La bellezza di Taranto negli anni è stata oscurata, ma oggi la città sta vivendo un processo di rinascita grazie a un impegno collettivo che, come nuova linfa vitale che scorre tra le vie e nel mare, mira alla valorizzazione dei tesori che da secoli la città custodisce.

di Anna Luciani

Taranto, lungo mare al tramonto

L’ITINERARIO (a piedi)

  • Punto di partenza: Taranto, Piazza Castello
  • Punto di arrivo: Castello Aragonese o MArTA
  • Durata: 2 o 3 giorni
  • Note: La Città Vecchia è facilmente percorribile a piedi. Dal Ponte Girevole al Ponte di Porta Napoli la distanza è di circa un chilometro. Nell’itinerario proposto alcune tappe richiedono visite guidate.

Il tour con l’associazione Nobilissima Taranto può prevedere tappe diverse a seconda della disponibilità e comprende gli ipogei ma anche i monumenti principali della città. Una possibilità veloce e divertente per girare nella Città Vecchia è prenotare un tour con Taranto in calessino.

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 HIGHLIGHTS

Il Castello Aragonese

Il Castello che vediamo oggi fu costruito nel 1492 su stratificazioni di architetture di epoche precedenti. Il progetto fu commissionato da Ferdinando d’Aragona a Francesco di Giorgio Martini.

Nel 1700 fu trasformato in prigione e si narra che qui fu incarcerato il padre dello scrittore Alexandre Dumas che si ispirò alla sua storia per scrivere il “Conte di Montecristo”.

Dal 1883 la gestione del Castello è passata alla Marina Militare e, 17 anni fa, l’Ammiraglio Francesco Ricci ha avviato un’importante campagna di scavi archeologici e restauri della struttura con lo scopo di preservarne il patrimonio culturale, ma soprattutto con la volontà di riaprirlo al pubblico.

MArTA

Questo è uno dei più importanti musei archeologici d’Europa.

Il percorso espositivo vanta un eccellente allestimento e soprattutto una delle più importanti e ricche collezioni di reperti archeologici di età greca e romana rinvenuti sul territorio.

Il museo, oltre al suo valore culturale, rappresenta un luogo identitario che ha contribuito a creare un senso di appartenenza nella comunità.

Ed è questo aspetto che, assieme alle sue bellezze, colpisce chi visita Taranto: il forte senso di appartenenza e l’impegno collettivo nel voler riscattare la città, contribuendo, ognuno come riesce, a migliorare e a valorizzare tutti i tesori che custodisce.

Nobilissima Taranto

Nobilissima Taranto è un’associazione culturale di volontariato che promuovere attività finalizzate alla valorizzazione e alla fruizione patrimonio della città. Negli ultimi anni il suo operato ha contribuito a portare alla luce circa 60 ipogei che oggi creano un percorso turistico-culturale.

Jonian Dolphin Conservation

Carmelo, della jonian dolphin conservation

La Jonian Dolphin Conservation è un’associazione nata nel 2009 per la tutela e preservazione dell’ambiente marino, per la divulgazione scientifica ed ambientale, e la valorizzazione del territorio.

La JDC è impegnata oggi in diverse attività e tra queste vi è lo studio e il monitoraggio delle diverse specie di cetacei e l’identificazione degli individui, cercando di capirne l’evoluzione e il rapporto con il contesto ambientale, con l’obiettivo di rendere l’area del Golfo di Taranto una riserva marina protetta, in collaborazione con il Comune di Taranto.

La particolarità del lavoro dell’associazione è quella di riuscire a coniugare ricerca scientifica e attività turistica.

Le uscite in catamarano necessarie per la raccolta dei dati sono l’occasione per i visitatori di tutte le età di diventare “ricercatori per un giorno”: affiancati dal team di professionisti che forniscono tutte le informazioni necessarie, i turisti partecipano attivamente all’avvistamento, al riconoscimento e al rilievo fotografico.

Nel 2019 la JDC ha inaugurato anche Ketos, Centro Euromediterraneo di Citizen Science e di promozione del mare e dei cetacei.

Situato all’interno di Palazzo Amati, è un contenitore culturale per la conoscenza e la valorizzazione del territorio; luogo ideale per esposizioni, proiezioni, conferenze e convegni, laboratori scientifici e di “realtà virtuale” dove bimbi e adulti possono emozionarsi con una coinvolgente e realistica esperienza virtuale nelle profondità del mare.

Taranto in ape calessino

Esperienza da non perdere per vivere il cuore della città. Sul sito potrete scegliere tra diversi itinerari. Ogni itinerario ha durata e costo differenti.

