fbpx
Home Indice articoli

Indice articoli

Indice degli articoli

Filtra articoli per:

Torino – La Sacra Sindone dal 21 settembre al 21 gennaio 2019

0

In occasione della riapertura della restaurata Cappella della Sindone, opera di Guarino Guarini, Palazzo Madama a Torino propone dal 28 settembre 2018 al 21 gennaio 2019 la mostra La Sindone e la sua immagine. La mostra è curata da Clelia Arnaldi di Balme con la consulenza scientifica di Gian Maria Zaccone, direttore del Centro Internazionale di Sindonologia di Torino.

L’allestimento, ideato dall’architetto Loredana Iacopino, è ambientato nella Corte Medievale di Palazzo Madama, suggestivo ambiente fatto edificare da Cristina di Francia nel 1636. Sulla parete di fondo è ben visibile un affresco raffigurante l’Ostensione della Sindone organizzata nel 1642 per celebrare la fine delle ostilità tra la stessa Madama Reale, reggente per il figlio Carlo Emanuele II, e i suoi cognati, il Principe Tommaso e il Cardinale Maurizio.

Il percorso espositivo ripercorre la storia della Sindone e le diverse funzioni delle immagini che l’hanno riprodotta nel corso di cinque secoli. La mostra ripercorre le tappe da quando il Sacro Lino fu trasferito da Chambéry a Torino nel 1578, per volere di Emanuele Filiberto di Savoia, fino ad oggi.

Organizzata in collaborazione col Polo Museale del Piemonte, diretto da Ilaria Ivaldi, la rassegna presenta al pubblico un’ottantina di pezzi provenienti in particolare dal Castello di Racconigi e dalla Fondazione Umberto II e Maria José di Savoia, che ha sede a Ginevra, e inoltre dal Museo della Sindone di Torino e dalle stesse collezioni di Palazzo Madama.

Le opere avute in prestito da Racconigi e da Ginevra fanno parte della celebre collezione raccolta dal Re Umberto II. Molti di questi quadri erano già stati esposti nel 1931 a Palazzo Madama in occasione del matrimonio di Umberto di Savoia con la principessa Maria del Belgio.

 Info: www.palazzomadamatorino.it

VIAGGIO TRA LE MONTAGNE DEL FRIULI VENEZIA GIULIA

VIAGGIO NEI BORGHI DELLE DOLOMITI FRIULANE

Le Dolomiti friulane costituiscono l’area più occidentale della montagna del Friuli-Venezia Giulia e abbracciano la Valcellina, la Valle del Tagliamento e la Val Tramontina. Sono considerate la parte più incontaminata dell’intero gruppo dolomitico, ora Patrimonio dell’Umanità UNESCO. Rappresentano il paradiso di escursionisti e scialpinisti, di appassionati di nordic walking, free climbing e ice climbing. Le loro guglie, paragonate a chiese e campanili, restituiscono i colori del tramonto e sono le preferite dai fotografi. Sentieri e percorsi sempre curati consentono di attraversare completamente l’omonimo Parco naturale o di seguire itinerari ad anello da rifugio a rifugio. Il campanile di Val Montanaia sfida i trekker più allenati, mentre gli amanti del nordic walking trovano percorsi attrezzati con una specifica segnaletica. Anche l’ambito pedemontano è tutto da esplorare, con le sue valli scavate dai fiumi tra rocce spettacolari, dove si scoprono grotte e laghi verde smeraldo, si incontrano piccoli borghi tipici tra i più belli d’Italia, si assaggiano specialità gastronomiche degne di marchi DOP e Slow food.

Maniago

Comune Bandiera Arancione, Maniago ha origini antichissime e offre percorsi storici e naturalistici di grande interesse, immersi in un ambiente ne punto di incontro tra la pianura dei magredi e i monti alle sue spalle, alle porte delle Dolomiti friulane. A partire dal XV secolo, sotto la dominazione veneziana, la città sviluppa la peculiarità artigianale per cui è ancora oggi famosa in tutto il mondo. Da oltre 600 anni fabbri e coltellinai locali producono ogni tipo di lama: dai coltelli da cucina alle forbici, dalle lame da lavoro ai cavatappi, dagli stiletti alle spade e armi d’asta. Da non perdere la visita al Museo dell’Arte Fabbrile e delle Coltellerie, ospitato in un’ex fabbrica di coltelli, e la testimonianza dell’attività di un coltellinaio. Per maggiori informazioni visitate il sito www.turismofvg.it

alba Monfalconi

Erto e Casso

Sono due borghi in provincia di Pordenone e fanno parte dell’Associazione Borghi Autentici d’Italia. Per la loro architettura di montagna al contempo semplice e straordinaria, sono stati dichiarati monumento nazionale. Hanno conservato il tipico aspetto rurale e questo fa immaginare come fosse la vita in montagna legata alle tradizioni, alle usanze, all’artigianato, all’agricoltura e all’allevamento del bestiame. Erto e Casso hanno dialetti, credenze e tradizioni diverse; l’unica cosa che li accomuna è, purtroppo, il disastro del Vajont avvenuto il 9 ottobre del 1963, che ha spazzato via uno stile di vita. I borghi, ovviamente, sono stati integralmente ricostruiti. A memoria della tragedia è stato allestito il museo del Vajont visitabile presso il Centro Visite del Parco Naturale delle Dolomiti Friulane di Erto e Casso e dal 2007 è stato aperto al pubblico il coronamento della diga. L’organizzazione delle visite è affidata al Parco Naturale delle Dolomiti Friulane. Si potranno percorrere i primi venti metri di coronamento e osservare l’impressionanate scenario della frana del Monte Toc e della valle sottostante di Longarone, spazzata via in una notte. Info  su www.parcodolomitifriulane.it

Poffabro

Borgo più bello d’Italia, Poffabro è un museo a cielo aperto nel cuore della Val Colvera. La sua “forza magica” sta nell’effetto incantatore delle pietre tagliate al vivo e dei balconi di legno. Il bello del borgo sta proprio nell’umile realtà di pilastri, scale, ballatoi e archi in sasso, in armonia perfetta con la natura circostante. La Val Covera, dove sorge Poffabro, fu piuttosto frequentata sin dall’epoca romana quando era attraversata, proprio ai piedi del monte Ràut, dalla strada che dalla colonia militare di Julia Concordia apriva la via verso il nord, attraverso le Alpi. L’area riporta tracce d’insediamenti antichi, ma per giungere alle prime testimonianze sicure si fa riferimento in primo luogo agli archivi del vescovo di Concordia. Fra i suoi beni infatti, già nel secolo XI, era catalogata la parrocchia di Poffabro. In secondo luogo esiste una sentenza arbitrale del 1339 dove si menziona “Prafabrorum”, il “prato dei fabbri”, una parte del quale, precisamente la “decimam de Pratum Fabri”, nel 1357 fu riservata dal nobile Galvano di Maniago al figlio Nichilo all’interno del proprio lascito testamentario. Info: https://www.turismofvg.it/code/94485/Poffabro

