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Il MAUA di Milano

Al Museo di arte urbana aumentata, diffuso su cinque quartieri fuori dal centro, l’esperienza si arricchisce anche grazie all’aiuto della tecnologia.
La street art è un mondo a sé, parallelo e indipendente rispetto ai circuiti abituali dell’arte, dai contorni imprecisi per i non addetti ai lavori. Arte pubblica, arte accessibile a tutti, arte che trasforma la strada da luogo di passaggio a luogo vissuto, rivitalizzando gli spazi pubblici e instaurando un dialogo con i cittadini e i visitatori: ecco la street art per la quale Milano non è nota, ma che riserva piacevoli sorprese. Apre la strada alla conoscenza di questa forma di arte urbana a Milano il MAUA, nuovo non solo perché questo museo a cielo aperto è stato inaugurato ufficialmente il 17 dicembre scorso, ma per la concezione di museo diffuso e partecipativo, che racconta il nostro tempo.
Nella fase progettuale sono stati coinvolti 150 ragazzi e abitanti dei quartieri interessati per la selezione delle opere della propria zona, che sono quindi state mappate e fotografate per arrivare alle 50 opere finaliste. È stata la prima grande mappatura ad oggi realizzata della street art a Milano, finora mai inclusa nei circuiti delle metropoli con un patrimonio diffuso e di alta qualità di arte murale.
A partire dal mural all’Hangar Bicocca Efemero dei celebri fratelli brasiliani noti come Os Gemeos, considerati eroi nazionali nel loro paese, da Niguarda-Bovisa a Giambellino-Lorenteggio, da Corvetto-Chiaravalle-Porto di Mare a Qt8-Gallaratese, ecco in aree periferiche della città 50 opere per costruire, mappa alla mano, il proprio percorso in maniera indipendente oppure per seguire uno degli itinerari guidati (in programma per tutto l’anno, gratuiti e prenotabili su www.mauamuseum.com). Scaricando l’apposita app (BePart), si possono anche vedere le animazioni in realtà aumentata per le quali sono stati interpellati 50 giovani animation designer: da ciò il nome di Museo di Arte Urbana Aumentata.

Galleria diffusa
In via Briosi angolo via Saldini, la Galleria di Arte Diffusa Question Mark, di recente apertura, è uno spazio espositivo permanente legato al graffitismo e alla street e urban art, base di partenza per meglio portare avanti il progetto di galleria diffusa che Question Mark conduce già da diversi anni con competenza e preparazione. Da frequentare per chi è interessato al tema, proporrà anche esposizioni itineranti: www.questionmarkmilano.it.

Da vedere
Al PAC sul muro esterno si trova il grande e discusso mural di Blu – ed Ericalicane – street artist italiano di livello internazionale, considerato persino più importante di Bansky, che ha dipinto anche la parete del centro sociale Conchetta e altri muri milanesi (www.blu blu.org). All’Ortica entro il 2019 saranno completati tutti i murales dedicati al quartiere dove la memoria è dipinta sui muri, accessibili con tanto di mappa e app multimediale (www.orticamemoria.it).

I più grandi
Tra i murales milanesi più grandi spicca quello in via Ascanio Sforza 85, sull’ex edificio industriale Sacofgas, riconvertito in spazio multifunzionale a vocazione artistica, realizzato dallo street artist argentino Elian, che ha dipinto sui muri di mezzo mondo: 800 metri quadrati di colore, linee e forme geometriche di forte impatto. Altrettanto esteso è quello sull’ex fabbrica dolciaria in via Barrili angolo via Isimbardi, opera di 1010, street artist tedesco.

A sciare in treno con i “Treni della neve”

Andare a sciare in treno è possibile con le proposte di Trenord che porta tutti sulle nevi della Lombardia con + emozioni e – stress: con la stagione invernale tornano i “Treni della neve”.

Anche se la stagione volge lentamente alla fine, gli amanti della neve hanno ancora tempo per qualche rilassante sciata. Le piste di alcune tra le più rinomate stazioni sciistiche lombarde possono essere raggiunte senza lo stress legato ai trasferimenti in auto. Si tratta di proposte integrate treno+navetta+skipass ideate per portare i viaggiatori per una o due giornate sugli sci nei comprensori di Aprica, Valmalenco, Montecampione.

E quest’anno la proposta si è arricchita con le nuove offerte, da due o tre giorni, per Pontedilegno-Tonale. I pacchetti comprendono il viaggio di andata e ritorno in treno da tutta la Lombardia alle stazioni più vicine ai comprensori, il servizio di bus navetta – dedicato e disponibile su prenotazione – verso gli impianti e un voucher valido per il ritiro dello skipass. Le offerte prevedono anche sconti speciali sul noleggio di attrezzature, scuole sci, punti di ristoro, strutture ricettive e per suggestive esperienze sulla neve. I biglietti per i “Treni della neve”, utilizzabili fino al 7 aprile 2019, sono acquistabili solo online sull’e-Store di Trenord e sull’App Trenord, disponibile gratuitamente per iOS e Android. Al momento dell’acquisto, è necessario indicare la data di utilizzo prevista per il titolo di viaggio. Il biglietto dovrà essere stampato e portato con sé il giorno del viaggio.

Maggiori informazioni sono disponibili sul sito www.trenord.it, dove è possibile vedere il video appositamente realizzato per i “Treni della neve”, e sull’App Trenord.

Treni della neve Valmalenco

L’offerta, in collaborazione con il Consorzio Turistico del Mandamento di Sondrio, comprende il viaggio a/r in treno da tutta la Lombardia alla stazione di Sondrio, la navetta per raggiungere gli impianti del comprensorio Valmalenco Ski Area e Alpe Palù e un voucher per ritirare lo skipass. Inclusi anche sconti sul noleggio di sci e attrezzature e su punti di ristoro. Il costo è di 48 euro per una giornata e di 73 euro per due giornate.

Treni della neve Aprica

L’offerta, in collaborazione con Consorzio Media Valtellina e S.I.T.A. Impianti – Aprica Skipass, comprende il viaggio a/r in treno da tutta la Lombardia fino alla stazione di Tresenda- Aprica-Teglio, la navetta per il raggiungimento dell’area sciistica e il voucher per ritirare lo skipass per il comprensorio di Aprica. Sono inclusi anche sconti sul noleggio di sci e attrezzature, punti di ristoro, suggestive esperienze sulla neve e strutture ricettive. Il costo è di 48 euro per una giornata e di 73 euro per due giornate.

Treni della neve Montecampione

Grazie all’accordo con Montecampione Skiarea, Trenord propone soluzioni per una giornata o per quattro ore sugli sci a Montecampione. La proposta prevede il viaggio a/r da tutta la Lombardia a Piancamuno, la navetta per il raggiungimento dell’area sciistica e il voucher per ritirare lo skipass. Sono incluse inoltre tariffe agevolate sul noleggio di sci e attrezzature e per la scuola sci. Il costo è di 30 euro per 4 ore e di 34 euro per la giornata.

Treni della neve Pontedilegno-Tonale

Trenord, grazie all’accordo con Adamello Ski, propone il comprensorio di Pontedilegno- Tonale come nuova meta per due o tre giorni di divertimento sulla neve. La proposta prevede il viaggio a/r da tutta la Lombardia fino alla stazione di Edolo, la navetta per raggiungere l’area sciistica e il voucher per per ritirare lo skipass. Il costo dei biglietti speciali, in vendita su e-Store Trenord e App Trenord, è di 83 euro per due giornate e di 113 euro per tre giornate.

