Dalle ‘tagghiate’, vecchie cave custodi di storie antiche e foreste misteriose, alle meraviglie del barocco fino ad arrivare alle opere dello scultore Renzo Buttazzo: un viaggio attraverso la pietra leccese alla scoperta della città e del suo territorio.

testo e foto di Anna Luciani

L’ITINERARIO da percorrere a piedi, in bici o in moto

  • Punto di partenza: Porta Rudiae
  • Punto di arrivo: Porta Rudiae
  • Lunghezza: 6 km in centro, 2 km da Porta San Biagio alle cave
  • Durata: si consiglia di suddividere la passeggiata in due o tre giorni, per dedicare tempo alla visita di musei, palazzi e chiese.
  • Note: L’itinerario proposto non pretende di percorrere e conoscere l’intera città ma si concentra sulla storia della pietra, raggiungendo alcuni dei luoghi più significativi

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HIGHLIGHTS

CAVE E TAGGHIATE

È come se a Lecce esistesse una città “in positivo”, quella costruita, e una città complementare “in negativo”, quella scavata nella roccia, quella delle “tagghiate”, delle cave da cui, nei secoli, sono state recuperare le pietre per costruire ciò che noi oggi possiamo ammirare. Lecce (ma più in generale la Puglia) “è come un unico grande bassorilievo a cielo aperto realizzato inconsapevolmente nei secoli da migliaia di lavoratori”. (F. Bellomo).

Le tagghiate (da tagghju, termine dialettale che significa taglio) sono luoghi della storia, parte dell’identità culturale.

Per molti anni abbandonate, oggi fanno parte di diversi progetti di riqualificazione urbana e paesaggistica. Si tratta di cave caratterizzate da tagli verticali profondi anche 30 metri.

Lecce è circondata da questi luoghi che si nascondono alla vista ma che sono parte essenziale della città.

A Borgo San Nicola (lungo via Calore) una breve passeggiata sembra fluttuare su mondi giurassici sprofondati nel sottosuolo: tutt’attorno le case e i giardini privati che finiscono in uno strapiombo che scende per decine di metri, di cui non si vede la fine perché nascosta dalle fronde degli alberi cresciuti selvaggi e rigogliosi.

ECO-MUSEO DELLA PIETRA LECCESE E DELLE CAVE

L’eco-museo della Pietra Leccese e delle Cave, a Cursi è nato per valorizzare il carattere paesaggistico, sociale e artistico delle cave e per renderne possibile la fruizione come luoghi della comunità e della creatività.

Le cave diventano spazi di riflessione sulla cultura della materia, sui valori ad essa legati, ma anche sulle problematiche relative ai siti estrattivi in essere e sulle possibilità di rigenerazione territoriale dei siti abbandonati.

La sede del museo è Palazzo de Donno, ed è qui che incontro Emanuela Chilla che mi racconta con passione la storia di questo progetto. L’ipogeo del Palazzo custodisce un antico frantoio, spazi laboratoriali ed espositivi: qui sono esposte opere in pietra progettate da artisti di fama internazionale e aziende locali.

L’eco-museo è però un museo diffuso nel territorio tra Cursi e Melpignano e prevede quindi percorsi tra le cave. Ci sono cave di proprietà pubblica trasformate in campi avventura o sportivi, luoghi di opere d’arte che nascono nel paesaggio e per il paesaggio, come l’opera “Finestra interiore” di Leila Polimeno, artista che ha preso parte, assieme ad altri 9 creativi, al progetto “Serre delle arti” che ha disseminato creazioni artistiche nel territorio

LA MANI DEL GENIO

Renzo Buttazzo, Contrada Tangano, 73020 Cavallino LE, tel. 348.6932768, www.renzobuttazzo.com/.

Antonio de Luca, via Melpignano, Cursi, info@antoniodeluca.org. Il laboratorio dell’artista si affaccia su una grandissima cava. Il giardino è allestito con installazioni e sculture sonore che rendono il paesaggio una vera opera d’arte che respira.

INFORMAZIONI UTILI

DOVE DORMIRE

  • B&B Mantatelure, Via Vittorio dei Prioli 42, tel. 0832 242888, www.facebook.com/mantatelure/, b&b di lusso. Camere raffinate ed eleganti spazi comuni: il living, dove è servita la colazione, la cantina, il giardino, il terrazzo. Dispone di 6 camere: da Deluxe a Suite.
  • B&B Agape Rooms, Via della Sinagoga 24/B, tel. 0832.1792378, www.agaperooms.com. Camere ampie ed eleganti, alcune dotate di balconcino affacciato su una delle stradine storiche del centro, a pochi passi da Santa Croce.
  • Lobby Collective, Via Bertolli n. 2, tel. 0832.724985, lobbycollective.com/, un ostello che offre diverse tipologie di stanze: dormitori, stanze matrimoniali e familiari. La sua particolarità è quella di mettere a disposizione dei viaggiatori non solo la cucina ma anche uno spazio di coworking dove poter lavorare utilizzando tavoli e wifi.

