Cinque strati di pan di Spagna, cinque di cioccolato e crema e un cappello di glassa caramellata in un’unica deliziosa fetta della tipica Dobos-torta, servita come nel 1884 sui tavolini della famosa pasticceria Gerbeaud in Vörösmarty tér, la piazza principale di Pest: ecco come iniziare al meglio la visita della città! Qui si respira ancora l’atmosfera della Belle Époque, quando le sale dei caffè erano i punti d’incontro preferiti di aristocratici, artisti e scrittori. Ferenc Molnár, l’autore del romanzo I ragazzi della via Pál, una strada dell’ottavo distretto, pare avesse addirittura gettato nel Danubio le chiavi del leggendario New York Kàvéhaz, affinché non chiudesse mai; oggi è il più raffinato caffè di Budapest, non proprio alla portata di tutti, ma agli inizi del Novecento, benché fosse considerato il caffè più bello del mondo, distribuiva gratuitamente fogli di carta e inchiostro agli intellettuali più poveri e offriva un piatto scontato per gli scrittori locali, che al Magvető Café, di proprietà di una casa editrice, possono ancora ottenere un prezzo di favore in cambio di una poesia o di un brano in prosa. La pasticceria Ruszwurm, sulla collina del castello, era invece la preferita dell’imperatrice Sissi, incoronata regina d’Ungheria nel 1867. Nonostante fosse ossessionata dalla forma fisica, usciva in incognita dal palazzo reale per concedersi un dolce, che poi smaltiva in camminate persino di otto ore, delle quali tanto si lamentavano le sue damigelle che, sfinite, erano costrette a tornare in carrozza. Il marito Francesco Giuseppe, non aveva badato a spese nel trasformare il castello di Buda in una residenza degna degli Asburgo in vista dei soggiorni ungheresi, ma arredi e opere d’arte furono saccheggiati durante la Seconda Guerra Mondiale e bruciati dai soldati stanziati nelle sale per riscaldarsi durante l’inverno.
Se il Danubio potesse parlare racconterebbe i grandi fasti di cui non rimane nulla, ma anche un passato non facile: la città, fu invasa dalle legioni romane, dalle orde mongole, assediata dai turchi, dalle truppe naziste e dai carri armati sovietici. Hitler decantava il panorama di Budapest come il più bello del mondo e poi la bombardava; non sapeva, forse, che un antico proverbio magiaro rammenta che gli ungheresi cadono sempre in piedi, anche quando si trovano “sotto il culo di una rana in fondo a una miniera di carbone”, come racconta Tibor Fischer nel suo romanzo. (Sotto il culo della rana. 1992. Mondadori).

Vista sul Parlamento dal Bastione dei Pescatori.

DUE CITTÀ O UNA?

Lo chiedo a József, venditore di salumi al Mercato Centrale di Pest: una struttura in ferro e ghisa su tre piani, coperta da un tetto in maioliche colorate, aperta nel 1897, epoca in cui vi attraccavano le barche per scaricare il pesce del Danubio. Budapest è capitale solo da 150 anni: Pest, città commerciale, e Buda, sede reale delle diverse dominazioni, sono ufficialmente unite solo dal 1873, ma le differenze tra le due si possono ancora avvertire, soprattutto a dire dei cittadini. “Gli abitanti di Buda sono vecchi e noiosi!|”, mi dice József, mentre incarta un salame Pick. “Questo è un prodotto tipico magiaro!” continua, cambiando discorso; “è il migliore souvenir dell’Ungheria, altro che le porcellane Herend!”. Da quel salame, insaporito con la paprika, arriva in effetti un profumo davvero invitante e forse József non è tipo da servizi di piatti con oro zecchino, ma nulla si può togliere alla manifattura ungherese Herend, che apparecchia le tavole delle corti di mezza Europa dal 1827! “Dicono che Pest sia grigia e rumorosa” riprende, riferendosi ai residenti di Buda che vantano le loro verdi colline, “Però per lavorare e divertirsi vengono da noi!”. Sulla sponda orientale del Danubio e in particolare nel quartiere ebraico pullulano infatti locali di ogni genere, molti dei quali sono nascosti in ex-fabbricati industriali abbandonati, trasformati in ristoranti di tendenza e locali alternativi, sbrecciati da graffiti e murales d’artista: i “ruin pub”, vero marchio di fabbrica della vita notturna della capitale. Pest, sviluppatasi durante la Belle Époque, conserva splendidi edifici neoclassici e in stile secessionista, un mix unico tra art nouveau e arte magiara, divisi da grandi boulevard disposti a raggiera, come l’arteria principale Andrássy út, che fa da sfondo a Piazza degli Eroi, dove nel 1896 furono aperte le celebrazioni per il Millennio dalla fondazione dell’Ungheria e, per l’occasione, fu costruita la Linea 1 (Földalatti), prima metropolitana dell’Europa continentale tutt’ora in funzione. Cuore pulsante è la via pedonale Váci utca, famosa fin dal Settecento per i negozi alla moda, mentre sul suo skyline spiccano la cupola del Parlamento, quella della Basilica di Santo Stefano e i minareti della Grande Sinagoga (1859), l’edificio di culto ebraico più grande d’Europa, secondo al mondo dopo quello di New York.

