Home Consigli di viaggio Giornata della Montagna, ecco le otto cime simbolo della Valtellina

Giornata della Montagna, ecco le otto cime simbolo della Valtellina

Dall’Orobie alle Retiche, un viaggio tra panorami iconici, biodiversità fragile e storie d’alpinismo che hanno segnato la cultura dell’arco alpino

Monte Disgrazia_Valmalenco

Domani, 11 dicembre, si celebra la Giornata Internazionale della Montagna, un invito a rallentare, osservare e riscoprire un patrimonio naturale che segna da secoli il paesaggio, la cultura e il modo di vivere dell’uomo. È particolarmente evidente in Valtellina, un territorio modellato dai giganti delle Alpi centrali, un mosaico di vette che unisce Orobie e Retiche in un unico scenario spettacolare, dove la bellezza convive con ecosistemi delicati, ghiacciai in arretramento e una biodiversità che chiede tutela.

Conoscerle da vicino significa capire meglio quanto sia prezioso questo equilibrio. Le otto cime simbolo della valle – da ovest a est – raccontano storie di confini, esplorazioni, prime ascensioni coraggiose e luoghi che ancora oggi affascinano escursionisti e alpinisti. Vediamole assieme.

Pizzo Tre Signori: la montagna dei confini

A quota 2.554 metri, il Pizzo Tre Signori è l’unico rappresentante delle Orobie in questa “galleria” di grandi cime. Per secoli fu il punto d’incontro fra tre territori: lo Stato di Milano, la Repubblica di Venezia e le Tre Leghe elvetiche. Ancora oggi divide le province di Bergamo, Lecco e Sondrio. Chi sale lungo la Val Gerola, la Val Brembana o la Valsassina si ritrova davanti una montagna che da sempre incarna l’idea stessa di passaggio.

Monte Disgrazia: la potenza glaciale della Valmalenco

Procedendo verso est, il paesaggio si fa più severo. Il Monte Disgrazia (3.678 m) domina la Valmalenco e la Val Masino con la sua imponenza ghiacciata. È una meta amatissima dagli alpinisti, ma per godersi il panorama non serve per forza imbragarsi: la piana di Predarossa regala una vista tra le più suggestive. Il nome, secondo alcuni, deriverebbe da un antico termine lombardo legato al ghiaccio, più che all’idea di “disgrazia”.

Pizzo Badile: l’eleganza verticale

Icona assoluta dell’alpinismo internazionale, il Pizzo Badile (3.308 m) affascina per la sua forma trapezoidale e per la maestosa parete Nord-Est, che precipita per oltre mille metri verso il ghiacciaio della Val Bondàsca. Rifugi, guide alpine e associazioni lavorano da anni per promuovere un approccio rispettoso e non invasivo: qui la montagna si sale senza artifici, preservandone la purezza.

Pizzo Bernina: il “quattromila” dell’Est alpino

Con i suoi 4.049 metri, il Pizzo Bernina è l’unico quattromila delle Alpi orientali. La sua Biancograt – la cresta nevosa nord-ovest – è famosa come “La Scala del Cielo”, una delle linee più eleganti dell’intero arco alpino. Sul massiccio, nei pressi della Capanna Marco e Rosa, si trova anche una delle stazioni meteo più alte della regione, fondamentale per studiare neve, temperatura e cambiamenti climatici. La prima ascensione documentata risale al 1850.

Pizzo Scalino: la piramide perfetta

Affilato, elegante, quasi una scultura naturale: il Pizzo Scalino (3.323 m) è riconoscibile da ogni angolazione grazie alla sua forma appuntita, che gli ha valso il soprannome di “Matterhorn della Valmalenco”. Si raggiunge tramite itinerari alpinistici o sci-alpinistici, ma intorno a questa montagna vive anche il fascino della leggenda, che parla di castelli nascosti e spiriti tra le sue rocce.

Cima Piazzi: la montagna “familiare”

Per molti italiani il profilo della Cima Piazzi (3.439 m) è un’immagine quotidiana, presente sull’etichetta di una nota acqua minerale. Vicina a riserve naturali e corridoi ecologici, ospita habitat preziosi per stambecchi, camosci e marmotte. Da Arnoga, tra Bormio e Livigno, si gode uno dei punti panoramici migliori sul suo ghiacciaio.

Gran Zebrù: la “cima del re”

Nel cuore del massiccio Ortles-Cevedale, il Gran Zebrù (3.851 m) emerge con la sua silhouette fiera e inconfondibile. Chiamato anche Königsspitze, è una vetta storica dell’alpinismo e insieme un simbolo del confine naturale tra Lombardia e Alto Adige. Le sue pendenze e i suoi ghiacciai raccontano la potenza delle montagne d’alta quota.

Monte Cevedale: cuore del Parco Nazionale dello Stelvio

A chiudere il percorso ideale da ovest a est c’è il Monte Cevedale (3.769 m), meta classica per alpinisti e amanti dei grandi spazi. Essendo interamente compreso nel Parco Nazionale dello Stelvio, custodisce una biodiversità ricchissima: stambecchi, rapaci alpini, ermellini e marmotte popolano un ambiente che conserva ancora il fascino dei paesaggi glaciali.

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