DOVE MANGIARE

  • La Vecchia Osteria da Totu, viale F. Lo Re 9, tel. 0832.308057, www.lavecchiaosteriatotu.it/,  locale storico in città dove gustare un’ottima cucina casereccia: piatti a base di pesce fresco ma anche di cavallo, carne tradizionale sulle tavole leccesi.
  • Trattoria da Angiulino, via Principi di Savoia 24, tel. 320.9660162, https://trattoriadaangiulino.eatbu.com/, trattoria popolare per i piatti proposti: ricette della trazione e porzioni abbondanti, e per l’atmosfera che sembra essersi fermata nel tempo. Ottimo rapporto qualità/prezzo. Ambiente informale, accogliente.
  • La locanda del Macellaio, via Taranto 37d, tel. 328.0003149, www.lalocandadelmacellaio.com/. Macelleria e braceria tipica pugliese. È possibile scegliere la carne al bancone che viene poi cucinata in modo eccelso. Consigliate le famose bombette pugliesi.
  • Mezzo Quinto – cibo di strada, via Degli Ammirati 16, tel. 393.156 6770, www.facebook.com/MezzoQuintoLecce, uno dei miei posti preferiti: rosticceria dal sapore di casa in una splendida viuzza del centro. Porzioni abbondanti di piatti tipici, preparati con cura. Accoglienza esuberante. Tavolini lungo la strada per consumare sul posto. Prezzi davvero ottimi.
  • Le mani in pasta, via Cesare Abba 42, tel. 0832.522868, www.facebook.com/lemaninpastalecce/, ampia scelta di piatti, tutti preparati con attenzione utilizzando prodotti e materie prime provenienti da aziende agricole attente alla sostenibilità e alle tradizioni salentine.

INFORMAZIONI

  • Tourist Information Centre, Piazza Sant’Oronzo presso il Palazzo del Seggio (Sedile), tel. 0832.242099, www.infolecce.it/, aperto dalle 9.00 alle 21.00.
  • Infopoint Lecce Castello Carlo V, presso il Castello in Viale XXV luglio, tel: 0832.246517, castellocarlov@gmail.com. Da settembre a giugno: da lun a ven 9.00 – 21.00; sab e dom 9.30 – 21.00. Luglio e agosto: da lun a ven 9.00 – 23.00; sab e dom 9.30 – 23.00.
  • Info Lecce, Piazza Duomo 2, tel. +390832521877, +393926906999, email. info@infolecce.it, infolecce.com/.
  • Eco-museo della Pietra Leccese e delle Cave, Palazzo De Donno, Piazza Papa Pio XII  41, Cursi, tel. 327.1631656, www.facebook.com/ecomuseodellapietraleccese/. Situato all’interno del frantoio Ipogeo di Palazzo De Donno, ospita un’esposizione di manufatti in pietra, ma il museo è coinvolto in progetti di fruizione e valorizzazione ambientale degli itinerari nel Parco delle Cave. Si tratta di un vero e proprio museo diffuso nel territorio. Aperto su prenotazione è gratuito per tutti.

ITINERARIO

Porta Rudiae si apre sulle mura orientali della città, volta verso l’antico centro di Rudiae. Varcata la porta, via Libertini accoglie il viaggiatore e lo conduce verso il cuore del centro storico. Poco distante svetta il campanile del Duomo, ma prima di raggiungerlo sulla destra si incontrano tre chiese dello Zimbalo (insieme a Cino furono due tra i più importanti architetti leccesi): la Basilica del Rosario e di San Giovanni Battista, con le sue imponenti colonne tortili, la Chiesa e il Conservatorio di Sant’Anna, che nasconde, nel suo giardino su via Santa Maria del Paradiso, un meraviglioso Ficus monumentale, e la Chiesa di Santa Teresa.

A pochi passi, incorniciato come da un sipario, uno dei luoghi più scenografici della città: Piazza del Duomo. Proprio davanti all’ingresso la facciata laterale della Cattedrale Maria Santissima Assunta e S.Oronzo, mascherata come fosse la principale, per alimentare l’effetto grandioso dello spazio, forse la più grande illusione del barocco in città. Come quinta, il loggiato del Palazzo Vescovile e, sul lato occidentale, il Palazzo del Seminario.