Campanile di Val Montanaia

Forni di Sotto e Forni di Sopra

Il comune di Forni di Sotto è situato nell’Alta Val Tagliamento, confina con i comuni di Sauris, Ampezzo, Forni di Sopra, Claut, Socchieve e Tramonti di Sopra e, con i suoi 96 km2, è il comune più esteso della Carnia e uno dei più vasti della provincia di Udine. All’ingresso del paese c’è la chiesetta di San Lorenzo, monumento nazionale, edificata nel 1300; ospita un ciclo pittorico realizzato nel 1492 da Gianfrancesco da Tolmezzo, uno dei più grandi pittori del Quattrocento friulano. E’ visitabile percorrendo il Cammino delle Pievi (www.camminodellepievi.it). Simbolo del paese sono le tre fontane, attorno alle quali sono risorte dalle ceneri le borgate di Vico, Tredolo e Baselia, incendiate dai nazisti per rappresaglia nel 1944. La parte abitata di Forni di Sotto è situata tra la riva destra del Rio Auza e il corso del fiume Tagliamento. La cittadina è molto attenta a preservare le tradizioni dell’agroalimentare; a testimonianza di questo è stata costituita un’associazione di produttori legati alla produzione del territorio (pere, mele, insaccati, miele, formaggi…)  www.decodolomitidiforni.it.

Inoltre, nelle vicinanze del paese, si possono visitare alcuni siti di particolare interesse: la gola di Faust (celebre per i suoi fossili), i resti di una fortezza risalente al Medioevo (in località Pra di Got), le sorgenti di acqua solforosa “Aghe da la Puze”, nella frazione di S. Antonio a un paio di km in direzione Forni di Sopra. 

Forni di Sopra è adagiata in una conca ampia e soleggiata nella valle del Tagliamento, a un’altitudine di 907 m. Le tre frazioni che lo compongono sono: Vico, Cella e Andrazza, dove risiedono circa 1000 abitanti. Il pittoresco borgo turistico montano è situato in una bellissima conca, solcata dal fiume Tagliamento e protetta dai declivi delle Alpi Carniche e dalle strapiombanti guglie delle Dolomiti Orientali, in un ambiente dichiarato il 26 giugno 2009 dall’Unesco come Patrimonio Universale dell’Umanità. Il fascino alpino, la tipicità e la scelta di promuovere un turismo rispettoso dell’ambiente hanno contribuito al conferimento dell’ambito titolo di  “Perla delle Alpi” e entrare a far parte dell’Associazione Alpine Pearls (www.alpine-pearls.com) e proporsi, assieme ad altre località alpine, come modello per un turismo eco-compatibile, di qualità, con offerte turistiche innovative all’insegna della mobilità dolce e della tutela del clima. È adattissimo sia per riposarsi sia per svagarsi praticando diverse attività all’aria aperta. In particolare è consigliato alle famiglie con bimbi piccoli, che qui troveranno varie occasioni di gioco e divertimento assicurato al Dolomiti Adventure Park e al Fantasy Park (www.for-adventure.it).

BORGHI DELLA CARNIA

La Carnia è una terra antica solcata da sette valli che si estendono verso le Alpi Carniche e le Dolomiti Friulane. Un piccolo paradiso di monti, acque, boschi e vallate dove l’ambiente, la storia, la cultura e la lingua si contraddistinguono da paese in paese, così come i prodotti dell’agroalimentare e l’artigianato artistico, erede di una grande tradizione conservata nei numerosi musei. Il territorio, interamente montano, che si sviluppa su una superficie di 1.230 km2, è formato da 28 comuni in cui si parlano l’italiano, il tedesco, il friulano carnico, il veneto e antichi dialetti tedeschi come il saurano e timavese. Testimonianza di un passato di dominazioni come quelle dei Galli Carni, dei Romani, dei Longobardi, degli Austriaci e della Repubblica della Serenissima, che indelebilmente segnarono e forgiarono questa piccola regione alpina, che ha saputo custodire con discrezione e orgoglio la sua naturale bellezza. Il clima, piuttosto freddo, ma meno rigido di altri settori alpini, che provoca un abbassamento dei limiti altimetrici della vegetazione di circa 200-400 mt, trovando quindi le stesse specie a quote inferiori rispetto al resto dell’arco alpino. Le valli della Carnia, o canali come si dice da queste parti, si sviluppano come i rami di un albero partendo da sud in direzione nord. Ogni valle segue lo scorrere del fiume omonimo, per poi confluire quasi simbolicamente, a Tolmezzo, nel fiume più grande della Regione, il Tagliamento. Qui di seguito potrete trovare alcune proposte di visita.

Tolmezzo

Nominata Città Alpina nel 2017 dal Touring Club Italiano: il riconoscimento è conferito ogni anno alle città dello spazio alpino che si distinguono per lo sviluppo sostenibile e per l’impegno nell’attuazione della Convenzione delle Alpi, il trattato internazionale sottoscritto nel 1991 dagli otto Paesi alpini (Austria, Francia, Germania, Italia, Liechtenstein, Principato di Monaco, Slovenia e Svizzera nonché dalla Comunità Europea). Tolmezzo è il capoluogo della Carnia, e si trova all’inizio della Val Tagliamento. È una città ricca di storia, con tracce ancora vive dell’influenza veneziana e della sua antica funzione di ponte con i popoli dell’Alpe Adria. L’impianto storico di origine medievale conserva ancora la cinta muraria, la torre di guardia “Torre Picotta” contro gli invasori, i resti del Castello risalente alla dominazione patriarcale e il Museo Etnografico “Michele Gortani”, che ripercorre la storia e la cultura di questi popoli negli ultimi secoli. Tolmezzo ha un ricco programma di interventi e di manifestazioni che si concretizza principalmente in quattro direzioni (ambiente, cultura, sport ed enogastronomia).

Illegio

Rimaniamo in Val Tagliamento e troviamo Illegio, piccolo scrigno d’arte, un borgo montano non lontano da Tolmezzo, una splendida gemma incastonata tra i monti della Carnia. Arrivare in questo antico borgo significa entrare in un pacifico frammento di mondo lontano dal frastuono metropolitano. Dal paese, un sentiero sale alla Pieve di San Floriano, scrigno di intatta bellezza del IX secolo, che sorge a 750 metri di quota, dai quali si gode uno splendido panorama sui monti circostanti e su tutta la valle. Recenti scavi archeologici, hanno portato alla luce il sito paleocristiano di San Paolo (IV sec.), una fortificazione longobarda, una piccola chiesa carolingia e i resti delle dimore medioevali dei castellani. Incantevole il percorso dei mulini: da scoprire il cinquecentesco Mulin dal Flec ancora in funzione accanto al Touf, la risorgiva che scaturisce dal cuore del paese. I sentieri che partono da Illegio permettono di raggiungere il Monte Sernio e la splendida conca di Lunze o di congiungersi al Cammino delle Pievi in Carnia. Info: www.illegio.it