I biglietti saranno utilizzabili fino al 7 aprile, a eccezione del periodo compreso fra il 26 dicembre e il 6 gennaio 2019. Per usufruire degli sconti proposti dai partner di Adamello Ski aderenti all’iniziativa, al cliente basterà presentare il proprio biglietto ferroviario.

Val di Fiemme, montagna da vivere

Il comprensorio sciistico di Fiemme-Obereggen offre un totale di 111 km di piste adatte a ogni tipo di sciatore. La valle è circondata da cime di rara bellezza, come le guglie del Latemar, riconosciute dall’Unesco “Patrimonio Naturale dell’Umanità”.

Che effetto fa sciare all’interno di un patrimonio naturale che il mondo ci invidia? Chiedetelo a tutti gli appassionati che ogni inverno fanno zig zag tra la neve in un paradiso naturalistico che non ha pari al mondo.

Fiemme-Obereggen

Ski Center Latemar

Il più esteso carosello sciistico del comprensorio Fiemme-Obereggen permette di spostarsi fra Trentino e Alto Adige. Obereggen, Pampeago e Predazzo offrono 18 impianti di risalita che assicurano il trasporto degli sciatori dai 1.550 ai 2.500 metri di altitudine. In totale 48 km di piste e 10 rifugi tipici. Divertimento assicurato per tutti: da chi pratica slittino (la pista di Obereggen è aperta fino alle 22,) agli snowboarder e freeskier (Night Snowpark di Obereggen). Ma c’è anche l’Alpine Coaster Gardoné, una slitta su monorotaia che assicura un km di salti, paraboliche, jump, cunette e curve mozzafiato in totale sicurezza e a contatto con la natura. Quest’anno c’è anche una novità, una nuova pista da slittino di 400 metri, raggiungibile con la seggiovia Latemar, nell’area di Pampeago, dedicata al divertimento dei bambini e dei principianti. Ricordiamo anche il celeberrimo Rifugio Zischgalm completamente rinnovato e il Rifugio Caserina, con i nuovissimi arredi. Sempre di grande successo riscuote la pista “Torre di Pisa”, che prende il nome dall’omonima guglia dolomitica del Latemar. Nuove opere d’arte, tra cui un cavallo a 8 zampe e il nodo di una strega, si affacciano sulla pista Agnello: essi formano il noto parco d’arte RespirArt, uno dei più alti al mondo (www.respirart.com).
Punti di accesso: Predazzo, Pampeago, Obereggen. Info: www.latemar.it

fiemme-obereggen

Alpe Cermis

L’area si snoda sul versante della Catena del Lagorai ed è raggiungibile da Cavalese in cabinovia, offre piste di diverse difficoltà: dagli 800 m. del fondovalle fino ai 2.200 m. di Cima Paion. Il Cermis è il paradiso dei bambini, con il parco giochi sulla neve “Carmislandia”, (a Dosso dei Larici, che comprende una pista da slittino e una da gommoni-tubing), e la “Via del Bosco”, che invita a scoprire la natura attraverso i giochi. La pista Olimpia 3 è illuminata anche di sera ogni mercoledì e venerdì. Quest’anno sarà inaugurato il nuovo ristorante “Lo Chalet”, in Località Busabella, a quota 2.170 m. Questo locale, realizzato dall’architetto Giovanni Berti, si distingue per l’originale stile architettonico che fonde il tradizionale legno con lo stile moderno.
Punti di accesso: centro di Cavalese (cabinovia), stazione fondovalle (cabinovia).
Info: www.alpecermis.it

val di fiemme

Bellamonte-Alpe Lusia

Dominato dalle Pale di San Martino, con panorama mozzafiato su tutta la Val di Fiemme (25 km di piste, dal campo scuola alle discese più ardite), servito dalla nuova Cabinovia Bellamonte 3.0. In quest’area ci sono la pista da slittino Fraina, mentre agli snowboarder è dedicato il Morea Snow Park, con strutture adatte a ogni livello, dal principiante all’esperto. E anche per questa parte di Trentino c’è una novità, l’apertura di un nuovo ristorante, lo Chalet 44, che promette di diventare la vera attrazione dell’intera area sciistica.
Punti di accesso: da Bellamonte (Predazzo, strada passo Rolle) e dagli impianti di Moena.
Info: www.bellamonteski.it

Passo Lavazé-Passo Oclini

Un altopiano tra il Corno Bianco, il Corno Nero e i gruppi montuosi del Catinaccio e del Latemar, dove convivono discesa e fondo, con 5 impianti di risalita e 80 km di piste per lo sci di fondo. Nei sentieri del bosco si può fare fondo, nordic walking o passeggiare con le ciaspole.
Punti di accesso: strada del passo Lavazé.

Passo Rolle

È lo scenario tra i più sensazionali. Ai piedi del Cimon della Pala 5 impianti conducono a 11 piste (la più conosciuta è la “nera” Paradiso). Per gli snowboarder c’è il Rolle Railz Park, con 12 rail e 4 jump, mentre per i fondisti c’è un anello di 5 km fra pascoli innevati e boschi di larici e abeti. Molto rinomata la camminata sulla neve che porta da Malga Venagia alla Baita Segantini, alle pendici delle Pale di San Martino.
Punti di accesso: strada del passo Rolle, dal bivio di Predazzo.
Info: www.visitfiemme.it, booking@visitfiemme.it

I paradisi bianchi delle Alpi di Cuneo

Le Alpi di Cuneo, un gioiello incastonato tra le Alpi e il mare, offrono ogni tipo di attività sportiva. Dal cicloturismo, alla MTB, dall’escursionismo all’arrampicata, sino alle attività invernali (sci da discesa, il fondo, lo sci escursionismo, lo sci alpinismo, il freeride, lo snowboard e le arrampicate su ghiaccio). Un vero paradiso per gli amanti dello sport e della natura incontaminata. Dalla Valle Po, alla Val Tanaro, 20 vallate si aprono a raggiera intorno alla splendida città capoluogo. Divertimento, relax, tradizione per il gusto: queste le peculiarità del territorio.