Lasciandosi il Duomo alle spalle e proseguendo per via Palmieri vale la pena prestare attenzione a Palazzo Marrese (civ. 42 ), la sua facciata è caratterizzata da due coppie di splendide cariatidi. Arrivati a Porta Napoli, uscendo dalla città e attraversando la Piazzetta Arco di Trionfo bordata di fiori bianchi e rosa di oleandro svoltate a destra su via Calasso. Dopo un centinaio di metri, sulla destra, si aprirà un affascinante paesaggio di pietra immerso nel profumo di timo ed elicriso: il Parco delle Mura Urbiche, spazio pubblico ricco di segni storici che testimoniano le stratificazione di millenni di storia.

Seguendo il percorso delimitato dal fossato e dalla cinta muraria da cui appaiono le esuberanti chiome delle palme del Giardino di Palazzo Giaconia, si arriva in via Leo Leonardo dove si trova l’ingresso.

L’uscita, da Palazzo Giaconia, è su via Summa. Svoltando a destra in pochi metri si raggiunge lo slargo all’altezza di vicolo Raynò. Alzando lo sguardo, sull’angolo del Palazzo dell’Istituto per Ciechi e su uno dei comignoli delle abitazioni di fronte, si possono notare due simboli massonici scolpiti nella pietra.

Si prosegue lungo il vicolo svoltando prima a sinistra su via delle Bombarde, e poi a destra in via Gualtiero I di Brianne, proseguendo in via P. Belli e infine in via della Sinagoga fino a giungere in Piazzetta Riccardi.

Da qui, voltando lo sguardo verso sinistra, sarà possibile ammirare l’esempio più alto e spettacolare di Barocco Leccese: la Basilica di Santa Maria della Croce.

Gli occhi rimangono letteralmente appesi alla cascata di decorazioni che sembrano dipinte con la pietra, tanto sono minuziose, precise, dense di bellezza e significati. In particolare soffermatevi sul rosone: riuscite a scorgere i cinque profili?

Anche la balaustra lapidea è sorretta da mensole zoomorfe e antropomorfe dall’importante significato simbolico: soldati orientali, animali, mostri medievali. Sullo slargo di via Umberto I si affacciano anche: il Palazzo dei Celestini; Palazzo Adorno, che cela, dietro una facciata liscia, un ingresso rivestito a bugne a punta di diamante e decorazioni multiformi di pietra leccese.

Sotto questo palazzo scorre l’Idume ed è possibile vederlo scendendo nei piani interrati. Infine, a destra della Chiesa, da una piccola scaletta che sembra scendere sotto la strada, si accede al Museo Ebraico proprio nel luogo dove sorgeva la sinagoga quattrocentesca, al centro dell’antico quartiere ebraico di Lecce. Proseguite lungo via Umberto I fino a raggiungere Piazza Sant’Oronzo, cuore pulsante della città.

L’impianto fascista è ingentilito dalle bellezze architettoniche che la storia ha concentrato qui: svetta sulla destra il Sedile (Palazzo del Seggio) con la graziosa chiesetta di San Marco e la colonna di Sant’Oronzo.

Affacciandosi dalla balaustra invece si può ammirare una parte dell’Anfiteatro Romano. Imboccate via dei Mocenigo fino e arrivate all’entrata dell’imponente Castello Carlo V. Nella corte troverete l’ufficio per le visite guidate: gli spazi interni raccontano momenti interessanti della vita della città: dalle scuderie, interessanti da un punto di vista ingegneristico, alle prigioni, dove le pareti sono veri e propri fogli incisi di storie dei prigionieri.

Al termine della visita vale la pena fermarsi al Museo della cartapesta, antica arte per cui Lecce divenne famosa nel ‘700. Usciti dal castello proseguite verso sinistra lungo il parco e rientrate  nel dedalo di vie del centro da via Marimonti. Al primo incrocio prendete a sinistra via Ascanio Grandi e raggiungete il Museo Faggiano.

Da qui Porta San Biagio dista pochi metri. Attraversatela e voltate a destra lungo viale Lo Re. La strada, più urbana dei vicoli appena attraversati, cela, dietro cortine di siepi e alberi, interessanti ville in stile Liberty sul lato destro che vi consiglio di ammirare curiosando tra le inferriate dei cancelli.

Arrivati su via Gallipoli, a destra, dopo pochi metri, troverete l’ingresso del Museo archeologico S. Castromediano. Proseguite su via Gallipoli. Arrivati ad una piazzetta con al centro un chioschetto girate a destra ed imboccate via Benedetto Cairoli, superate Piazzetta Giosuè Carducci fino a scorgere la facciata di Palazzo Tamborini Cezzi, svoltate a sinistra e poi a destra in via Conti di Lecce fino a via Federico d’Aragona, quando davanti ai vostri occhi si innalzerà la Chiesa di San Matteo, dalla tipica facciata concava e convessa. Tornate verso Piazza Pellegrini e imboccate a destra via Teatro Romano.