Lauco

Probabilmente il suo nome deriva dal latino “locus” e le sue prime notizie risalgono al 914. I dintorni offrono tre piste per lo sci di fondo e per gli amanti della natura e comprendono tracciati per mountain bike e trekking. Lauco e le sue frazioni meritano una visita anche per i piccoli capolavori di architettura e arte. Il borgo più tipico del paese e Borgo Ciavociarie; inoltre, molto caratteristica da vedere è anche la Casa di Elena Cimenti. Interessante è anche la Chiesa Parrocchiale di tutti i Santi, edificata a partire dal Settecento. Meritano sicuramente una visita la Forra del Vinadia, uno dei più spettacolari “monumenti naturali” della Carnia (www.forravinadia.it): è il risultato di tre grandi baratri in cui scorrono altrettanti corsi d’acqua: il rio Chiantone, il rio Pichions e il rio Vinadia. La forra prende il nome dall’antica regina dei Carni Vinadia, che si lanciò nel dirupo assieme al suo esercito per non essere catturata dai Romani che l’inseguivano. Per scoprire la Forra si consiglia di contattare il Collegio Regionale delle Guide Alpine del Friuli Venezia Giulia (www.guidealpinefriuliveneziagiulia.it).

Ravascletto

Ravascletto, nel cuore della Carnia, è uno dei maggiori poli turistici estivi e invernali della regione e si trova in una soleggiata conca, dominata dal Monte Crostis a nord e dai Monti Zoncolan e Tamai a sud. Vanta anche la nomina di “Borgo Autentico d’Italia”, grazie alle sue splendide borgate, che hanno mantenuto intatti esempi di architettura carnica. Case e fienili, stavoli e chiese che racchiudono tesori di inestimabile valore, nelle frazioni di Salârs e Zovello, nelle borgate Stalis e Som la Vila. Sia d’inverno sia d’estate è possibile salire in funivia fino a quota 1740 m. per raggiungere la vetta del Monte Zoncolan, noto comprensorio sciistico, che oltre a offrire 22 km di piste adatte a tutti, in estate diventa un Bike Park all’aperto per gli amanti della bicicletta, in uno scenario con vista a 360° sulle Alpi Carniche e Dolomiti Friulane. La cima dello Zoncolan è famosa in tutto il mondo per le tappe montane del Giro d’Italia. Per tutti gli appassionati della corsa Rosa, segnaliamo due tappe diventate mitiche, da poter affrontare rivivendo l’epopea dei campioni che l’hanno percorsa: la Lienz-Zoncolan e la Maniago-Zoncolan.

Raveo

Uno dei “Boghi Autentici” più piccoli della Carnia e dell’intero Friuli, Raveo si trova nella Val Tagliamento, adagiato in una conca verdeggiante e soleggiata. Di origine preromana, è stato gravemente e danneggiato dal terribile sisma che colpì la regione nel 1976. Nonostante il terremoto, rimangono ancora visibili alcuni edifici. Bellissima è la cascata di Cladonde, incastonata tra le fessure della montagna: si può raggiungere con un’escursione a piedi di circa 40 minuti.  Meraviglioso il Santuario del Monte Castellano, edificato nel 1619. Questo piccolissimo borgo carnico offre un’atmosfera unica, molto rilassante e assai suggestiva. Il comune è caratterizzato dalla presenza di numerose botteghe artigiane ed è conosciuto dai più golosi per le gustose “Esse” di Raveo, squisiti biscotti tipici.

Sauris

Sauris Zahre “Perla Alpina”, costellata da malghe e pascoli, è collocata tra i 1000 e i 1400 m. di altitudine ed è la più alta dell’intera regione. Si narra che questa comunità germanofona sia stata fondata da coloni giunti dall’Austria, che portarono con sé gli usi e costumi della terra d’origine. Una particolarità del paesaggio saurano è rappresentata dalle tipologie architettoniche, caratterizzate da elementi semplici e funzionali d’influenza basso bavarese.  Il nome di Sauris è legato a quello del suo squisito prosciutto crudo leggermente affumicato IGP secondo la ricetta della tradizione saurana. La vastità dei pascoli alpini permette di produrre il gustoso formaggio di malga, arricchendo l’offerta nel settore agroalimentare; molto apprezzata è anche la produzione dei dolcissimi piccoli frutti e derivati. Parlando di latte e di formaggi non possiamo non segnalare una particolare forma di turismo esperienziale, l’adozione di una forma di formaggio. L’esperienza prevede l’acquisto di una forma di formaggio in malga, la visita alla cantina di Malga Alta Carnia (Sebastiano Crivellaro), per spiegare il lavoro della stagionatura e affinamento. Costi: tra i 55 e i 75 euro (il prezzo varia a seconda del peso della forma). Tutti i mercoledì da metà giugno a metà settembre (escluso dal 1 al 25 agosto).

Prenotazioni Ufficio Turistico di Sauris entro il lunedì sera. (043386076). Se siete appassionati di astri e pianeti, vi consigliamo sicuramente l’osservazione del cielo stellato tra i più belli d’Italia con un astrofilo. Astronomitaly, la rete del Turismo Astronomico che individua le località che offrono i migliori luoghi da cui osservare le stelle, certifica Lateis di Sauris (UD), come una tra le località con il miglior cielo d’Italia grazie all’assenza di inquinamento luminoso.

I partecipanti sono accompagnati da un astrofilo in una “passeggiata” tra le stelle dove è possibile imparare semplici nozioni di astronomia, conoscere e identificare le costellazioni.  Tutti i venerdì dalle 21.30 in poi (durata circa 2 ore). Abbigliamento: giacca medio-pesante, scarponcini o scarpe da trekking. Costi: 15 euro adulti, gratis per i bambini fino a 13 anni. Prenotazioni Ufficio Turistico di Sauris. (043386076).

Socchieve

Socchieve è una delle borgate più antiche della Carnia ed è ricordata già nel Medioevo a iniziare dall’anno Mille. Il suo nome di origine latina, “sub clivo”, trasformatosi nei secoli in “sot la cleva”, si riferisce alla posizione sotto il colle. Le chiese sono ricche di opere d’arte: per esempio quella di San Martino che nel presbiterio presenta un importante ciclo di affreschi del maggior pittore carnico del Rinascimento, Gianfrancesco da Tolmezzo. A Socchieve si svolge la Rassegna Carnica: “Arte, Cultura, Lavoro”, che si svolge da oltre 30 in estate, fra luglio e agosto, ed è la più completa vetrina dell’artigianato locale: mobili, tessuti, abbigliamento, ceramica, orologeria, pelletteria, lavori di ricamo e legni intagliati.

Sutrio

Sutrio è un piccolo borgo alle pendici del Monte Zoncolan, conosciuto per la tradizione della lavorazione del legno. Qualche chilometro di macchina e si possono raggiungere le vicine “Terme di Arta” nelle quali ci si può rilassare e ritrovare il piacere della calma e della tranquillità. A Sutrio inoltre ci sono importanti appuntamenti culturali ed enogastronomici che richiamano molti turisti. Molto conosciuto il presepe di Teno, una riproduzione in miniatura del borgo realizzata in più di 30 anni di lavoro dal maestro del legno Gaudenzio Straulino.