Il tour Falanto dura un’ora e costa 15€ a persona, consente di visitare alcune delle tappe più interessanti della Città Vecchia e alcuni luoghi iconici di quella Nuova.

Il Tour San Pietro propone un itinerario nella natura del Circummarpiccolo e ha un costo di 50€ a persona.

INFORMAZIONI UTILI

DOVE DORMIRE

  • B&B Buonanotte Margherita, via Duomo 260, tel. 349.2958959, www.buonanottemargherita.it: il primo b&b della Città Vecchia, affacciato su piazzetta San Francesco.
  • B&B La Nassa, via di Mezzo 110, tel. 391.7695665, www.bblanassa.com: dalle camere e dalla terrazza si gode un panorama sul Mar Piccolo davvero suggestivo.
  • B&B Le Finestre sul mare, Arco Giovanni Paisiello 12, tel. 391.4941022, www.lefinestresulmarebnb.com: all’interno di un palazzo storico affacciato sul Mar Grande.
  • B&B La Terrazza di Nonna Anna, via G. Garibaldi 150, tel. 346.7258062, www.laterrazzadinonnanna.it: antica casa di artigiani e pescatori, bel panorama sul Mar Piccolo.

DOVE MANGIARE

Città Vecchia

  • Trattoria Orologio, viale Duca D’Aosta 27, tel. 099.4608736: piatti eccezionali e prezzi contenuti, da non perdere le cozze in tutte le varianti possibili.
  • Locanda San Giuseppe, via di Mezzo 156/178, tel. 331.4283468: locale elegante, menù di pesce.
  • Mena Mena Mé, via di Mezzo 114, tel. 388.9277510, dal fritto alle friselle coi pomodorini vi sentirete a casa di amici.
  • Caffè letterario – Cibo per la mente, via Duomo 237, tel. 099.4007520: luogo ideale per un caffè, una pausa per una birra o un calice di vino locale. Consigliato anche per la cena. Spesso sono organizzati incontri con gli autori o concerti. Molto bello anche lo spazio interno.

Città Nuova

  • Ristoro Basile Luzzi, via Pitagora 76, tel. 099.4526240: ottimi gli antipasti e i primi di pesce.
  • Da Alfredo Trattoria Pizzeria, via Ciro Giovinazzi 18, tel. 099.4006802: eleganza e ospitalità; ottimi piatti della cucina tipica con buona selezione di vini del territorio; cavatelli ceci e cozze.

CONTATTI UTILI

L’ITINERARIO

Piazza Castello è il cuore pulsante dell’Isola: su di essa si affacciano il Municipio e il Castello Aragonese, da qui parte via Duomo e arriva corso Vittorio Emanuele II, che si collega al Ponte Girevole raggiungendo direttamente la Città Nuova.

Dalla piazza, percorrendo Dicesa Vasto fino alla banchina, quando la città si sveglia e le luci dell’alba illuminano la marina del Mar Piccolo, si arriva alle bancarelle del tradizionale mercato del pesce: da un lato la città bassa dorata dal sole, dall’altra il mare, le barche, le reti e i pescatori intenti a pulire orate, branzini, vongole e soprattutto cozze, considerate tra le migliori al mondo.

La dolcezza che le caratterizza dipende dalla salinità del Mar Piccolo, molto inferiore a quella del mare aperto grazie alla presenza dei citri (sorgenti d’acqua dolce).

Risalendo lungo via Mater Domini e tornando in piazza Castello si incontrano le imponenti Colonne Doriche, ciò che resta di un grande tempio greco (parte dell’antica acropoli) risalente al VI secolo a.C., il più antico della Magna Grecia, a lungo attribuito a Poseidone ma molto più probabilmente collegato al culto di Persefone.

Imboccando via Duomo si entra nel centro della Città Vecchia dove è possibile osservare le facciate dei palazzi nobiliari più interessanti.

Affacciatevi nei portoni, se aperti, e ammirate i bellissimi chiostri e gli androni: il Palazzo dell’Università degli studi di Bari (Dipartimento Jonico) occupa quello che fu il Convento di San Francesco, il più importante dei sette conventi esistenti in età angioina.

Più avanti, sulla sinistra, Palazzo Galeotta rappresenta un’interessante architettura che rimanda allo stile napoletano e al barocco leccese e al suo interno custodisce un particolare scalone a tenaglia.

