo di Aviaria proveniente da Hong Kong, nel 2003 la Sars dal Guandong e poi nel 2009 l’”influenza suina”. Quello che è cambiato rispetto anche al recente passato (2009) è il mondo dell’informazione, molto più ramificato, immediato e soprattutto alimentato da ogni singolo individuo tramite strumenti “social” operativi nel World Wide Web. E su questi canali corrono a una velocità supersonica le sollecitazioni emotive quasi mai scaturite da fonti certe, affidabili e attendibili. Se aggiungiamo a questo organi d’informazione palesemente irresponsabili che per vendere qualche copia in più giocano a chi le spara più grosse, esponenti politici che usano un virus per fare becera propaganda, medici e virologi che si espongono sui social per dispensare “verità”, ecco che la bomba esplode andando a colpire il sentimento più fragile di una società tesa alla ricerca del benessere: la paura. E quindi proliferano reazioni inconsulte come il saccheggio dei supermercati o la ricerca disperata di inutili mascherine. Le conseguenze sociali ed economiche possono essere gravissime e vanno così ad aggiungersi a quelle reali sanitarie. Neanche George Orwell nel suo 1984 aveva immaginato tanto, ma solo perché non ha avuto il tempo di scrivere 2020…

Detesto con tutto il cuore chi sdrammatizza per partito preso e chi getta benzina sul fuoco creando un insano allarmismo. Cerco di informarmi da fonti istituzionali usando la testa e cercando dentro di me il vaccino contro l’”infodemia”. Ascolto e leggo chi ha conoscenze comprovate da anni di studio e non da tre mesi di ricerca su internet. E chi pensa di avere competenze in materia farebbe bene, invece di autointervistarsi su Facebook, a comunicare le informazioni scientifiche alle autorità competenti e responsabili dei servizi sociali e sanitari.

Una camminata in montagna, una pedalata all’aria aperta, la visita di una città non sono pratiche sconsigliate in questo momento. Anzi… Itinerari e luoghi è uno strumento serio e affidabile per isolarsi dall’infodemia. Nessuna citazione in questo momento mi sembra più appropriata delle parole di Fabrizio Resca, scrittore, poeta, antropologo: “Il viaggio comincia laddove il ritmo del cuore s’espone al vento della paura”.

Il Direttore
Enrico Caracciolo

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