Sutrio propone un nuovo modo di fare turismo, quello dell’albergo diffuso a Borgo Soandri. L’etica dell’albergo diffuso si fonda sulla rivalutazione del territorio e del patrimonio edilizio esistente, al fine di renderlo produttivo per il benessere della comunità intera. La casa tradizionale diventa un elemento essenziale dell’offerta turistica e dona l’opportunità di godere di ampi spazi e di natura incontaminata.

Ospitato nel cuore di antichi borghi immersi nella natura e nella vita semplice del paese, il turista può godere di uno spazio che sa di “casa” senza rinunciare ai servizi offerti dalle strutture alberghiere tradizionali. L’albergo diffuso dispone di oltre 150 posti letto distribuiti in appartamenti e case ristrutturate e arredate nello stile tipico della casa carnica. Borgo Soandri è dotato di strutture adeguate alle persone diversamente abili, alle famiglie numerose, a chi viaggia in bicicletta e anche a chi viaggia con amici a quattro zampe. Info: www.albergodiffuso.org

dav

Sappada

Isola linguistica germanofona, Sappada (Plodn nell’antico dialetto) si estende nell’alta valle del Piave. Nel dicembre del 2017 è passata dal Veneto a Friuli (provincia di Udine), pur rimanendo parte integrante del Cadore. D’estate Sappada incanta con i colori dei campi e dei balconi fioriti, con la limpidezza delle acque che si incontrano durante le escursioni, con il profumo del legno e di tutte le eccellenze gastronomiche che la rendono unica. Nella stagione invernale la coltre bianca rende Sappada ancora più magica. In tutte le stagioni le attività che offre Sappada sono adatte a tutti, strizzano l’occhio alle famiglie e agli ospiti più piccoli: dalle attrazioni del Parco di Nevelandia, al geocaching, allo sleddog. Splendida la passeggiata fra le Borgate di Sappada Vecchia, da poco entrata a far parte dei Borghi più Belli D’Italia: un tuffo nella storia e nella tradizione della vallata.

Scoprire i borghi della Carnia

La Carnia è un territorio speciale per la sua natura incontaminata, le vallate e vette mozzafiato e per la sua autentica cultura che non troverete da nessun’altra parte. Dai tracciati più dolci delle colline, alle vette maestose del Parco naturale delle Dolomiti Friulane, il piacere della scoperta non trova mai fine, tra cascate, canyon e laghi d’alta quota. Trekking, equitazione, sport estremi e tutte le discipline di sport invernali consentono di vivere la natura allo stato puro, mentre architettura spontanea e piccole botteghe artigiane lasciano intuire il rispettoso equilibrio che con la natura ha stabilito, nel tempo, la popolazione. Una proposta di itinerario della durata di 5 giorni, da organizzare tra maggio e ottobre, tra Arta Terme e Sutrio, alla scoperta della Val Pesarina e Aplis/Ovaro, Forni di Sopra e il Parco delle Dolomiti friulane, tra Sauris e Paularo. Quota per persona in doppia, a partire da 375 euro (minimo 50 partecipanti). Info: www.turismofvg.it

LA MAGIA DEL BORGO DEL LUSSARI A TARVISIO

Un luogo in cui le stagioni si alternano lente, dove riposare la mente e connettersi con la natura. Un luogo facile da raggiungere. Questo luogo è il Tarvisiano, nell’angolo più a nord-est del Friuli. Un territorio vasto e multiforme che si estende tra le Alpi Carniche e le maestose Alpi Giulie e che offre al visitatore natura, storia, arte, sport, enogastronomia, tradizioni e paesaggi mozzafiato. Luoghi ancora intatti in cui praticare sci alpino, sci nordico, sci alpinismo, snowboard, freeride e eliski; fare trekking, ciaspolare, pattinare in inverno e in estate, praticare sleddog o dog-trekking, giocare a golf, arrampicare, andare in bici e in mountainbike. Camminando lungo i facili sentieri di fondovalle, quelli della Grande Guerra o salendo più in alto fino alle ferrate. Principale centro di riferimento della zona, Tarvisio è posato al confine tra Italia, Austria e Slovenia ed è diventata italiana soltanto dopo la Grande Guerra. Tra i suoi monumenti spiccano la Chiesa della Beata Vergine di Loreto con dipinti cinquecenteschi e, a Coccau, la chiesa di San Nicolò, i cui dipinti risalgono al ‘400. Di fascino indescrivibile e spettacolare bellezza è il Santuario del Monte Lussari, sorto secondo la leggenda, nel 1360 sul cucuzzolo dell’omonimo monte e ricostruito nel 1924. Oggi si presenta con un’unica navata coperta da un singolare soffitto ligneo a carena di nave (omaggio alla basilica di Aquileia) e decorato da stelle dipinte. Già dal XVI secolo i fedeli dei popoli di ceppo slavo, latino e germanico, salivano attraverso il sentiero del pellegrino per raggiungere il santuario e venerarne la Madonna col Bambino. Oggi è raggiungibile sia d’estate sia in inverno con una cabinovia aperta da giugno a settembre che parte da Camporosso, gratis per chi possiede la +Holiday Card. Nel Tarvisiano la +Card Holiday dà accesso alle strutture convenzionate e partecipare gratuitamente alle attività e alle escursioni organizzate da PromoTurismoFVG o fruire di speciali sconti. La +Card Holiday è nominativa, ha validità di 72 ore o 7 giorni. Info: http://www.tarvisiano.org/it/41853/+-Card-Holiday

Alla scoperta delle città d’arte lombarde

Le città lombarde sono uno scrigno d’arte e non solo. Utilizzando il treno si possono visitare viaggiando a prezzi davvero vantaggiosi.

Invitare a scoprire la Lombardia, ma anche insegnare ai cittadini lombardi a essere turisti “a casa propria”. Questo l’obiettivo di “città d’arte” di Trenord nell’ambito di “Discovery Train”, pensato non solo per chi raggiunge dall’estero o dal resto d’Italia la Lombardia, ma anche per chi ci vive, affinché possa scoprire le sue bellezze e i suoi tesori nascosti. Città da raggiungere in treno, evitando il problema del parcheggio e del traffico, e da visitare approfittando di sconti e convenzioni che l’azienda di trasporto ferroviario ha stretto con realtà ed enti del territorio.

MILANO

Milano

Trenord propone di scoprire le bellezze della città di Milano raggiungendo il capoluogo della Regione comodamente in treno. Una proposta per i turisti che arrivano in città per la prima volta, ma anche per chi raggiunge il capoluogo tutti i giorni per motivi di studio e di lavoro, e vuole scoprirne i tesori. Tra i luoghi di Milano segnaliamo il museo della Scienza e della Tecnica “Leonardo Da Vinci”: viaggio in treno a/r da tutta la Lombardia a Milano, ingresso al museo a un prezzo convenzionato, sconto 10% presso lo shop del Museo. Il Duomo: i clienti Trenord in possesso di un biglietto ferroviario con destinazione Milano, valido nella giornata di vista della città, potranno usufruire di uno sconto del 10% sul Duomo Pass per scoprire i punti d’interesse artistici e storici del Duomo ovvero la Cattedrale, il Museo, l’Area Archeologica e la Chiesa di San Gottardo in Corte sino alle Terrazze, alle quali si accede con ascensore con Pass A o scale con Pass B, da dove si può ammirare tutta la città di Milano. Il biglietto permette inoltre di usufruire di uno sconto speciale del 10% presso DuomoShop e del 50% sul noleggio dell’Audioguida.