Alpi di Cuneo

Le perle delle Alpi Cuneesi

Limone Piemonte, in inverno stazione sciistica internazionale e in estate importante centro di villeggiatura, ospita il comprensorio della Riserva Bianca, che vanta un bacino sciabile di 80 km. 17 impianti di risalita ultramoderni e sistema mani-libere servono le 42 piste sempre ben innevate, garantendo divertimento in sicurezza per tutti, grandi e piccoli. Per chi non scia, oltre al divertimento della di pattinaggio, piste per la pratica del fondo e per l’escursionismo su neve, il centro storico offre svago con locali alla moda e caffè ricercati. Il secondo grande comprensorio delle Alpi di Cuneo è il Mondolé Ski, con le stazioni sciistiche di Artesina, Frabosa Soprana e Prato Nevoso, dove gli oltre 120 km di piste sono serviti da 31 impianti di risalita tra seggiovie, skilift e tapis roulant. Tutto il dominio sciabile è accessibile con un unico biglietto. Il comprensorio propone animazioni e servizi per tutti: ristoranti, locali tipici, bar, discoteche, baite e rifugi, due musei dedicati alle tradizioni locali. Per i bambini l’offerta è variegata, con campi scuola serviti da tapis roulant, kinder park e parchi di divertimento sulla neve e più di 400 maestri di sci a disposizione. Ricchissimo il programma eventi sulla neve anche per l’inverno 2018/19. E c’è anche una novità, una nuova seggiovia unirà le piste di Artesina con Prato Nevoso, sostituendo lo skilift preesistente. Le Alpi cuneesi racchiudono nel loro prezioso scrigno altre note località: dalle stazioni sciistiche del Monregalese, adagiate sulle Alpi Liguri, come Sangiacomo Cardini Ski, con 35 km di piste, St. Grée di Viola, con piste molto tecniche per la discesa e lo snowpark, fino a Lurisia Monte Pigna, nota per le terme, ottime per il relax del dopo-sci, con circa 30 km di piste da discesa adatte a tutti e vista mozzafiato dalle Marittime al Cervino. Prima stazione sciistica a nascere sulle Alpi Marittime, Garessio è scenario naturale ideale anche per effettuare escursioni con racchette da neve e per lo scialpinismo. Mentre la vicina Ormea propone anelli per il fondo. Amate lo sci nordico? Allora Chiusa di Pesio, in Valle Pesio, fa per voi, con il Centro Fondo Marguareis, recentemente restaurato e rinomato a livello internazionale, con tracciati aperti anche alle ciaspole. Entracque, in Valle Gesso, offre sia piste di discesa, sia anelli per il fondo. Il Centro Fondo Gelas, vero paradiso naturale nel cuore delle Marittime, conta un totale di 35 km di piste. Le Sciovie del Viver, a soli 20 minuti da Cuneo, sono un ottimo campo scuola per i principianti. Anche Vernante, con i suoi murales dedicati a Pinocchio, ha anelli per il fondo, così come la Valle Stura, con Festiona, Aisone e Bagni di Vinadio. Più in quota, Argentera offre un ottimo campo scuola per lo sci alpino e 25 km di piste. Castelmagno, nota in tutto il mondo per l’omonimo formaggio D.o.p. e la Valle Maira sono tra le più affascinanti mete invernali alpine per lo sci nordico, lo sci alpinismo e le racchette da neve. Anelli per il fondo sono presenti a Marmora, Prazzo, Elva, Canosio e Chiappera. La Valle Varaita offre sia impianti di risalita sia anelli per il fondo: Bellino, Casteldelfino, Valmala e Chianale sono centri specializzati per lo sci nordico. Poi c’è Sampeyre e, più in quota, le piste di Pontechianale. La Valle Po conta un centro fondo a Oncino e altre 3 stazioni per lo sci alpino. Crissolo-Pian Regina è tra le stazioni a quota più elevata della provincia, conta 18 km di piste per la discesa e anelli per il fondo, mentre Rucaski a Bagnolo Piemonte e Pian Muné sono stazioni ideali per le famiglie.

Alpi di Cuneo

Bollettino neve e vacanze bianche

Anche per la stagione 2018/19, l’A.T.L. del Cuneese garantisce il servizio bisettimanale di diffusione del Bollettino Neve delle stazioni sciistiche del Cuneese.
Il servizio è gratuito, previa iscrizione sul sito www. cuneoholiday.com, che fornisce anche un elenco completo degli eventi di tutte le stazioni sciistiche e proposte per vacanze sci ai piedi.

Il parco dei dinosauri

Un’avventura fra i dinosauri del museo paleontologico a cielo aperto nel Parco Naturale dell’Altmühltal in Baviera.
Se considerate le vacanze come momenti da dedicare alla famiglia e siete in cerca di un grande “parco avventura” per bambini di ogni età, allora la regione bavarese dell’Altmühltal è una meta perfetta per voi. Difficile non ritornare un po’ bambini con escursioni in bici e gite in canoa fra la natura e la cultura di uno dei parchi naturali più grandi della Germania. Anche nei musei si impara giocando, e non mancano nemmeno gli incontri con varie specie di animali… Anche di tempi lontanissimi.
È quanto accade nel Dinosaurier Park Altmühltal: il fruscio delle foglie mosse dal vento, la luce abbagliante del sole fra le fronde degli alberi, il rumore di un ramo spezzato e, dietro l’angolo, ci si ritrova faccia a faccia con un gigantesco T-Rex! Niente paura: è solo una delle oltre 60 ricostruzioni a grandezza naturale che si incontrano nel parco. Sauri, anfibi come i mastodonsauri, erbivori come gli stegosauri, rettili volanti come gli pterodattili o enormi predatori come i tirannosauri: nei 1.500 metri di percorso senza barriere architettoniche li si incontra tutti. Il parco è un’accuratissima mostra scientifica sull’evoluzione dei dinosauri dalla comparsa sulla Terra fi no all’estinzione. Si può anche accarezzare il T-Rex, scoprire che il Velociraptor del film di Spielberg era in realtà ricoperto di piume e imparare come si sono formati i fossili. E dove ci si può cimentare in una gara di corsa con due dinosauri o diventare paleontologi cercando fossili veri nelle pietre calcaree da aprire con martello e scalpello.

Informazioni
Molto apprezzato per la sua splendida combinazione di outdoor, natura e cultura, il Parco Naturale dell’Altmühltal si trova al centro della Baviera, a circa un’ora di distanza da Monaco. Contatto: Centro Informazioni Informationszentrum Naturpark Altmühltal, Notre Dame 1, D-85072 Eichstätt, info@altmuehltal.com, www.altmuehltal.com.

Jurassic World
Oltre all’itinerario dedicato ai dinosauri, il Dinosaurier Park Altmühltal presenta una sezione paleontologica, fra i cui fossili spicca un originale dell’Archaeopteryx litographica, l’animale che dimostra la continuità fra dinosauri e uccelli: finora ne sono stati rinvenuti 12, tutti nella regione dell’Altmühltal. L’area di scavo fossili, parchi-gioco e un’area ristoro completano il percorso, aperto tutto l’anno; Dinopark 1, D-85095 Denkendorf, www.dinopark-bayern.de.

Fossili e dintorni
Fra i numerosi musei sul Giurassico in zona, si trova quello di Solnhofen. Ad Eichstätt il sentiero paleontologico conduce allo Jura- Museum, che espone fossili rarissimi come l’Archaeopteryx e lo Juravenator starki. Il sentiero prosegue poi per la cava del Blumenberg, aperta a chi vuole cercare fossili (www.altmuehltal.com alla voce Tempo libero/Fossili).

Centro Info
Con la sua mostra moderna e interattiva e il giardino dei biotopi, l’Infozentrum Naturpark Altmühltal è il punto di partenza ideale per avvicinarsi a flora, fauna e cultura della regione. Ora riportato al suo splendore, l’edificio barocco ospita anche il tourist office (si parla anche italiano) a cui rivolgersi per info sul Parco Naturale dell’Altmühltal: mete per una vacanza, alloggi, ciclabili, cartografi a, souvenir e altro: Notre Dame 1, D-85072 Eichstätt, www.altmuehltal.com.