Giunti a questa piccola perla incastonata tra le strette viuzze medievali seguite via Arte della Cartapesta mantenendo la sinistra fino a Piazza Vittorio Emanuele II su cui domina la facciata della Chiesa di Santa Chiara.

Al suo interno prestate attenzione al soffitto: è completamente realizzato in cartapesta. Da qui via Augusto Imperatore vi condurrà nuovamente su via Palmieri.

Dirigetevi verso Porta Rudiae e risalendo incontrerete la Chiesa di Sant’Irene, protettrice della città fino al 1656.

L’itinerario in città prevede la visita anche alle due tagghiate a sud della ferrovia. Per raggiungere le due cave si consiglia l’utilizzo dell’auto.

Da porta San Biagio/Piazza d’Italia percorrere viale Lo Re fino alla rotonda e prendere la seconda uscita su SP362. Dopo il sottopasso ferroviario svoltate a destra e poi subito a sinistra su via Ferrari. Svoltate a sinistra su via Giuseppe Grassi e poi ancora a sinistra su via San Cesareo fino al civico 45 per l’ingresso della Foresta Urbana.

Lunga la strada è possibile parcheggiare gratuitamente. Se da via Ferrari svoltate a destra e poi ancora a destra potete raggiungere via del Ninfeo e il ponte di A.Siza da cui è possibile ammirare il Parco delle Cave.

NOTE

In sella ad una vespa bianca, nelle prime luci del mattino, le viuzze strette e contorte dal pavimento lastricato e luccicante scorrono veloci. Lo sguardo prova ad afferrare la bellezza che si sprigiona ad ogni scorcio, ma la città sfugge.

Non c’è nessuno in giro, una quiete surreale rende ancora più magica una delle città più scenografiche del mondo. Scendo a piazza Sant’Oronzo e inizio a camminare.

Prima di allontanarmi dalla piazza mi affaccio dalla balaustra in pietra per osservare l’Anfiteatro Romano, la parte venuta alla luce (chissà che meraviglia quella ancora nascosta!) proprio ai piedi del Palazzo del Seggio, elegante struttura in stile gotico rinascimentale. Anch’essa in pietra.

Lungo le vie la luce delle prime ore del giorno si riflette sulla pietra lucida che lentamente cambia colore: il rosa del mattino si illumina fino a trasformarsi in un bianco accecante con la luce meridiana, quando i chiaroscuri netti del mezzogiorno marcano le incisioni minuziose delle facciate barocche, fino al giallo dorato del tramonto, quando le rondini, a inizio estate, volano ebbre di gioia nel cielo terso del Salento prima di rintanarsi nei nidi incastonati nelle Mura Urbiche.

Ciò che stupisce il viaggiatore che si avventura tra i vicoli medievali della città è l’elegante esuberanza del barocco. “Tutto sembra disposto e ornato per lieve gioco teatrale; una commedia di Goldoni non vi stonerebbe; facciate di chiese, palazzi, e i loro effetti combinati, tramandano traverso i secoli un animo, direi, squisitamente provvisorio, quasi dovessero durare una sera sola. […] È il barocco leccese; che non è strutturale, tanto che, nelle chiese, accetta perlopiù la forma delle chiese romane del secolo XVI; ma le nasconde sotto una cascata di ornamenti, la quale potrebbe vestire qualsiasi stile lasciandolo inalterato, […]. Chiese e palazzi sono come ravvolti dentro una tonaca di pietra lavorata come lo stucco, senonché la pietra tenera, esposta all’aria, prende un bel colore dorato[1].

Passeggiare per il centro di Lecce è una vertigine: coinvolge e sconvolge, ammalia e disorienta. Fiori, foglie di acanto, putti, mori, mostri, simboli massonici, scorci che come quinte teatrali fanno perdere il senso dell’orientamento.

A Lecce l’architettura si fa scultura sovrastando le facciate di ornamenti; l’esterno diventa un’architettura d’interno dove strade sinuose che sembrano cambiare prospettiva di continuo dialogano con portali e cornici, balconi e mensole riccamente decorati. Nel vortice di questi intarsi della pietra, simboli, volti, ritratti si fanno portavoce di infiniti messaggi e storie.

Ma Lecce e le sue pietre non sono solo barocco.

La pietra leccese porta i segni di una storia antica, diventando essa stessa luogo della memoria, e facendosi al contempo espressione di arte e creatività contemporanea.

 

 

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