Mantova

La città di Mantova, terra dei Gonzaga, è un capolavoro di bellezza e cultura. La Rotonda di San Lorenzo, Palazzo Te, Palazzo Ducale e il Duomo sono tappe assolutamente imperdibili. Oltre ai suoi monumenti, Mantova è celebre anche per la sua ricchezza naturalistica: un tour in battello lungo il fiume Mincio è la soluzione migliore per ammirarne da vicino il fascino incontaminato.

BERGAMO

Bergamo

Bergamo, la città che ha dato i natali al compositore Gaetano Donizetti, è un luogo senza uguali per storia e cultura. Le sue celebri mura sono diventate nel luglio 2017 Patrimonio Unesco. Una struttura unica con “due città nella città”, Bergamo Bassa e Bergamo Alta, collegate tra loro da due funicolari. Tappe obbligate la Piazza Vecchia e l’Accademia Carrara.

BRESCIA

Brescia

Un viaggio nel tempo alla scoperta delle bellezze di Brescia: la “Leonessa d’Italia”. Dalla Brixia Romana, che ha ottenuto il riconoscimento dell’Unesco, alle due cattedrali, fino alle sue bellissime piazze.

Info: www.trenord.it

Castiglione Olona: un borgo da scoprire

Castiglione Olona è un prezioso scrigno quattrocentesco, interamente percorribile a piedi, immerso nel verde della Valle Olona. Borgo di origine tardoromana, dal 1422 per volere del cardinale Branda Castiglioni fu riplasmato quale città ideale, la prima del Rinascimento italiano.

Lontano da Firenze, dentro l’Umanesimo. Castiglione Olona, a pochi km da Varese, è uno dei borghi più belli d’Italia, con una concentrazione di monumenti da far invidia al capoluogo toscano. A iniziare da Palazzo Branda Castiglioni, con la fiabesca veduta di Masolino da Panicale, maestro fiorentino che a Castiglione lasciò le sue ultime opere note, e il Museo di Arte Plastica, entrambi di proprietà comunale, ospitato nelle sale affrescate del quattrocentesco Palazzo dei Castiglioni di Monteruzzo; la Chiesa di Villa, “tempio” a pianta centrale, memore di illustri esempi fiorentini, con un notevole patrimonio scultoreo sia all’esterno sia all’interno; il Complesso della Collegiata, che sorge sul colle più alto del paese, sul sito dell’antico castello, e che comprende il Museo, la Chiesa e il Battistero con il ciclo del Battista, capolavoro di Masolino.

Nella Collegiata, di proprietà della Parrocchia della Beata Vergine del Rosario, spetta a Masolino il leggiadro ciclo dedicato alla Vergine, mentre del fiorentino Paolo Schiavo e del senese Vecchietta sono le avvincenti storie dei santi Stefano e Lorenzo. Sculture di maestri caronesi consentono di sfogliare un capitolo significativo della scultura lombarda (dalla lunetta in facciata alla tomba del cardinale Branda fino ai polittici in pietra policroma che ornano gli altari laterali).

Splendori inaspettati come il lampadario nordico del XV secolo, con otto bracci istoriati e statuine della Madonna con il Bambino e dei santi ai quali è consacrata la Collegiata, testimoniano la cultura autenticamente europea del committente Branda Castiglioni.

Nel Battistero le celebri scene con la vita di san Giovanni Battista, riconosciuto capolavoro di Masolino, si compenetrano senza rispettare la scansione spaziale reale. È un racconto suggestivo che dal 1435 corre senza soluzione di continuità sui muri, negli sguinci delle finestre, sulle volte. Si aprono delicati paesaggi, spuntano architetture in prospettiva, si mostrano personaggi aggraziati, spesso vestiti all’ultima moda, in un compendio straordinario di tecnica pittorica perché questo incantevole spazio, segnato da vicende conservative complesse, aiuta a cogliere da vicino particolari sorprendenti, a distinguere giornate, stesure ad affresco, aggiunte a secco.

Nel Museo, riallestito cinque anni fa secondo moderni criteri espositivi, si ammirano dipinti fiorentini, quali la delicata Annunciazione di Apollonio di Giovanni e la grande Crocifissione attribuita a Neri di Bicci, manoscritti miniati, preziose oreficerie, sculture. Il giardino, un tempo occupato da un grandioso chiostro, regala momenti di bellezza non solo naturalistica, offrendo interessanti prospettive sulla Collegiata e il suo campanile.

Che cosa c’è di nuovo

Chi desiderasse tornare a Castiglione dopo lungo tempo, troverebbe non poche novità. Vedrebbe più nitidamente gli affreschi di Masolino e compagni, dopo l’intervento di Pinin Brambilla Barcilon, grande restauratrice del Cenacolo; troverebbe inoltre una scena in più, nel ciclo della Vergine in Collegiata, perché nel 2003 è riemersa un’interessante Dormitio Virginis, attribuita a Paolo Schiavo. Potrebbe visitare tre stanze dell’antica canonica, dove dal 2013 il tesoro della Collegiata è esposto con piena dignità e un curato allestimento. Forse noterebbe per la prima volta tante opere qui conservate, risanate e nuovamente apprezzabili nel dettaglio: codici di canto ambrosiano, alcuni dei quali miniati; il raffinato cofanetto nuziale, con placchette in osso intagliato, poi riutilizzato come reliquiario, per il quale è stata più volte evocata la bottega degli Embriachi; calici, aspersori, pissidi, fino a dipinti su tavola. Tra le gemme più preziose è l’Annunciazione attribuita ad Apollonio di Giovanni, pittore e miniatore che a Firenze insieme a Marco Del Buono condusse una delle più famose botteghe specializzate nella decorazione di cassoni nuziali e deschi da parto. Il restauro del 2017 ha esaltato l’alta qualità dell’opera e la finezza dei dettagli, quali la modellazione dell’equilibrata architettura, ispirata a celebri esempi del primo Rinascimento fiorentino, e ha consentito di meglio osservare particolari iconografici interessanti, quali il Bambino Gesù che discende verso la Vergine e l’ombra di Maria, carica di forte valore simbolico, che si proietta, aureola compresa, sul muro alle sue spalle. L’ultimo dipinto recuperato, in ordine di tempo, è la Sacra Famiglia con santa Caterina da Siena, che ha ricevuto una nuova attribuzione, con l’ascrizione a un maestro veneto- cretese del tardo Cinquecento. Ogni restauro che possa dirsi ben condotto deve portare a una nuova consapevolezza sui beni curati. Così è stato per il recupero del prezioso chandelier quattrocentesco della Collegiata, realizzato nell’ambito del progetto Restituzioni 2018: la successiva mostra presso Venaria Reale (28 marzo – 16 settembre 2018), che Intesa San Paolo ha organizzato per comunicare gli esiti degli interventi conservativi finanziati, è stata occasione per raccontare a un ampio pubblico non solo il valore artistico del lampadario, spesso accostato al celebre ritratto dei coniugi Arnolfini di Jan Van Eyck, in cui un simile ma più modesto lampadario è rappresentato nei minimi particolari, ma è stata anche la giusta sede per ribadire l’autenticità del raro manufatto, in passato da qualcuno messa in dubbio in ragione di un furto mascherato che avvenne verso la fine dell’Ottocento, quando una rinnovata attenzione per le cosiddette arti applicate generò tanti falsi e traffici truffaldini. L’avvincente giallo racconta che il parroco mandò il lampadario a Milano perché venisse pulito; al ritorno, fu ricollocato al suo posto; solo qualche tempo dopo l’architetto Luca Beltrami vide per caso l’originale presso un antiquario milanese, consentendo di scoprire che era stata restituita una copia, ottimamente eseguita, poi spostata nella Chiesa di Villa (anche la copia è stata spolverata e studiata nei mesi scorsi).