Franconia: nel regno della birra

“Franconia, patria delle birre” non è un modo di dire, ma un modo di essere: circa 300 birrifici fanno della Franconia la regione con la maggior densità di “opifici di produzione di birre” al mondo, molti dei quali perpetuano le tradizioni artigianali. Birre, al plurale, perché la regione ne vanta un’incredibile varietà: da gustare in estate nelle birrerie all’aperto sopra le cantine scavate nella roccia viva quando ancora non esistevano i frigoriferi, e per il resto dell’anno nelle tradizionali trattorie dove lasciarsi tentare anche da specialità come lo “Schäufele”, la spalla di maiale gustosa e croccante…

Birre superstar

Oltre che per le sue birre eccellenti, la Franconia è conosciuta anche per i suoi pregiati luppoli aromatici. Il cuore dei luppoleti è Spalt, nella regione dei Laghi di Franconia (Fränkisches Seenland) vicino a Norimberga, che vanta il primo sigillo di qualità concesso a una varietà di luppolo (Spalt Spalter, 1538). Straordinario è anche il suo HopfenBierGut-Museum, il museo interattivo con birrificio-laboratorio dove toccare con mano il mondo del luppolo e della birra. Nella Svizzera Francone (Fränkische Schweiz) fra Bamberg, Bayreuth e Norimberga si ha l’imbarazzo della scelta fra i vari tipi di birra. Da visitare anche l’originale Levi-Strauss-Museum di Buttenheim, casa natale del “papà” dei blue jeans, per conoscere la vera storia dei pantaloni più famosi del mondo. Tornando alla birra, nella vicina Bamberg (sito UNESCO) vi sono ben 11 birrifici: non perdetevi la leggendaria Rauchbier, la birra affumicata che nella storica birreria Schlenkerla viene ancora spillata da botti di rovere. Birra per passione e per tradizione anche a Norimberga, dove un dedalo di gallerie medievali funge tuttora da cantina per le spumeggianti specialità locali. Il Bayerisches Brauerei- und Bäckerei Museum di Kulmbach, dedicato al pane e alla birra, svela tutta l’importanza di quello che è considerato “l’oro liquido della Franconia”. A Bayreuth, invece, è il moderno Maisel’s Bier-Erlebnis-Welt con il suo ristorante “Liebesbier” a illustrare la simbiosi di tradizione e tecnologia nella cultura birraria francone. E con l’Opera dei Margravi (sito UNESCO) e il Festival Wagneriano, la città offre anche un panorama musicale d’eccezione.

Auf dem Spezial-Keller

Situata nella parte settentrionale della Baviera, tra Monaco e Francoforte, la Franconia è una regione di eccellenze: oltre alla buona tavola con birre e vini di prestigio, vi sono musei e monumenti di gran pregio e un vivacissimo panorama culturale. Molto spesso chi la visita ha l’impressione di trovarsi in una “Germania in miniatura” per la straordinaria varietà racchiusa sul suo territorio: ognuna delle 16 regioni turistiche della Franconia, infatti, ha un fascino unico e inconfondibile.

In Franconia gli edifici storici si inseriscono quasi ovunque in ambienti naturali di grande bellezza e, non di rado, nel cuore di città grandi e piccole si trovano sfarzosi palazzi e splendide residenze. Castelli medievali, fortezze rinascimentali e sontuosi edifici barocchi sono testimonianze mute ma eloquenti di come i signori di questi luoghi fossero ben consapevoli della grande forza comunicativa degli edifici di rappresentanza.

La Strada dei Castelli

L’itinerario della Strada dei Castelli tocca oltre 70 tra castelli, palazzi e rocche che ora, dopo secoli di storia a dir poco movimentata, narrano le gesta di re, principi, imperatori e masnadieri. Fra le loro mura riecheggiano ancora le parole di poeti e pensatori e le note di antiche romanze. Oggi alcuni sono divenuti hotel e ristoranti di charme che accolgono i “viandanti” dei nostri tempi in antiche camere e storici saloni.

Parigi: chocolat (e gateau) mon amour!

Qui dove la gastronomia, dal dolce al salato, è considerata patrimonio immateriale dell’Unesco, le tentazioni golose sono una tradizione irresistibile. Voglia di dolcezza? Seguite la nostra guida delle migliori pasticcerie.

Arrivato a Parigi dalla Spagna nella valigia di Anna d’Austria, il cioccolato viene all’epoca considerato chic e snob. La marchesa de Sévigné, scrittrice francese del Seicento, descrive nelle sue Lettres i modi in cui bere una tazza di quello che definisce un potente antidepressivo. Amaro, fondente, al latte, di questa prelibatezza s’innamorano tutti: piace al Casanova (per ritemprarsi dalle fatiche amorose), a Maupassant per cui è “profumato e inebriante”, a Voltaire che lo consuma una dozzina di volte al giorno. Nel XVII° secolo la Chiesa ne vieta invece l’uso a monaci e suore perché “così violento da suscitare insolite passioni”.

Già attorno al 1550 pasticceri di strada propongono ai parigini dolcetti e pasticcini caldi; sempre a Parigi s’inventano la torta alle mandorle e la crema Chantilly, torroni, meringhe e croccanti. Poi i marron glacés e la brioche nel 1690 (i croissant arrivano invece da Vienna).

La città vanta maîtres chocolatiers e pasticceri straordinari e ha persino un proprio fans club e un museo dedicato alla pregiata miscela di zucchero, latte e cacao: Choco Story, inaugurato nel 2010, propone un dolce viaggio attraverso la storia del cacao con dimostrazioni della sua produzione e assaggio finale. Si trova al 28 di Boulevard Bonne-Nouvelle ed è aperto da lunedì a domenica in orario 10-18 con ingresso a pagamento.
Info su www.museeduchocolat.fr.

Se siete amanti dei dolci, un tour alla scoperta delle cioccolaterie (e pasticcerie) più buone della capitale francese è quello che fa per voi.

La Route des Gourmets (www.laroutedesgourmets.fr), ad esempio, specializzata in food travel, saprà consigliarvi e accompagnarvi nei migliori indirizzi di arte dolciaria (e di enogastronomia) di Parigi. Ne seguono alcuni.

Informazioni utili: Ente del Turismo di Francia (www.france.fr); Ente del Turismo e dei Congressi di Parigi (www.parisinfo.com).

Christophe Michalak

Michalack

E’ uno dei volti televisivi più noti di Francia, ha una scuola che porta il suo nome dove imparare l’arte dolciaria e scrive libri. Chef pâtissier di indubbio talento, nel 2013 è stato eletto da Relais Desserts pasticcere dell’anno.
Frutta fresca, decorazioni naturali, giochi di colori, morbidezze e croccantezze rendono i suoi dolci (in tutti i nomi c’è la lettera k) riconoscibili ovunque grazie anche al logo scelto per il packaging: il tracciato di un battito cardiaco nero su sfondo bianco. Perché, come la definisce Mickalak “la pasticceria è uno sport da combattimento”. Nella boutique al 60 di Rue du Faubourg Poissonnière, nel X° arrondissement, non c’è che l’imbarazzo della scelta: provate la cheesecake fragola-rabarbaro, la mousse al cioccolato nero e gli choux alla vaniglia.
Per le vie di Parigi trovate altri suoi tre negozi, uno anche in Giappone. www.christophemichalak.com

Patrick Roger

All’inizio erano fave di cacao: ora quelle che si ammirano nell’atelier di Roger sono opere d’arte scolpite in grandi blocchi di cioccolato scalpellando con il punteruolo. Nei suoi punti vendita (7 a Parigi) non ci sono macaron o altri gâteaux ma solo cioccolatini di ogni forma e sapore. E la scelta diventa tremendamente difficile fra una ganache al lime, una praliné alla nocciola o una mandorla “caramellizzata” con arancio e uvetta.
L’ultima boutique, al 43 di Rue des Archives, aperta ad aprile, è un’ode al cioccolato con sculture e cioccolatini per tutti i gusti. Cercate una novità assoluta nella bottega del “Rodin” del cioccolato? L’Instant, un fruttato Syrah dal sapore intenso, un nettare di vitigno a bacca nera, da sorseggiare fra i 18° e i 20° C (69€ la bottiglia). Cioccolatini a partire da 14€ per l’assortimento da 9 pezzi.
www.patrickroger.com