Poco oltre è possibile scendere, se accompagnati, nell’ipogeo di Palazzo Gennarini, costituito da un unico grande vano caratterizzato dalla presenza di un pozzo cisterna alimentato da una falda sottostante.

Si tratta probabilmente della risistemazione di un più antico ambiente ipogeo data la presenza di numerosi blocchi isodomici appartenuti all’antica cinta muraria.

A breve distanza, su via Paisiello, si trova Palazzo Stola il cui ipogeo è costituito da ambienti risalenti al Quattrocento. All’interno sono presenti una cisterna, i resti di un frantoio e una mangiatoia per animali. Come in molti ipogei anche qui si può godere di un panoramico affaccio a mare.

Proseguendo lungo via Paisiello in direzione Duomo, si raggiunge Piazzetta Monteoliveto su cui si affacciano: Palazzo Gallo, Casa Paisiello (ora in ristrutturazione), la Chiesa Madonna della Salute, l’unica con pianta a croce greca, su cui si erge un’imponente cupola stellata e la Chiesetta di Sant’Andrea degli Armeni, di epoca rinascimentale.

Fu per secoli il luogo di culto dei mercenari armeni arruolati in città per combattere contro i saraceni, oggi invece è un Centro Culturale che fa parte del processo di gestione partecipata del patrimonio diffuso della Città Vecchia: S. Andrea degli Armeni Domus Armenorum Taranto.

È possibile partecipare agli eventi che organizzano: spettacoli teatrali, letture, concerti o semplicemente visitare la bellissima chiesetta.

Tornando su via Duomo e svoltando a sinistra, in fondo alla strada si apre, luminosa, piazza Duomo. La Cattedrale di San Cataldo fu fondata originariamente dai Bizantini nel X secolo d.C., si tratta della più antica cattedrale pugliese. La facciata barocca è del 1700; l’interno, suddiviso in tre navate, è impreziosito da un elaborato soffitto di legno sorretto da 16 colonne di marmo tutte diverse e da mosaici pavimentali risalenti al 1100.

La cripta di epoca bizantina e romanica custodisce numerosi affreschi medievali. Ciò che lascia sbalordito qualsiasi visitatore è il Cappellone di San Cataldo: un tripudio di decorazioni policrome a intarsio. Marmi, pietre preziose, madreperla, lapislazzuli creano figure floreali ricoprendo ogni superficie.

Meritano l’attenzione anche le otto statue settecentesche, tra cui spicca il San Giuseppe con bambino e l’affresco della cupola di Paolo de Matteis, che corona uno spazio barocco unico nel suo genere.

Proseguendo alla destra del Duomo si arriva a una delle vie più interessanti per quanto riguarda gli ipogei: via Cava.

Taranto, Via Cava

Questa via assunse un ruolo molto importante dopo la ricostruzione bizantina: iniziarono a sorgere attività produttive e artigianali e gli ambienti di lavoro furono scavati nella roccia.

Qui gli ipogei sono visitabili liberamente (anche se nel 2020 erano interessati da lavori di restauro).

L’ipogeo al civico 99 originariamente aveva funzione funeraria, poi fu trasformato in epoca medievale in frantoio e oggi si possono ammirare ancora antiche strutture produttive.

Al civico 90 invece si trova l’ipogeo di Passo Ronda (o frantoio ipogeo normanno), interessante per le diverse sale su più livelli e per la presenza di molte macine.

Taranto, la chiesa di San Domenico

Percorrendo vicolo San Martino si raggiunge la Chiesa di San Domenico Maggiore e l’ex Convento.

La Chiesa, costruita nel 1300 in stile romanico-gotico sorge sui resti di un tempio greco risalente al VI secolo a.C. Poco oltre, sulla sinistra, Vicolo Mercanti, il più stretto vicolo di tutta la città, conduce a Palazzo Spartera, che si erge sopra un importante ipogeo. Ottocento mq organizzati su più livelli al di sotto di quello che fu il Convento degli Olivetani.

Questo ambiente fu utilizzato nei secoli come magazzino, come frantoio, e probabilmente come luogo di trasformazione del pesce, ma i resti più impressionanti sono rappresentati dai sedili a colatoio, il putridarium, dove i frati essiccavano i cadaveri prima di riporli negli ossari.

Proseguendo lungo vicolo Carducci si giunge a Palazzo Amato, sede di Ketos, dove è possibile partecipare alle numerose attività divulgative organizzate dai ragazzi della JDC.