Il lampadario in ottone della Collegiata, ascrivibile al terzo o quarto decennio del XV secolo, è opera di manifattura fiamminga o tedesca. Il restauro ha garantito nuova leggibilità agli otto bracci con san Giorgio e il drago, al tempietto con la Madonna con il Bambino e i santi Lorenzo e Stefano e alla testa di leone, finemente lavorata, che chiude il cono inferiore. Intanto proseguono gli interventi conservativi sulle architetture: dopo il torrione d’ingresso alla rocca, concluso nel 2018, sarà la volta del rosone della Collegiata. Affinché lo sforzo per il recupero del patrimonio storico- artistico non sia vano, il Museo della Collegiata cerca di fare in modo che ogni azione, sostenuta da adeguata comunicazione, generi conferenze e iniziative divulgative per diversi tipi di pubblico, dia nuova linfa a progetti educativi e ad attività specifiche per le famiglie. Si può così seguire “signor Tond”, divertente cerchio che va in giro per incontrare altri rotondi come lui; ed eccolo parlare con cerchi di pietra, occhi di luce, dischi d’oro e buchi color arcobaleno; oppure si può andare a caccia di animali che non fanno versi e, anche se sono feroci, se ne stanno buoni buoni: uno zoo scolpito e dipinto, tutto d’autore! Il sito internet del Museo (www.museocollegiata.it), recentemente rinnovato e ancora in fase di espansione, riporta tutta l’offerta didattica per scuole di ogni ordine e grado, da poco formulata, nel desiderio di promuovere percorsi e laboratori che superino la semplice esperienza della visita guidata.

Tre anni fa a pochi passi dalla Collegiata, in un antico rustico costruito sui resti della rocca medievale, è stata aperta la Locanda della Collegiata (www.locandaallacollegiata.com), aperto nei weekend e disponibile ogni giorno per gruppi su prenotazione.

Nel 2018 è stato presentata la prima produzione del vino della Collegiata (Il Collegiata), grazie a Francesco Nutricati, vignaiolo volontario che nel 2015 ha riportato i filari di vite sul pendio della Collegiata: 300 piante che hanno riqualificato paesaggisticamente il cuore del borgo e che hanno donato un giovane Merlot, non in vendita, ma ad esclusivo sostegno di iniziative benefiche, così che la cura della terra sostenga la ricerca per malattie rare o realtà sociali bisognose.

Come raggiungere Castiglione Olona

In auto: autostrada A8 Milano-Varese, uscita Gazzada, poi SP57 per 4 chilometri fino a Lozza, dove a destra si svolta per entrare a Castiglione Olona.

In bici: pista ciclabile Valle Olona da Castellanza a Castiglione Olona (20 chilometri circa) http://www.vareselandoftourism.com/pista-ciclabile-valle-olona.

Info: www.museocollegiata.it

Le sedie Chiavarine famose in tutto il mondo

0

Le “Chiavarine” sono le celebri sedie liguri, ambasciatrici del made in Italy. Sono prodotte dai Fratelli Levaggi, che dal 1963 fanno conoscere l’artigianato di Chiavari nel mondo assieme ad altri prodotti (divani, poltrone, sgabelli e tavoli). Su quelle sedie si sono sedute chissà quante generazioni: gente comune, ma anche i potenti della terra e i Vip.

La sedia di Chiavari ha una storia curiosa: è un’invenzione di Giuseppe Gaetano Descalzi, ebanista chiavarese. Nel 1807 il Descalzi (soprannominato “Il Campanino” perché discendente da una famiglia di campanari) diede alla luce la sua famosa creazione che lo avrebbe in poco tempo consegnato alla storia. La nuova sedia apparve subito in tutta la sua singolarità: un design di grande modernità, pulito e minimale, privo degli eccessi decorativi tipici del tempo, che lasciò tutti sbalorditi per la sua capacità di unire leggerezza estrema a una robustezza senza pari. Si narra perfino che per testarne la bontà costruttiva, il Campanino gettò la sedia dalla finestra della sua abitazione: pare che la seggiola, pesante poco più di un kg, sia rimbalzata sulla strada sottostante senza rompersi, dando prova delle sue caratteristiche straordinarie. La Chiavarina conobbe in breve tempo una rapida e vastissima diffusione che la condusse in tutte le corti più importanti d’Europa e ricevette l’apprezzamento di personaggi storici, da Napoleone III a Francesco I di Borbone fino ad arrivare a tempi più recenti, con la celebre comparsa alla Casa Bianca durante lo storico incontro tra Reagan e Gorbaciov.

“Siamo una famiglia di artigiani altamente specializzati e da oltre 50 anni, realizziamo le autentiche sedie artigianali di Chiavari con metodi e materiali tradizionali, ma con una continua attenzione alla sperimentazione e alla ricerca formale”, ci racconta Paolo, che assieme al fratello Gabriele è a capo dell’azienda di famiglia. “Eleganti, robuste e leggerissime, le nostre sedie sono lavorate e rifinite interamente a mano con cura e passione. Scegliamo personalmente il legno che utilizziamo, di provenienza locale, ne seguiamo tutte le fasi di preparazione, dal taglio alla naturale stagionatura. Tutto ciò per raggiungere la certezza che ogni sedia prodotta nel nostro laboratorio rappresenti la massima espressione in fatto di qualità e sostenibilità. Attendiamo pazientemente dai 2 ai 5 anni prima che le tavole accatastate all’aperto siano pronte per essere lavorate”, continua Paolo. “Per noi il concetto di “sostenibilità” non è una moda o una strategia di marketing, ma è da sempre il nostro modo di lavorare”.