Pierre Hermé

Hermé

Quando i celebri dolcetti francesi (macarons) incontrano le fragranze de L’Occitane en Provence il risultato è strabiliante. L’ex maître pâtissier di Ladurée ha da poco inaugurato un locale (in collaborazione con L’Occitane) anche sugli Champs Elysées: 86 Champs, così si chiama la boutique gourmande disegnata dall’architetto Laura Gonzalez, è un tempio dedicato ai dolci e alla bellezza. Aperto da lunedì a domenica dalle 8.30 alle 23.30 (sino alle 00.30 il venerdì e sabato), questo luogo nel cuore del viale più famoso al mondo accoglie nel salone da tè e nella terrazza esterna per una pausa salata in attesa… del dolce.
Da assaggiare assolutamente Ispahan, in porzione singola ma anche in formato maxi da 10/12 persone: croccante guscio di macaron con cuore di crema ai petali di rosa (quella di Damasco), lamponi e litchi.
www.pierreherme.com e www.86champs.com

Jacques Genin

Genin

E’ uno dei più grandi maestri francesi del cioccolato. La sua boutique al 133 di Rue de Turenne (III° arrondissement) eccelle per vere e proprie delizie con ganache e praliné di tutti i gusti decorate come opere d’arte.
Ma non solo: la torta al limone con profumo di basilico, la Paris-Brest, la millefoglie e gli choux alla vaniglia sono altrettanto deliziosi. Se volete acquistare queste prelibatezze ricordatevi però di prenotare 24 ore prima; altrimenti potete comunque gustarle nel salone da tè inebriati dai profumi del cacao lavorato nel laboratorio artigianale al primo piano. Un consiglio?
Provate i cioccolatini agli agrumi. Genin lo trovate anche al 27 di Rue de Varenne nel VII° arrondissement.
www.jacquesgenin.fr

Maison d’Aleph

Aleph

Myriam Sabet rinnova la pasticceria d’Oriente con mini creazioni combinando sapientemente tecniche ancestrali, savoir-faire moderno e sapori levantini. Fiori d’arancio, rosa, gelsomino, pistacchio e sommacco sono fra gli ingredienti di queste delizie in formato “bouchée” che si possono mordere (quasi) senza sentirsi in colpa.
Dai “capelli d’angelo” croccanti con pistacchio dell’Iran e tamarindo a quelli con crema al cardamomo o formaggio bianco e rosa di Damasco, questa piccola boutique dall’atmosfera siriana (bellissimo il pavimento blu e azzurro a motivi geometrici) piacerà anche ai più tradizionalisti.
Trovate inoltre cioccolata allo zafferano (rigorosamente di provenienza iraniana), al cardamomo, al sesamo e all’arancio amaro. Prezzi a partire da 2,10 € al pezzo. Indirizzo: 20 Rue de la Verrerie (IV° arrondissement).
www.maisonaleph.com

Yann Couvreur

Couvreur

Dopo aver lavorato nei più rinomati ristoranti parigini, Yann Couvreur crea una pasticceria dove dolce e salato si adattano al suo credo: un mondo centrato sul rispetto del prodotto e dei sapori. La prima boutique che porta il suo nome apre nel 2016 in Avenue Parmentier (X° arr.). Poi è la volta del dolce rifugio al 23B di Rue des Rosiers (III° arr.): qui si possono gustare creazioni tanto belle quanto buone, da assaporare sul posto o à emporter: praliné alla nocciola, torta al limone, Paris-Brest e la meravigliosa millefoglie di grano saraceno con vaniglia del Madagascar. Se volete assaggiare quest’ultima ricordate che qui ne vengono prodotte però solo 50 al giorno.
E la cioccolata? Superba. Provate i cioccolatini, al latte o fondente, a forma di volpe, animale totem del maître pâtissier. Dolci da 4,80€ a 6,50€ al pezzo; 10€ la millefoglie (disponibile solo con consumazione ai tavoli della bottega).
www.yanncouvreur.com

La settimana dedicata a Rossini a Pesaro

Pesaro augura un “buon non-compleanno” a Gioachino Rossini dedicandogli una settimana di eventi. Il compositore nacque nel capoluogo marchigiano proprio il 29 febbraio (del 1792).

Dal 23 febbraio al 3 marzo, una serie di iniziative ricordano la fama da buongustaio di Rossini. Molteplici racconti hanno tramandato il lato gourmet del compositore, come amante, creatore e ricercatore della buona cucina. Una simpatica dichiarazione di Rossini dice: “Ho pianto tre volte nella mia vita: quando mi fischiarono la prima opera, quando sentii suonare Paganini e quando mi cadde in acqua, durante una gita in barca, un tacchino farcito ai tartufi”. Tale influenza rimane indelebile nei pesaresi e ben percepibile nella loro cucina.

Dall’antipasto al dolce nel Centro Storico

Nell’atmosfera eterna del centro storico ha aperto il 2 marzo il Rossini Bistrot (Via G. Passeri, 80, www.rossinibistrot.it). Un locale al tempo stesso classico ma familiare, raffinato ma casual, gestito dalla coppia Cesare Gasparri e Eliana Mennillo. Lo Chef Gasparri propone una cucina italiana semplice e buona, scegliendo le eccellenze da tutta Italia, proprio come faceva Rossini.

Il menù che abbiamo provato durante i primi giorni di apertura era dedicato anche a Gualtiero Marchesi, che Gasparri ha conosciuto lavorando al ristorante L’Albereta. Oltre al classico “uovo all’uovo”, abbiamo provato l’immancabile Filetto alla Rossini nella versione rivisitata di Marchesi, che ha alleggerito il piatto a livello nutrizionale per renderlo più contemporaneo. Il filetto è di vitello invece che di manzo, non è appoggiato su una base di pane ed è condito con spinaci con pinoli e uvetta. Successiva chicca da leccarsi i baffi: l’assaggio dei formaggi della Fossa dell’Abbondanza, impresa locale famosa per i suoi raffinatissimi prodotti stagionati in fossa.

Dopo lo stupendo pranzo abbiamo camminato in direzione mare, attraversata piazza del Popolo (dove si possono visitare il Palazzo Ducale Malatesta e il Palazzo Mosca), siamo arrivati in Via Rossini. All’interno della Casa-museo natale di Rossini, al civico 34, incontriamo Marco Perugini, co-proprietario di Tipico.Tips. Marco ci presenta una degustazione guidata ideata dal Comitato “La cucina di Gioachino Rossini” per raccontare il rapporto tra Rossini e il cibo. In una stanza all’ultimo piano, sopra a dei tavoli sono disposte porzioni di prodotti amati da Rossini. Per una durata di circa un quarto d’ora i nostri assaggi sono stati “guidati” da una suadente voce in cuffia, voce che si alternava con le dolci melodie rossiniane, raccontando cosa accomuna l’arte musicale a quella gastronomica. (www.pesaromusei.it, www.rossinigourmet.net)

Di fronte a Casa Rossini, da Tipico.Tips (tel. 072134121, Via Rossini 41) abbiamo assaggiato la pizza più famosa di Pesaro, la Rossini. Si tratta di una pizza margherita farcita con uova e maionese, che, come ingredienti tipici dell’antipasto francese, richiamano la residenza a Passy del compositore. A prepararcela sono stati i vincitori del contest “La Miglior Rossini” che si è tenuto lo scorso settembre.

