La Val Venosta è la valle più secca di tutto l’arco alpino con solo 450 ml di acqua all’anno. Il clima particolare favorisce la nascita di prodotti unici, che gli agricoltori altoatesini continuano a coltivare con passione, quali le mele, di cui la Val Venosta è la più grande produttrice in Italia, le pere Pala, i formaggi prodotti sulle malghe e gli asparagi di Castelbello.

La regione è anche ricca di punti turistico/culturali (come l’abbazia di Marienberg e il Castello di Castelbello) collegati da un moderno treno che attraversa la valle per 60 km in 18 fermate.

Glorenza, cittadina medioevale e centro di movida della regione, è considerata uno dei luoghi più belli grazie alla sua cinta muraria interamente conservata e ai portici. Tra un arco e l’altro si può fare una sosta rilassante al “Tee-Salon, Salone delle erbe”, in cui le erbe di montagna dello Stelvio sono protagoniste; non mancano i tanti prodotti biologici della regione (info: www.tee-salon.it). Oppure da Flurin, un locale arredato con colori vivaci, si può sorseggiare un cocktail, bere un caffè o sedersi a provare la moderna cucina dei brillanti proprietari (info: www.flurin.it). Infine c’è Lasa, il paese del marmo bianco purissimo e delle albicocche. Qui, ogni anno, a fine agosto, va in scena la festa “Marmo&Albicocche”.

A spasso tra i masi

Le mele sono prodotte in una quantità superiore alle 300.000 tonnellate ogni anno da circa 1700 famiglie, su una superficie coltivata di 5500 ettari. Siamo andati a trovare Kai Vill nel suo maso a Silandro. La coltivazione segue i criteri biologico-dinamici di Rudolf Steiner. La cura delle piante avviene in modo naturale con aiuti organici, senza additivi chimici; Kai usa rame e zolfo come funghicida, il piretro come insetticida e l’olio di Neem contro gli acidi. Nel maso produce anche il freschissimo succo, di cui abbiamo visto la produzione: pressatura del frutto, fermentazione in una botte da 2100 litri, pastorizzazione e imbottigliamento. La casa propone quattro appartamenti che si affacciano sul prato, cavalli e pony per cavalcare e per gite in carrozza. (info: www.vill.it). L’area vitivinicola venostana è stata premiata con la Denominazione di Origine Controllata (DOC) nel 1995 (la provenienza e la qualità dei vini DOC dell’Alto Adige è garantita dal contrassegno “Südtirol” sulla capsula delle bottiglie). Gli ettari coltivati sono 40/45 e si trovano tra i 400 e i 900 metri di altitudine. Leo Forcher, presidente dell’associazione viticoltori Val Venosta dalla sua fondazione nel 1981, è stato nostra guida e compagno di viaggio a Castelbello-Ciardes. Ci ha raccontato dell’aroma floreale e fruttato dei loro vini camminando per la “Via Vinum Venostis”, un sentiero enologico di 8 km percorso da 40.000 turisti l’anno. Numerosi tratti seguono le rogge e la magìa sta nel passare proprio in mezzo ai vitigni dei contadini. La passeggiata dura circa due ore e mezzo, può essere suddivisa in tappe e percorsa in entrambe le direzioni; lungo il sentiero sono disposti cartelli informativi.

Dopo la camminata, Leo ci ha mostrato il suo maso Rebhof e la cantina. In una stanza i vini bianchi fermentano a 16/18 gradi nelle botti di acciaio mentre in un’altra stanza i rossi fermentano a 25/28 gradi in botti di rovere. Accanto, in una grande stanza con lunghi tavoli, sono organizzate anche degustazioni con pane e formaggio (info: www.rebhof-vinschgau.com). Sempre a Castelbello-Ciardes, abbiamo assaggiato i krapfen ripieni di castagne da Gstirnerhof. (info: www.gstirnerhof.eu).

Le castagne sono un altro prodotto tipico importante, presenti nella zona da 400/500 anni. Sono raccolte da fine settembre a metà novembre e celebrate con una festa in loro onore, chiamata Törggelen. Tra vino, salsicce, canederli e caldarroste, si svolgono diverse manifestazioni ed eventi che attirano molti turisti, soprattutto tedeschi e austriaci.

Grazie al maso Klotz scopriamo due nuovi prodotti. Walter Klotz distilla grappe e liquori di una varietà di gusti sempre più ampia perché sperimenta ogni anno nuovi frutti ed erbe locali. (Weberhof Distilleria, info: www.weberhof.bz). Irmgard Gurschler Klotz intreccia rametti di salice come hobby e professione, mentre la signora Klotz ci ha raccontato le attività dell’Associazione Donne Coltivatrici Sudtirolesi. La gestualità e le conoscenze delle contadine sono condivise attraverso corsi di cucina e di artigianato artistico, visite guidate negli orti dei masi. Irmgard offre corsi per ricreare i suoi cesti e pezzi decorativi (info: www.baeuerinnen.it).

La qualità della Val Venosta non è solo nei masi, la maggior parte dei cuochi è vicino alla propria terra e ne utilizza con sapienza le materie prime per realizzare ricette sia antiche sia rivisitate.

All’hotel e ristorante Himmelreich (che significa “Paradiso”), gestito dalla famiglia Rungg, abbiamo pranzato su una terrazza con bella vista. Padre e figlio sono dietro i fornelli e si occupano di persona anche di procurare i prodotti, coltivando l’orto e cacciando (info: www.himmelreich.it). Le specialità tipiche possono essere gustate anche all’Hotel Sand, complesso che offre ristorazione, alloggio e aree spa (info: www.hotel-sand.com). Un turista nota subito che tutti i contadini indossano un grembiule blu acceso. È la divisa distintiva dei lavoratori di queste terre; viene indossato con fierezza da chi porta avanti la propria cultura con passione.

Ufficio informazioni turistiche Val Venosta

Tel. 0473620480; email: info@vinschgau.net; sito web: www.venosta.net

 

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