Imesta grichi, “siamo greci”: in due parole, un condensato di identità dalle radici profondissime, che ricollegano il tacco d’Italia alla Magna Grecia e alla storia più antica di queste terre riarse dal sole.

Siamo nel Salento pugliese, più precisamente nell’area che viene definita Grecia Salentina, dove vive ancora un’antichissima comunità di origine ellenica e dove ancora viene parlato il “griko” (o grico), idioma locale di tipo neo-greco: una lingua a tutti gli effetti, ma anche e soprattutto il simbolo di una comunità raccolta idealmente nei dodici comuni che compongono l’Unione dei Comuni della Grecia Salentina, e che insieme al grecanico calabrese costituisce una vera e propria isola linguistica ellenofona. Le uniche in Italia. 

Dove viene parlato il griko?

Tramandato quasi esclusivamente in forma orale, il griko è tutt’ora parlato nei paesi di Calimera, Castrignano dei Greci, Corigliano d’Otranto, Martano, Martignano, Soleto, Sternatia e Zollino. In altri borghi della zona – cioè Cutrofiano, Carpignano Salentino, Melpignano e Sogliano Cavour – il griko è invee caduto in disuso, e le radici elleniche sono rimaste soprattutto nei monumenti storici, nelle tradizioni, nei cibi. Inserito nel ’99 nell’elenco delle tredici comunità etniche-linguistiche italiane, questo idioma è stato per lungo tempo disprezzato, associato alle persone di bassa estrazione sociale che parlavano “due lingue”, cioè l’italiano e il dialetto. Secondo l’Atlas of the World’s Languages in Danger dell’Unesco, ad oggi il numero delle persone che ancora parlano il griko è stimato attorno alle 20mila unità. 

©Alberto Campanile e Anna Brianese

Com’è nato e come si è diffuso?

Ma quali sono le origini di questa ligua? Al momento sono soprattutto due le tesi maggiormente accreditate. La prima, ipotizzata dal linguista Giuseppe Morosi, parla di un’origine bizantina della parlata grika, ma è la seconda teoria ad avere un maggiore credito, anche tra gli abitanti della zona: quest’ultima, infatti – sostenuta dallo studioso Gerhard Rohlfs – fa risalire il griko direttamente alla Magna Grecia. Una terza teoria, infine, riconduce lo sviluppo del griko salentino a entrambe le ondate (quella dell’età classica e quella bizantina).

Quel che è certo, è che in passato la diffusione dell’idioma doveva essere assai più ampia: tuttavia, lentamente, la perdita del rito greco nei territori dell’Italia meridionale portò alla progressiva derubricazione del greco da lingua colta – con il sostegno della Chiesa bizantina – a lingua popolare e umile. Fu un processo graduale, secolo dopo secolo, che mise a rischio la sopravvivenza dell’idioma. 

Oggi, fortunatamente, il trend si sta invertendo e già da alcuni decenni il recupero del griko salentino corrisponde a una rivendicazione fiera delle proprie origini. Come raccontano anche i cartelli affissi in alcuni negozi dei borghi griki: “Ettosu milume o griko”, cioè “qui dentro parliamo il griko”. Con orgoglio. 

 

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