Da quest’anno c’è una new entry nei sapori dedicati a Rossini: lo Sweet Rossini. Il dolce è stato scelto dalla giuria di un contest che ha coinvolto i Maestri AMPI – Accademia Maestri Pasticceri Italiani. I professionisti hanno dovuto ideare un prodotto che si ispirasse al compositore rispettando una regola che prevedeva, come punto fondamentale, 30 giorni di shelf life senza l’utilizzo di conservanti. Il dolce, avendo una lunga scadenza, può essere riportato a casa come souvenir dopo una visita a Pesaro. Conclude l’itinerario gourmet del centro storico il ristorante Lo Scudiero, un classico della città, sinonimo di qualità e territorialità. Daniele Patti in cucina e una sala raffinata all’interno di un palazzo del 1500 con volte e mattoni a vista. (Via Baldassini 2, www.ristorantescudiero.it)

Alla scoperta del Bianchello e del territorio

Uno dei simboli dell’enogastronomia marchigiana è il Bianchello del Metauro. Sono passati esattamente 50 anni da quando il vino ottenne il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata, il 2 aprile 1969, con vigne di Bianchello Biancame per il 95% e Malvasia Bianca Lunga per il 5%. Prodotto anche nelle tipologie superiore, spumante, passito. Il progetto “Bianchello d’Autore” è nato due anni fa, con il sostegno di IMT (Istituto Marchigiano di Tutela Vini), dal desiderio comune di nove produttori di valorizzare un prodotto di qualità (www.bianchellodautore.it). Visitando la cantina Fiorini siamo stati accolti da cinque dei nove produttori in un cortile interno con giardino, circondato da alberi oltre i quali si intravedono le vigne di proprietà. In una degustazione con atmosfera familiare, abbiamo potuto constatare come le vigne della Valle del Metauro, estendendosi dai monti al mare, dal fresco a zone più miti, offrono vini molto diversi tra loro. La famiglia di Stefano Tonelli della Fattoria Villa Ligi, di cui assaggiamo il vino Albaspino, ha terreni su tre comuni nell’entroterra, mentre Claudio Morelli dell’Azienda Agraria Claudio Morelli, che propone il vino La Vigna delle Terrazze, ha un vigneto a terrazzamento sul mare a 110 metri di altezza. Assaggiamo poi il vino Campodarchi propostoci da Zeno Avenanti, padre dei due proprietari dell’Azienda Vitivinicola Terracruda. Poi il vino Conte Giulio di Stefano Bruscia, Azienda Agricola Bruscia, che chiama i vini come personaggi del territorio per collegarsi alla storia delle Marche valorizzandola. Carla, la padrona di casa, invece, dedica i vini agli artisti del ‘900 di cui lei e la sua famiglia sono appassionati. È questo il caso del vino Andy, riferito al grande artista della pop art Warhol. È un Bianchello particolare perché passato in botte.

Ogni vino richiama i sapori del proprio territorio: il Bianchello si accompagna bene con la Casciotta di Urbino, fra i formaggi tipici più antichi d’Italia, e con il formaggio di fossa. Il formaggio di fossa ha una preparazione affascinante: le forme sono inserite e sigillate in fosse nel terreno scavate da almeno dieci anni (così che si siano sviluppati i batteri adatti).

Andare alla scoperta del Bianchello, inoltre, permette anche di andare alla scoperta del territorio.

Nella Valle del Metauro ci sono numerose testimonianze di età romana da visitare; per esempio, il Museo dei Bronzi Dorati a Pergola, uno dei borghi più belli d’Italia e Bandiera Arancione del Touring Club Italiano, che si trova vicino a Terre Roveresche, Mondavio. Fratte Roas, invece, è arroccata sulla cima di un colle, in una cornice panoramica tra le più belle della provincia di Pesaro e Urbino; vicino a Fossombrone si possono visitare le Marmitte dei Giganti, chiamato anche il “Canyon del Metauro”, con un’escursione in canoa o kayak o semplicemente ammirandole dall’alto dal Ponte dei Saltelli.

Fano e il nuovo ristorante sul mare

Come in un crescendo rossiniano, appunto, la conclusione del programma è avvenuto a Fano. Tra i suoi simboli ci sono le Mura Augustee (le seconde più lunghe dopo Roma), l’Arco Augusto, la Chiesa S. Maria Nuova. Il centro storico è costellato di chiese ed edifici di rara bellezza come l’ex chiesa di San Francesco con le tombe medievali dei Malatesta e la Rocca Malatestiana.

Ogni territorio offre materie prime spettacolari, ed è su questo che si basa la poetica del chilometro buono del giovane e promettente chef Antonio Scarantino. Sceglie i prodotti da tutto il mondo e la ricerca è svolta in base alla qualità e all’accostamento di sapori, non per forza circoscritta al territorio locale. Le ricette, però, seguono la Nuova Cucina Marchigiana. Piatti creativi e moderni, ottimo rombo su crema di pecorino e pere Spadone per antipasto, linguine agli scampi profumate allo zenzero come primo piatto e per secondo uno spiedino con polpo, nasello skrei, calamaro, alloro e zucchine, con panatura di pane giapponese panko, emulsione di olio di carbone e prezzemolo e riduzione di agrumi. Il locale, di classe ma familiare, con un servizio accogliente, ha conquistato 76 punti e l’ambita forchetta sulla Guida Ristoranti 2018 del Gambero Rosso oltre al premio Miglior rapporto qualità-prezzo. (Viale R. Ruggeri, 2; www.ristorantealmare.it)

Tutte le cantine propongono degustazioni con assaggi di prodotti tipici locali.

-Azienda Agricola Bruscia (brusciavini.it) a San Costanzo

-Fattoria Villa Ligi (villaligi.it) a Pergola

-Azienda Agraria Fiorini (fioriniwines.it) a Terre Roveresche, con accoglienza: Foresteria Agrituristica Strada dei Campioli, bed & breakfast con giardino e piscina, a poche centinaia di metri dall’Azienda Agricola.

-Azienda Vitivinicola Terracruda (terracruda.it) a Fratte Rosa, con accoglienza: Agriturismo Terracruda, adiacente all’azienda vitivinicola. Quattro appartamenti indipendenti e piscina.

-Società Agricola Cignano (cantinacignano.com) a Fossombrone

Ogni sabato, dal 1° aprile fino a ottobre, la cantina organizza le “Passeggiate in vigna”, un percorso tra i filari della durata di circa 1,30h che si conclude con la degustazioni dei vini della cantina.

-Azienda Agricola Mariotti Cesare (cantinemariotti.it) a Colli al Metauro

La cantina organizza, in estate, apericena, cene in vigna e aperitivi tra i filari.

-Azienda Agricola “Il Conventino di Monteciccardo” (conventinomonteciccardo.bio) a Monteciccardo

-Azienda Agraria Claudio Morelli (claudiomorelli.it) a Fano

-Azienda Agraria Di Sante (disantevini.it) a Fano

TRENTINO: SENTIERI DELLA VAL DI FASSA

La località migliore per godersi l’estate in alta quota è la Val di Fassa. Il numero più elevato di impianti a fune aperti durante i mesi caldi sulle Dolomiti – e probabilmente nell’arco alpino italiano – si trova qui: sono una trentina, tra funivie, cabinovie e seggiovie, i mezzi di trasporto che bene si integrano con l’ambiente riconosciuto, dal 2009, Patrimonio Unesco.