Vista dalla cupola della Basilica di Santo Stefano.

A Budapest vive un quarto della popolazione d’Ungheria e benché la media degli stipendi non permetta una vita agiata, gli abitanti rimangono fieri delle loro terra e della loro capitale, città natale di Harry Houdini (1874 – 1926), il più grande mago illusionista di tutti i tempi, di László Bíró, inventore della penna a sfera (1938), e del designer-architetto Erno Rubik, che creò il cubo rompicapo più venduto al mondo (1974).

La Grande Sinagoga.

96 E NON PIÙ DI 96!

Nulla a che vedere con la profezia di un’Apocalisse; a Budapest una legge parla chiaro: nessun edificio può essere più alto dei simboli del potere politico e religioso della città, la cupola del Parlamento e quella della Basilica di Santo Stefano, alte 96 metri per commemorare l’anno in cui la tribù dei Magiari partì dagli Urali per stabilirsi in Pannonia, sotto la guida del principe Árpád. Appartiene alla sua dinastia Stefano, fondatore dell’Ungheria e primo re cristiano, canonizzato dopo la sua morte, il cui pugno mummificato è custodito nella basilica che porta il suo nome. Dalla sommità della cupola, crollata durante una tempesta prima dell’inaugurazione dell’edificio (1905), si gode una bellissima vista sulla città e sul Parlamento. “Quel palazzo è in vendita? Quante camere da letto ha?”. Sembra che, nel 1986, Freddie Mercury abbia esordito così alla vista di tanta magnificenza. Secondo per grandezza al mondo dopo quello di Bucarest e terminato nel 1902, il Parlamento conta 691 stanze, 20 km di scale, 40 kg di oro 23 carati per una lunghezza di 368 metri lungo le rive del Danubio e non è in vendita. Ah, riguardo alla legge sui 96 metri, pare che l’architetto di un moderno edificio della capitale abbia sgarrato un po’…!

La scalinata principale del Parlamento.

LA CORONA DALLA CROCE STORTA

Sotto la grande la cupola del Parlamento, un drappello di guardie con la sciabola sguainata veglia sulla corona di Santo Stefano: cinque chili di oro, smalti e diademi con cui venivano incoronati e legittimati tutti i re d’Ungheria. Tranne Stefano! Se è vero, infatti, che il monile cruciforme all’apice della parte superiore gli era stato inviato da papa Silvestro II, in occasione della sua incoronazione, avvenuta il giorno di Natale dell’anno Mille, il sottostante pezzo di forma circolare fuso assieme, risale al secolo successivo. La sacra corona, oggi simbolo della repubblica, pare però avere qualcosa “fuori posto”: la sua croce rimane storta! Colpa dei maldestri tentativi di furto cui è stata oggetto, finendo nascosta nella culla di un bambino, in un carro di fieno, sotterrata in Transilvania, trasferita in Germania, poi nel Kentucky e restituita solo nel 1978 –  un po’ “acciaccata” –  all’Ungheria, che oggi, con tutta la dovuta comprensione, la fa custodire da guardie armate!

Il castello di Vajdahunyad all’interno del Parco municipale.