E i numeri della produzione? “Non ci interessano i grandi numeri”, conclude Paolo, “ci basta sapere che ogni oggetto che esce dal nostro laboratorio rappresenta la massima espressione in fatto di qualità e cura dei dettagli”.

L’azienda non dimentica la tradizione tramandata dal fondatore, ma neppure dimentica la comunicazione e i social. A questo proposito i fratelli Levaggi sono stati premiati con un’importante onoreficenza: Google, che non ha certo bisogno di presentazioni, li ha premiati come caso di eccellenza nazionale per la loro moderna e innovativa forma di comunicazione sui social. Un ponte che unisce passato e futuro dell’azienda, tradizione e innovazione al passo con i tempi.

I Fratelli Levaggi sono a Chavari (GE) in via Parma 469.

Info: www.levaggisedie.it

Bled: un lago romantico

Con l’avvicinarsi della primavera torna la voglia di innamorarsi e viaggiare e, se si è alla ricerca di una destinazione romantica, Bled sembra essere la meta perfetta. Il lago nasce nei pressi dell’omonimo villaggio ai margini del Parco Nazionale Triglav ed ha al centro una piccola isola, l’unica di tutta la Slovenia, su cui svetta il campanile della Chiesa gotica di Santa Maria dell’Assunzione. A dominare sul lago da una falesia di oltre un centinaio di metri il Castello di Bled, il più antico della Slovenia, eretto nel IX secolo e ricostruito nel XVI. Sono sempre di più, le coppie che scelgono questa destinazione per coronare il proprio sogno d’amore, soprattutto inglesi dall’estero, ma anche molte coppie italiane. L’Isola può essere raggiunta imbarcandosi su delle caratteristiche barche locali, le Pletne, lontane parenti delle nostre gondole.

Bled - il castello
© Ente Sloveno per il turismo

99 Gradini di follia slovena

La tradizione slovena racconta che ogni sloveno, almeno una volta nella vita, debba salire sul Monte Triglav, simbolo della nazione e della bandiera nazionale. Poteva mancare una prova simile a Bled? Tradizione locale vuole che lo sposo, per assicurare felicità al matrimonio, porti in braccio la sposa lungo tutti i 99 gradini che compongono la scalinata che porta alla Cappella. A confronto l’ascesa al Triglav appare un’impresa di poco conto, infatti solo la metà dei mariti riesce a portare in braccio la propria sposa in cima alla scalinata. Per i meno atletici, consigliamo il rito della campana, che secondo la leggenda fu donata dal Papa alla città di Bled, colpita dalla perdita della vecchia campana regalata da una vedova in memoria del marito scomparso. Facendo suonare 3 rintocchi sembra si possa esprimere un desiderio.

Matrimonio a Bled
© Ana Gregoric

Matrimonio Made in Slovenia

Pacchetto Matrimonio, per 10 invitati, comprende matrimonio civile, le pratiche d’ufficio, l’arrivo con la barca sull’isola, trucco e parrucco per la sposa, torta, fiori, bevande un rinfresco sull’isola dopo la cerimonia, comprensivo di wedding planning a partire da 3.800 € (escluso fotografo o altri extra come la musica dal vivo). A questo si può sommare il costo del pranzo di matrimonio, per 4 portate parte dai 55€.
Per maggiori informazioni, potete contattare la wedding planner locale (preferisce parlare in inglese ma parla anche italiano) Petra Cuk, tel. 04.1695011, petra@dapetra.com,
www.dapetra.com.

Info: Ente Sloveno per il Turismo, Galleria Buenos Aires 1, Milano, tel. 02.29511187, www.slovenia.info.

Medioevo a Norimberga

Considerata il capoluogo della Franconia, Norimberga è da sempre un centro culturale, commerciale e industriale d’eccellenza che conserva quasi intatto il suo antico aspetto.
E’ una delle città d’arte più pittoresche della Germania, straordinariamente ricca di parchi e giardini. A rendere ancor più affascinante Norimberga, città bavarese dai difficili trascorsi storici, è proprio l’accurata ricostruzione postbellica che ne ha riportato all’antico splendore il volto medievale, accostandovi eleganti edifici moderni e valorizzandone le storiche chiese: oggi Norimberga si colloca al ventitreesimo posto nella classifica delle 215 città più vivibili del mondo.
Se la fortezza imperiale del Kaiserburg, il mercatino di Natale Christkindlesmarkt e Albrecht Dürer, sommo maestro della pittura rinascimentale tedesca, sono i suoi simboli più famosi, altrettanto interessanti sono monumenti come il museo d’arte e design Neues Museum o il museo del giocattolo Spielzeugmuseum, le storiche chiese, i concerti delle orchestre sinfonica e dell’Opera o gli eventi internazionali: la città offre un panorama culturale e museale a 360 gradi. Abbracciato da poderose torri medievali, il centro storico attraversato dal Pegnitz che scorre lento sotto i ponti presenta angoli e cantucci romantici e suggestivi, dove il tempo sembra fermarsi. Camminando, poi, balza all’occhio la presenza costante delle biciclette. Spostarsi sulle due ruote in città è facile: i larghi marciapiedi sono spesso affiancati da corsie ciclabili e non mancano cicloparcheggi, colonnine di ricarica per e-bike e punti di noleggio o bike-sharing.

Informazioni. Info e visite guidate: Congress- und Tourismus-Zentrale Nürnberg, Frauentorgraben 3, D-90443 Nürnberg, tourismus@ nuernberg.de, www.tourismus.nuernberg.de.

©Tourismus Nürnberg

Dieci attrazioni
La top 10 delle attrazioni secondo l’ente del turismo include la rocca del Kaiserburg, la casa di Dürer, il centro di documentazione di storia nazista Reichsparteitagsgelände, le storiche cantine Felsengänge, la piazza Hauptmarktplatz, l’antico quartiere dei conciatori di pelli nella Weissgerbergasse, la torre del boia Henkerturm, la strada dei Diritti dell’Uomo Straße der Menschenrechte, il cimitero St. Johannis Friedhof e il museo ferroviario DB Museum.

I tre must
Si dice che non si è mai stati a Norimberga se: non si è mai assistito allo spettacolo del Männleinlaufen, l’orologio a carillon della chiesa Frauenkirche, che suona ogni mezzogiorno; non si sono mai ammirati i tetti rossi della città dal Kaiserburg; non si sono mai assaggiati i Bratwürste, le tipiche salsiccette arrosto. Ma l’elenco potrebbe continuare: che dire dei leggendari biscotti Lebkuchen, del mercatino di Natale o del mercato di frutta e verdura in Hauptmarktplatz?

A due ruote
La città vanta oltre 295 km di ciclabili con segnaletica bianco-verde in parchi e aree verdi, zone a traffico limitato e a velocità ridotta. Dove non è possibile evitare le strade principali vi sono corsie ciclabili separate. Molte mete turisticoculturali possono essere raggiunte comodamente in bicicletta. Ottimo anche il sistema integrato di trasporto pubblico e bici. La cartina delle ciclabili urbane si trova a pagamento in uffici turistici ed edicole oppure gratis online.