Da qui percorrendo il lungomare di Corso Vittorio Emanuele II si arriva al civico 39 dove una porticina di legno conduce all’interno del Museo Spartano, nel quale, oltre a numerose sale ipogee completamente restaurate, è possibile visitare il museo storico contenente moderne opere d’arte e riproduzioni storiche della Taranto greca e romana.

Passeggiando lungo il corso, possibilmente al tramonto, si giunge infine al Castello, che prevede visite guidate anche a tarda sera (d’estate rimane aperto fino alle 3 del mattino) accompagnati dai sotto-ufficiali della Marina.

Per completare questa immersione nella storia e nella cultura antica della città è necessario attraversare il ponte Girevole e raggiungere il MArTA.

L’allestimento segue un’organizzazione cronologia mostrando vasi, anfore, monete, gioielli dalle lavorazioni sofisticate, statue, pavimenti mosaicati, ampolle di vetro. La Tomba dell’Atleta, gli Ori di Taranto, il diadema degli Ori di Canosa, lo Schiaccianoci di bronzo, la Testa di Eracle e lo Zeus di Ugento sono tra gli oggetti più famosi e affascinanti.

NOTE DI VIAGGIO

Ho sempre pensato a Taranto come a una città problematica: il centro del più grande polo siderurgico d’Europa che ha causato danni enormi, proprio a ridosso del suo antico insediamento che, nei decenni, ha subito un progressivo abbandono.

Un paio d’anni fa sono venuta a conoscenza della storia di un ragazzo che, da un paese notoriamente efficiente e benestante del nord d’Europa, aveva deciso di trasferirsi proprio a Taranto e, innamoratosi dell’atmosfera della Città Vecchia, aveva comprato uno dei suoi antichi palazzi, ristrutturandolo e contribuendo a un processo di rinascita che negli ultimi anni sta percorrendo gli stretti vicoli come nuova linfa vitale.

Questa sua scelta mi ha incuriosita: cosa aveva visto questo giovane straniero in una città considerata quantomeno difficile dalla maggior parte degli italiani? E così ho deciso di andare a vedere con i miei occhi.

Taranto richiede impegno e curiosità, voglia di scoprire e di guardare al di là delle apparenze, ma oggi per me è una delle città più affascinanti d’Italia.

Ricordo che, prima di arrivare, avevo lasciato che la mia immaginazione seguisse le parole di Guido Piovene, e nonostante la coltre color ferro che ricopre ogni cosa alle porte della città fosse un biglietto da visita poco invitante, io ripensavo alle sue parole: “Taranto vive tra i riflessi, in un’atmosfera traslucida adatta a straordinari eventi di luce. La bellezza dei suoi tramonti sul Mar Grande è un luogo comune; ed ho assistito anch’io, come a uno spettacolo, a un tramonto splendido, col sole divenuto rosso che calava veloce, simile a un’isola di fuoco che sprofondasse nelle acque”.

E quei riflessi e l’isola densa di storia, palazzi, ruderi e fascino non hanno tardato a mostrarsi. Ricordo la strada che supera i due cavalcavia dopo aver attraversato il quartiere Tamburi e improvvisamente, salendo fino a raggiungere il porto, è inondata dalla luce. Ero finalmente arrivata a Taranto.

I suoi palazzi, corrosi dalla salsedine e da anni di incuria, hanno un fascino decadente. L’anima della Città Vecchia è rimasta ancora autentica, rude a volte, ma in grado di regalare scorci e atmosfere emozionanti e coinvolgenti. Panni stesi che danzano al vento, bambini che giocano per strada, pareti scrostate e palazzi nobiliari dalle facciate eleganti da poco restaurate.

E poi le sue chiese, che racchiudono meraviglie imponenti in un tessuto urbano così fitto.

E all’improvviso il mare, da ogni lato, sfavillante sfondo di stretti vicoli scuri, custode di una biodiversità unica: il bisso della pinna nobilis e la porpora del murice (in passato), le cozze del Mar Piccolo e i delfini, simbolo della città, che da sempre popolano i suoi mari.

La Città Vecchia si concentra in una stretta lingua di terra circondata dal mare: l’isola. Via Duomo la percorre e la divide longitudinalmente: la parte verso il Mar Grande è chiamata “lo Scoglio”, la città alta che sorge su un blocco di carparo a 15 metri sul livello del mare.

Questa zona era abitata dai nobili e dal clero e le facciate dei palazzi ne sono testimonianza. Dall’altro lato è la parte bassa, fatta di piccole case addossate tra loro e affacciate sulla marina del Mar Piccolo, l’antico quartiere dei pescatori che ancora oggi mantiene questo carattere.