E COMUNQUE SERVIVA UN PONTE…

Era appena morto suo padre, doveva andare al funerale e un tempo funesto impediva di attraversare il Danubio. Così arrivò in ritardo alla funzione ma, nel mentre, si mise in testa un’idea: costruire un ponte stabile che sostituisse quelli di chiatte, smantellati nel periodo invernale a causa delle inondazioni del fiume. Non fu velocissimo, ma nel giro di vent’anni il ponte era fatto! Il conte István Széchenyi (1791 – 1860), ossessionato dalla modernizzazione, aveva infatti affidato il progetto all’inglese William Tierney Clark che, in realtà, si era limitato a riproporre la versione più grande di quello già progettato sul Tamigi nella cittadina di Marlow. La supervisione dei lavori era stata assegnata all’ingegnere scozzese Adam Clark, mentre i singoli elementi in ghisa erano stati forgiati in Inghilterra. Al momento della sua inaugurazione, il 21 novembre 1849, il ponte, con i suoi 380 metri, era il più lungo d’Europa ed era considerato una delle meraviglie ingegneristiche del mondo moderno. Battezzato con il nome del conte, è sempre stato conosciuto come Ponte delle Catene, poiché simile a una grande collana con le maglie di catene che ha unito in modo permanente le due sponde, quindi l’entroterra rurale alla civiltà europea, costituendo un incredibile incentivo per lo sviluppo economico del Paese. La struttura, fatta saltare in aria dai tedeschi (1945) nel tentativo di fermare l’avanzata dell’Armata rossa, fu ricostruita in soli quattro anni, in tempo per il centenario dell’inaugurazione. Il successo del ponte, oggi chiuso per ristrutturazione, non portò tuttavia la gloria al suo ideatore: il conte István Széchenyi, causa un esaurimento nervoso, fu rinchiuso in un sanatorio e si suicidò. Si tolse la vita anche lo scultore che realizzò i due leoni in pietra alla base dei pilasti – secondo la leggenda – quando si accorse di aver dimenticato di scolpirne la lingua. La cattiva sorte risparmiò invece l’ingegnere Adam Clark, che si sistemò felicemente a Budapest con una moglie ungherese.

Il Ponte delle Catene.

IO STO CON GLI IPPOPOTAMI

Bud Spencer e Terence Hill la sapevano lunga: a stare con gli ippopotami non si sbaglia! Durante l’inverno del 1944, quando la maggior parte degli animali dello zoo di Budapest morì per le rigide temperature, gli ippopotami, che sguazzavano piacevolmente nelle calde acque termali provenienti dagli adiacenti Bagni Széchenyi, si salvarono dal primo all’ultimo e continuano tuttora a riprodursi con successo.
Budapest si trova sulla faglia che separa le colline di Buda dalla Grande Pianura Ungherese e ogni giorno numerose sorgenti naturali calde (dai 21°C ai 76°C) riversano oltre 80 milioni di litri d’acqua molto mineralizzata, delle cui qualità terapeutiche già beneficiavano le popolazioni insediate in quella zona nell’età del Bronzo, ma furono i turchi a sfruttare al meglio le risorse naturali della città, anche per la loro abitudine di lavarsi cinque volte al giorno prima delle preghiere. Del periodo islamico rimangono i bagni più antichi della capitale, come i Rudas, con una vasca ottagonale sormontata dalla cupola turca e una nuova piscina termale sul tetto con vista sul Danubio. Nell’età d’oro, tra fine Ottocento e inizi Novecento, vennero costruiti magnifici edifici termali, come i neobarocchi Bagni Széchenyi e i Bagni Gellért, in stile secessionista, che continuarono a essere frequentati anche durante il comunismo per incontrarsi e chiacchierare tra i vapori. Gli abitanti di Budapest sono tuttora convinti che andare alle terme non serva solo a curare reumatismi, dolori a muscoli e articolazioni, ma abbia benefici effetti psicologici e sociali e molti di loro hanno l’abitudine di iniziare la giornata distendendo corpo e mente a mollo in quelle calde acque, proprio come gli ippopotami! Gli orari di apertura e la clientela ammessa (uomini, donne o entrambi) dipendono dal giorno della settimana. Per info e prenotazioni contattare anticipatamente le strutture.