Fassa, da questo punto di vista, brilla anche all’interno del Dolomiti SuperSummer (versione estiva del Dolomiti Superski) che, nella bella stagione, annovera un centinaio di impianti in funzione nei suoi dodici comprensori. La maggior parte degli impianti, appartenenti ai comprensori Val di Fassa – Carezza e San Pellegrino – Alpe Lusia (corrispondenti alle skiarea), è in funzione da giugno a ottobre ma alcuni, come la funivia del Sass Pordoi, per quasi sei mesi di fila: dal 18 maggio al 3 novembre. Periodi e cifre che se analizzati nel dettaglio mettono in evidenza anche altri aspetti interessanti. Delle 29 tra funivie, cabinovie e seggiovie attive: 17 sono accessibili alle persone diversamente abili, 16 trasportano bike, 27 ospitano amici a quattro zampe e soprattutto 28, dall’1 giugno al 6 ottobre, permettono di viaggiare con PanoramaPass. Si tratta della tessera (unita alla Val di Fassa Card dei soci della locale Azienda per il Turismo per agevolazioni su attività ed escursioni) per l’uso illimitato degli impianti, proposta in tre formule, a seconda della durata del soggiorno: 3 su 6 giorni (si sale sugli impianti 3 giorni a scelta all’interno di 6 giorni consecutivi di validità della tessera; costo adulti 56 euro con Val di Fassa Card anziché 65 euro), 6 su 6 giorni (costo adulti: 79 euro con Val di Fassa Card, anziché 92 euro) e 7 su 13 giorni (sempre a scelta nel periodo di validità; costo adulti 92 euro anziché 106 euro).

PanoramaPass (che include pure gli spostamenti con i bus di linea), a fronte dell’ampia proposta, si ripaga in pochi tragitti. Specie quest’estate che vede l’integrazione, rispetto al 2018, di questa mobilità di altre quattro tra cabinovie e seggiovie. «Avviamo una sperimentazione – spiega Daniele Dezulian, presidente del consorzio impianti a fune Val di Fassa e Carezza – per soddisfare l’esigenza di diversi ospiti di raggiungere con gli impianti percorsi semplici e panoramici, preferibilmente ad anello. Una tendenza, quella del collegamento anche a itinerari brevi, che si evidenzia pure in altre località alpine. Se il trend dovesse continuare è probabile che, in futuro, amplieremo ulteriormente l’offerta impiantistica estiva». Tra il resto, alcune delle cabinovie e seggiovie aperte quest’estate per la prima volta facilitano l’arrivo green ai passi Sella e Pordoi: «Incrementiamo i nostri mezzi per raggiungere anche i valichi dolomitici, con il fine di disincentivare, in parte, l’uso delle auto». Meno automobilisti sulle strade e più escursionisti in funivia e seggiovia: l’indirizzo che, da qualche anno, in Val di Fassa si tenta di perseguire per ridurre il traffico, durante la bella stagione, sia sui passi, sia sul fondovalle. Info: www.fassa.com

7 SENTIERI PER 7 GIORNI IN VAL DI FASSA

Nel corso di una settimana di vacanza, nella patria del trekking dolomitico, ogni giorno si può affrontare una nuova escursione, alternando itinerari celebri ad alcuni più insoliti pieni di sorprese paesaggistiche. Se volete scoprire la vera anima dei Monti Pallidi mettetevi in ascolto e, soprattutto, in cammino. Passo dopo passo, arriverete nei luoghi dove i miti prendono forma: la Val di Fassa, culla delle leggende ladine più famose e dimora del mitico Re Laurino, è terra non di “comuni escursioni”, ma di “Trek King”, con oltre 2000 km di sentieri. Una scelta vastissima. E, se si ha a disposizione una settimana di vacanza, ogni giorno, si può partire per un’avventura dolomitica nuova, tra itinerari celebri e percorsi insoliti che sorprendono dal punto di vista paesaggistico. Tra le numerose possibilità, ecco una selezione di 7 escursioni per 7 giorni di abbuffate di panorami, salite, discese, soste in rifugio e soprattutto grandi soddisfazioni. Munitevi di mappa, “PanoramaPass” – la card conveniente per l’uso illimitato degli impianti, proposta in tre formule a seconda della durata della vacanza – e macchina fotografica o cellulare per fissare bellezza dolomitica ed emozioni e condividerle in tempo reale con gli amici. Info: www.fassa.com

Sulla Terrazza delle Dolomiti: dal Sass Pordoi, al Piz Boè

Da Passo Pordoi (m 2.239) si sale in funivia al Sass Pordoi (m 2.950) sulla celebre Terrazza delle Dolomiti. Una volta ammirato il panorama, attraverso facili roccette si arriva alla vicina forcella Pordoi (0.20 ore). Si prosegue dritti e si prende il sentiero n. 638 che porta alla base del Piz Boè. Se ne risale il versante sud a gradoni e cenge detritiche, lungo un sentiero esposto, attrezzato in parte con cordino metallico, si raggiunge la cima accanto a Capanna Piz Fassa a m 3.152 (1.15 ore; 1.35). Dopo una sosta per ammirare a 360° lo straordinario paesaggio, si scende sul versante di nord-ovest, si supera, per cengia attrezzata con cordino metallico, un salto roccioso per raggiungere in breve il Rifugio Boè a m 2.871 (0.30 ore; 2.10). Si rientra alla forcella Pordoi (ore 0.45; 2.50), attraversando le gradinate che costituiscono la base del Piz Boè. Si torna alla funivia risalendo fino al Sass Pordoi (0.20 ore; 3.15).

In Marmolada: da Pian dei Fiacconi al Passo Fedaia

Da Passo Fedaia (2060 m) si prende, la storica cestovia  per l’ultima estate – infatti nel 2020 l’impianto sarà rinnovato – che sale ai 2626 metri del Rifugio Pian dei Fiacconi: ci si ritrova alle falde del ghiacciaio della Marmolada, la vetta più alta delle Dolomiti con i suoi 3343 metri. I più esperti, con adeguata attrezzatura, possono raggiungere la cima attraverso la “via normale” (ghiacciaio e tratto di ferrata), ma il consiglio sempre valido è di farsi accompagnare da una guida alpina. Chi invece, una volta ammirata la vista verso l’alto del ghiacciaio e verso il basso del lago Fedaia ai piedi della Marmolada, può ritornare al Fedaia lungo il sentiero n. 909 che, all’altezza del Col de Bousc, diviene n. 606. L’itinerario tra rocce e vegetazione d’alta quota attraversa uno dei luoghi più severi e di maggior fascino delle Dolomiti.

Ai piedi del Sassolungo: sul sentiero Friedrich August

Da Campitello, con la funivia, si arriva al punto panoramico del Col Rodella (2480 m), da dove si scende per raggiungere il Rifugio Friedrich August (2298; 0.10 min). Qui ci si immette nel sentiero 557-4 che porta il nome dell’ideatore l’imperatore Friedrich August, che ne promosse la realizzazione un centinaio di anni nell’intento di collegare il valico del Sella attraverso il Col Rodella all’ex rifugio “Seiseralpe”. Il tracciato si sviluppa alle pendici del Sassolungo e, seguendo la curva di livello, raggiunge prima il Rifugio Sandro Pertini (2300 m) e, poi, il Rifugio Sasso Piatto (2301 m; 2.15 ore circa). Attraversando alcuni ripidi pendii erbosi su terreno vulcanico, si giunge al Passo Duron (2204 m; 1 ora circa), quindi si svolta sul sentiero 532 e, attraversando tutta la Val Duron, si scende a Campitello (1.45 ore circa; 5.15 ore circa).

Nel cuore del Catinaccio: da Gardeccia all’Antermoia a Campitello

Raggiunta la conca di Gardeccia da Pera, con le seggiovie (35 minuti) o con la funivia da Vigo (0.50 ore) si segue la mulattiera n. 546 fino ai Rifugi Preuss e Vajolet. Si prende il segnavia n. 584 e, con erta serpentina, si giunge al Rifugio Passo Principe (2.600 m; 1 ora; 2). Si va a destra e ci si eleva a zigzag fino al Passo Antermoia (2.770 m; 0.30 ora; 2.30). Si scende il versante costeggiando il lago fino al Rifugio Antermoia (2.497 m; 0.45 ora; 3.15). Si prosegue per il sentiero n. 580 al Passo Dona, quindi si scende a destra e si prende il sentiero n. 555 fino in Val Duron immettendosi sul sentiero n. 532 che arriva al Rifugio Micheluzzi (1.850 m; 1.45 ora; 5) e da qui, su ampia strada, a Campitello (0.45 ore; 5.45 circa). Si rientra a Pera sul sentiero di fondovalle lungo l’Avisio (1 ora circa) oppure con bus di linea.