Le due zone sono collegate dalle “postierle”, strette vie gradinate e da via Cava. È Angelo Cannata a raccontarmi tutte queste cose e a trasmettermi la sua passione per questa città.

Operatore culturale impegnato in progetti di sviluppo locale a supporto dell’amministrazione nell’Urban Transition Center del comune di Taranto, Angelo mi accompagna per la Città Vecchia, e con lui inizio subito a percepire la grande vivacità e il dinamismo che freme tra le vie della città.

Mi parla di alcune delle realtà che già operano per la valorizzazione del territorio e delle connessioni virtuose che stanno promuovendo Taranto come una vera e propria “industria culturale” in grado di riscattarla dal suo recente passato, puntando sulla cultura, sul suo territorio e sul mare.

Taranto è una città dal passato grandioso, una delle più importanti della Magna Grecia, fondata dallo spartano Falanto nell’VIII secolo a.C.

Quando arrivarono i greci si resero conto che, oltre all’ottimo clima, al porto naturale, ai terreni fertili dell’entroterra e a un’importante rete acquifera in falda, il sottosuolo era costituito da roccia calcarea (il carparo) che si prestava a essere un ottimo materiale da costruzione e che nel tempo i romani, i bizantini, i normanni, gli svevi e i Borboni riutilizzarono più volte, tramandando pezzi di storia di secolo in secolo.

Credo sia per questo che, passeggiando tra un ipogeo e l’altro, Nello mi ha detto che secondo lui Calvino, pur non essendo mai stato in città, potrebbe essersi ispirato a Taranto per descrivere Clarice: “Clarice, città gloriosa, ha una storia travagliata. Più volte decadde e rifiorì […] Eppure, dell’antico splendore di Clarice non s’era perso quasi nulla, era tutto lì, disposto solamente in un ordine diverso ma appropriato alle esigenze degli abitanti non meno di prima”.

Nello de Gregorio, presidente dell’associazione Nobilissima Taranto, impegnata nella valorizzazione del patrimonio culturale della città, è una delle prime persone che incontro e che mi guida alla scoperta degli angoli più nascosti della Città Vecchia.

L’isola racconta ancora i secoli di storia nelle sue pietre, estratte scavando nello scoglio su cui sorge. Passeggiando lungo via Duomo e seguendo vicoli che si diramano a destra e sinistra raggiungiamo chiese e palazzi, ma è aprendo portoni e scendendo ripidissime scale che conducono nel sottosuolo che Nello mi mostra un’altra Taranto: quella sotterranea, degli ipogei e dei cunicoli che corrono sotto la superficie testimoniando l’importante continuità insediativa della città grazie a una stratificazione archeologica che parte dalla Grecia antica e arriva fino ai giorni nostri e che si può leggere nelle strutture murarie di questi ambienti.

Uno dei luoghi in cui è più facile notare questo sovrapporsi di epoche è il Museo Spartano, che sorge all’interno dell’ipogeo Bellacicco (parte del Palazzo de Beaumont Bonelli).

Marcello Bellacicco, fondatore del Centro Culturale Filonide da Taranto, mi ha mostrato le sale della struttura che raggiunge i 16 metri di profondità sotto il piano stradale, raccontandomi con entusiasmo storie e leggende e mostrandomi sulle pareti e sotto le pavimentazioni i resti delle mura della Taranto greca, le edificazioni in opus incertum di epoca medievale, gli antichi blocchi di calcarenite usati dagli spartani come base per la costruzione delle prime abitazioni, i resti di una strada greca, un fiume sotterraneo e il tunnel che collega l’ipogeo con il Mar Grande. Un vero e proprio viaggio nel tempo scendendo sottoterra.

Proprio con questo spirito è nata un’altra interessante iniziativa: Taranto in Calessino, creata da un gruppo di giovani che hanno deciso di organizzare tour mirati alla conoscenza della Città Vecchia, del borgo Umbertino e del territorio, proponendo itinerari che si spingono fino al Circummarpiccolo a bordo di un Ape calessino, unico mezzo che può muoversi agilmente tra gli stretti vicoli del borgo antico.

La bellezza di Taranto negli anni è stata oscurata dalle problematiche ambientali che l’hanno coinvolta, ma oggi è possibile percepire e fare esperienza di una nuova fase in cui l’impegno e la collaborazione di tanti privati, associazioni ed enti attenti alle risorse culturali e ambientali, hanno creato i presupposti per una nuova stagione di rinascita condivisa, in cui le potenzialità sono valorizzate per creare nuovi scenari sulla città e sul paesaggio.

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