Bagni Rudas, Döbrentei tér 9, tel. +36.203214568, www.rudasfurdo.hu

Bagni Gellért, Kelenhegyi út 4, tel. +36.1466 6166, 1918, www.gellertfurdo.hu

Bagni Széchenyi, Állatkerti krt. 9-11, tel. +36.1363 3210, www.szechenyifurdo.hu

I Bagni Gellért.

LUCE NELLE SCARPE SUL DANUBIO

File di scarpe sulle rive del Danubio. Alcune consumate, da uomo, ma anche di piccola taglia. Qualche tacco appena accennato rompe il silenzio con le note della femminilità. Ma in quel gelido giorno d’inverno del 1944 la vita non aveva un valore se quella di un ebreo e ventimila di loro furono fatti spogliare, prima di essere fucilati e gettati nel fiume. I vestiti e le loro scarpe rimasero lì, alla mercé dei nazisti, perché quelli, invece, sul mercato nero valevano molto. Prima della Seconda Guerra Mondiale in Ungheria vivevano 750 mila ebrei di cui 200 mila abitavano a Budapest, ma durante l’olocausto ne furono uccisi 600 mila in 10 mesi; si stima che una persona su sei ad Auschwitz fosse ungherese.
Ho visto la luce nelle scarpe di una donna. Le ho osservate mentre brillavano. C’era qualcosa di vivo lì dentro: forse la sua energia, la sua voglia di vivere, l’intenso profumo della sua femminilità.

Prossimamente in edicola su ITINERARI E LUOGHI un ampio reportage su Budapest, completo di immagini, approfondimenti, itinerari e informazioni utili.

Scarpe sulla riva del Danubio, installazione artistica di Can Togay, realizzata dallo scultore Gyula Pauer (2005). Particolare.

Il B&B Hotel Budapest City

B&B HOTELS inaugura un nuovo hotel a Budapest, nel cuore pulsante dell’Ungheria, direttamente sulle rive del Danubio, con terrazza panoramica e vista sulla collina Gellért, in linea con un modello di ospitalità innovativo e accessibile che prevede comfort e servizi smart a prezzi competitivi, in grado di accogliere sia il turismo leisure, grazie al grande patrimonio storico, culturale, gastronomico e termale della città, sia chi viaggia per affari. Il nuovo B&B Hotel Budapest City si trova a meno di 1,5 km dal centro di Budapest, nel quartiere di Ferencvàros – il quartiere dei mulini – uno dei più vivi della città, a pochi passi dai maggiori luoghi di interesse artistico e architettonico come il Mercato Centrale, il Museo Nazionale Ungherese ei Bagni Gellért. La fermata Corvin-Negyed della metropolitana dista pochi minuti e l’aeroporto di Budapest-Ferihegy (BUD) è raggiungibile in soli 25 minuti di auto.
La nuova struttura, caratterizzata da un’atmosfera colorata, dal design ricercato e originale e animata da pezzi di design unici, dispone di 214 camere nella tipologia singola, doppia e familiare , dotate di WI-FI veloce e gratuito, Smart TV con Chromecast integrato, aria condizionata. A disposizione degli ospiti quattro stazioni di ricarica per auto elettriche nel parcheggio della struttura.
L’esperienza è arricchita dal B&Bar che propone ottimi cocktail, dove è possibile gustare uno smart lunch o una cena. Immancabile poi il B&B Shop: un corner con un’ampia scelta di bevande fresche, snack dolci e salati, prodotti di bellezza e gadget brandizzati B&B Hotels per soddisfare ogni esigenza. Gli amanti dello sport possono allenarsi nella sala fitness privata dell’hotel, mentre la terrazza panoramica regala una vista mozzafiato su tutta la città. L’hotel, infine, mette a disposizione 2 sale meeting per i viaggiatori business, con la possibilità di organizzare riunioni, corsi di formazione o workshop.
B&B Hotels garantisce a tutti gli ospiti la massima sicurezza, grazie ad un apposito protocollo operativo igienico-sanitario, certificato dal Safety Label High Quality Anti Covid-19, implementato in tutte le sue aree per proteggere gli ospiti e il personale dell’hotel.

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Camere doppie a partire da 39 € per notte.

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 Camere a partire da 19 euro, prenotabili in esclusiva dall’8 novembre 2021 al 3 dicembre 2021 solo su hotelbb.com, per soggiorni fino a febbraio 2022.

 

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