Nel regno di Re Laurino: dalla Roda di Vael al Ciampedie

Da Passo Carezza (1745 m), a pochi chilometri da Vigo, si giunge con la seggiovia Paolina al Rifugio Paolina (2125 m). Da qui si continua a salire sull’ampio sentiero panoramico a gradoni n. 539 fino a incontrare il n. 549 che, in un bel tratto in falsopiano, porta al Rifugio Roda di Vael (2280 m; 1.15 ora) nel cuore del Catinaccio. Si prosegue sul segnavia n. 541, continuando in parte a salire fino al Pas del Vaiolon e quindi sul “Vial da le feide” che regala un’ampia vista sulle cime e sulla valle sottostante conducendo fino al Ciampedie (2000 m; 2 ore). Dalla conca panoramica sopra Vigo si rientra in pochi minuti a valle con la funivia (3.30 ore circa). Si torna al Carezza con bus di linea.

Sulle creste di area vulcanica: da Pozza a Sella Brunèch alla Val San Nicolò

Dal paese di Pozza si arriva in quota con la cabinovia al Buffaure (2.060 m), antica zona vulcanica, per poi scendere il pendio fino alla sella e subito salire dal Rifugio Baita Cuz e da lì fin sulla cresta. Si va, quindi, verso il Sas de Adam e, dopo breve discesa, si arriva alla Sella Brunéch (2.428 m; 2 ore; 7 ore). Sul sentiero n. 613 si riguadagna la cresta che chiude a sud la conca del Ciampac e poi ci si sposta verso la Val San Nicolò. Si scendono alcuni tornanti, aiutati in certi punti scoscesi da fune metallica, e si raggiunge una sella erbosa. Dopo una breve salita si scende il declivio fino al Rifugio Passo San Nicolò  (2.468 m; 2 ora; 4). Si rientra per la Val San Nicolò fino alla Baita Ciampié e da qui a Pozza su strada asfaltata (1.30 ore; 6.30).

Alla scoperta del San Pellegrino e dei Monzoni

Da Passo San Pellegrino si sale con la seggiovia Costabella a quota 2280 metri e si intraprende il sentiero n. 604-A che porta al Passo delle Selle e al Rifugio Bergvagabunden Hütte (2528 metri; 0.45 ore). Il panorama che si gode da lì è spettacolare con le creste di Costabella da un lato, i Monzoni dall’altro e le cime di Focobon e le Pale di San Martino di fronte. Chi si sentisse appagato così può rientrare lungo lo stesso tracciato e poi raggiungere il San Pellegrino sul facile “Troi de la seggiovia” n.637 che, nella parte finale, si innesta nel n. 604. Chi invece ama le escursioni più lunghe prosegue sul tracciato n.604, abbassandosi nel primo tratto con una certa pendenza fino a raggiungere lo storico Rifugio Taramelli (2040 m; 1.15 ora). Da lì, svoltando a destra lungo il segnavia n. 603, si attraversa in costante discesa l’aspra Val Monzoni sino a incontrare la Malga Monzoni (1862 m; 1 ora), per entrare poi in Val San Nicolò fino alla Malga Crocifisso (1526 m; 0.50 ore) e da lì scendere a Pozza a piedi (0.45 ore; 4.30 ore circa).

L’aquila dei serpenti

Il biancone è un affascinante rapace diurno che si nutre di rettili. Ecco i migliori posti dove avvistarlo e salutarlo durante la migrazione nel Mediterraneo.
Lo si distingue in volo per il suo piumaggio bianco nella parte inferiore e per la sua apertura alare, che arriva a 190 centimetri e supera di molto quella della poiana. Il biancone (Circaëtus gallicus) è un uccello rapace della famiglia degli Accipitridi. La sua particolarità è che si nutre quasi esclusivamente di rettili, serpenti e in misura minore lucertole. Li caccia immobilizzandoli e sbattendo le ali per disorientarli. Per questo è chiamato anche aquila dei serpenti. Si annuncia da lontano per il suo fischio e per il canto melodico che emette durante i voli di coppia, nel periodo riproduttivo. Amante dei climi temperati, degli ambienti aperti e degli arbusteti, il biancone è una specie diffusa soprattutto nel bacino mediterraneo, in Europa fino alla Russia e al Medio Oriente, e in alcune zone dell’Asia come il subcontinente indiano. Mentre le popolazioni asiatiche sono stanziali, quelle europee migrano e passano nell’Africa subsahariana i mesi da ottobre ad aprile. In Italia nidificano circa 400 coppie (il 13% della popolazione europea), nell’area alpina e lungo tutta la penisola. Per raggiungere l’Europa, il biancone sceglie la via dello Stretto di Gibilterra e in Italia in particolare quella della Liguria, con un passaggio migratorio che nell’area genovese, in alcuni periodi di primavera e autunno, arriva alle centinaia di individui al giorno. Il biancone durante la migrazione compie circa 100 chilometri al giorno. Il nido viene in genere costruito su alberi grandi e vecchi, soprattutto conifere, essenziali per la conservazione di questo rapace, che ha subito un forte declino tra Ottocento e Novecento, a causa del disboscamento e della caccia durante la migrazione. Il biancone è fra le specie particolarmente protette dalla direttiva europea Uccelli e la necessità di tutelare un habitat “a mosaico”, con zone di bosco maturo e anche aree aperte, è la misura considerata necessaria per proteggerlo.
Info: su www.iucnredlist.org e www.uccellidaproteggere.it informazioni sullo stato di conservazione, e sull’ecologia del biancone.

Valle D’Aosta
Nei grandiosi parchi naturali della Valle d’Aosta il biancone, insieme all’aquila e alla poiana, è tra gli uccelli al vertice della catena alimentare e anche una delle specie più facili da avvistare nel periodo estivo. La maggior parte delle coppie nidifica nella bassa valle e si sposta in territori più elevati, nell’alta valle per cacciare. A causa dei cambiamenti climatici sembra che il suo areale si stia spostando verso altitudini maggiori. Info: www.lovevda.it.

Biancone Day
Durante la migrazione, tra i punti di passaggio del biancone più spettacolari d’Italia spicca il parco del Beigua, vicino ad Arenzano, nel Genovese, in cui ogni anno a metà marzo si organizza il Biancone Day. L’evento è un’occasione per assistere al passaggio di centinaia di individui in compagnia di ornitologi e birdwatcher, e per una gita in una delle zone naturalisticamente di maggiore interesse di tutta la Liguria. Info: www.parcobeigua.it, www.lipugenova.org.

Lesbo selvaggia
Il biancone (short-toed snake eagle in inglese, aquila dei serpenti dalle dita corte) è fra le specie che attirano appassionati di tutto il mondo nell’isola di Lesbo, meta che si trova sulle rotte migratorie di molte specie e offre l’opportunità di avvistare stanziali difficili da vedere altrove. Aprile è il mese migliore per il biancone e gli altri uccelli migratori, come l’albanella pallida fra i rapaci, o chicche come l’usignolo maggiore e l’ortolano. Info: http://lesvosbirding.com.