Mendrisiotto: una regione da scoprire

La regione del Mendrisiotto e Basso Ceresio è un piccolo territorio generoso e molto piacevole da visitare, che viene purtroppo spesso attraversato velocemente, mancando così l’occasione di scoprire la ricchezza e la qualità dei numerosi elementi che lo rendono speciale.
Incastonato come una piccola gemma preziosa nell’estremo sud del Cantone, questo territorio è circondato dalla Lombardia, una regione con la quale ha sempre intrattenuto rapporti particolarmente intensi e con cui condivide l’area e l’offerta turistica di due importanti montagne, dalle quali è possibile gustare panorami mozzafiato: il Monte San Giorgio, Patrimonio mondiale transnazionale dell’Umanità UNESCO (2003/2010) e il Monte Generoso, tra le prime storiche mete turistiche del Cantone Ticino.

Natura e cultura
Difficile per gli escursionisti che si avventurano sui sentieri delle due montagne riconoscere le tracce di un confine che la natura non ha chiaramente evidenziato in nessun modo. Una natura splendida e generosa che ancora oggi vanta alcune specie di rari fossili, di fiori, di piccoli animali e d’insetti che non si trovano in altri luoghi.
Tanti sono i riferimenti culturali e i luoghi da visitare sulle due montagne, come nelle valli e sui colli; luoghi che svelano a tratti terrazzamenti coltivati a vigna, cantine vitivinicole o inattesi grotti nascosti nel verde.

Siti da non perdere
Tra i siti che non dovete mancare di visitare, se volete scoprire il meglio di questa regione, vi suggeriamo la vetta del Monte Generoso dove potrete visitare la nuova struttura di accoglienza edificata da architetto Mario Botta, chiamata “Fiore di Pietra”, e raggiungere a piedi per una visita, la Grotta dell’Orso. Scendendo potreste decidere di percorrere a piedi uno dei sentieri che portano in valle di Muggio, dove potete visitare il mulino di Bruzella e le Nevère, e da qui poi raggiungere il parco delle Gole della Breggia per conoscere l’itinerario didattico che conduce alla scoperta della fabbricazione del cemento.
Sul Monte San Giorgio suggeriamo la visita al Museo dei Fossili del Monte San Giorgio e al Parco archeologico di Tremona, dove potete vivere un’esperienza di realtà aumentata in occasione della visita agli scavi.
Ulteriori luoghi da scoprire sono i villaggi ed i lidi che trovate sulle rive del lago Ceresio. Se siete interessati ai beni culturali vi suggeriamo di consultare la lista dei Musei e delle Gallerie d’arte che di sicuro vi sorprenderà per ricchezza e varietà di proposte. Tra queste segnaliamo il Museo Vincenzo Vela, la Pinacoteca Züst, il Museo del Trasparente e la Galleria Artrust.

Informazioni
Organizzazione Turistica Regionale Mendrisiotto e Basso Ceresio: www.mendrisiottoturismo.ch

Lagorai, il Trentino da scoprire

Due giorni – a fine settembre – in un angolo incontaminato del Trentino: il Lagorai. Lo abbiamo conosciuto, alla guida di un’e-bike realizzata interamente in legno, in uno dei suoi momenti più magici e romantici, ovvero in occasione del bramito dei cervi, nella stagione dell’amore.

bramito
Un cervo al bramito: nella stagione dell’amore (tra settembre e ottobre) riecheggia tra le valli del Lagorai.

Lo ammetto, quando mi dissero che avrei potuto sentire il bramito dei cervi anche dalla mia camera d’albergo, ero un po’ scettico. Insomma, il bramito dei cervi era collocato nella mia mente all’interno di un contesto naturale selvatico e impervio, quasi selvaggio. Invece, il bramito si sentiva per davvero. Dal tramonto, al calar della sera, quando le luci del giorno filtrano sempre con meno forza tra le foglie, questo suono ancestrale si sente. Eccome se si sente. In fondo, è una delle caratteristiche che più colpiscono del Lagorai, che separa la Val di Fiemme dalla Valsugana: un territorio appena sfiorato dalla mano dell’uomo, caratterizzato da una moltitudine di specchi d’acqua, prati e boschi verdissimi, pascoli e rocce granitiche. Ed è per questi motivi che il Lagorai e la Valsugana sono diventati un piccolo paradiso per l’outdoor, con itinerari che si possono compiere sia a piedi sia in bicicletta (per i meno allenati, visti i dislivelli, magari elettrica).

Oasi Valtrigona
L’oasi di Valtrigona è una delle poche oasi Wwf dell’arco alpino. La malga di Valtrigona ospita anche il centro visitatori.

L’oasi di Valtrigona e il laghetto delle Buse

Una meta obbligata è senz’altro l’oasi di Valtrigona, una delle poche oasi Wwf dell’arco alpino. L’oasi – che si trova all’interno di una Zps (Zona di protezione Speciale) – si trova a ridosso della Valsugana, nel comune di Telve, in una valletta laterale all’ampia Val Calamento, ai piedi del Lagorai. I 234 ettari di estensione comprendono tutta la Valtrigona e la sinistra orografica della Val Scartazza, con quote comprese tra i 1.600 e i 2.200 metri. Per raggiungere l’oasi occorre seguire la strada provinciale che attraversa l’abitato di Telve nella direzione del Passo Manghen per una quindicina di chilometri. Dalla Valtrighetta si prosegue a piedi, lungo il sentiero S.A.T. n° 374, che attraversa la riserva fino a raggiungere la bocchetta d’Ezze. Si consiglia anche una passeggiata che parte da Passo Manghen (2.050 metri) e arriva al laghetto delle Buse (2.065 metri). Il percorso è semplice e poco faticoso (45 minuti per l’andata e altrettanti per il ritorno), ma attenzione – in certi tratti – perché attraversa un vasto macereto sassoso. Una raccomandazione: le escursioni all’oasi di Valtrigona e al laghetto delle Buse vanno programmate nei mesi che vanno da maggio a ottobre.

Le malghe

Nell’ottica di un turismo che ha a cuore anche la sostenibilità del territorio, le malghe sono il luogo ideale per sperimentare una vita semplice a contatto con la natura. Presenti su tutto il territorio della Valsugana, nelle malghe si possono gustare (e, spesso, acquistare) prodotti come formaggio, burro, insaccati, frutti coltivati nel fondovalle. Nell’oasi di Valtrigona, oltre alla malga omonima, che ospita anche il centro-visitatori, possiamo segnalare anche la malga Casabolenga (1.623 metri).

Hotel Aurai, un nome… un programma

Aurai è l’antico nome della catena montuosa del Lagorai: è così che tre giovanissime sorelle – Martina, Stefania ed Elena – hanno deciso di chiamare l’albergo che sorge proprio davanti al bosco in cui – fra settembre e ottobre – i cervi intonano il loro inconfondibile canto d’amore, il bramito (in località Calamento). Aurai, in un’antica lingua di origine indoeurope, significa “spazio erboso attorno all’acqua”. Fa riferimento ai numerosissimi laghetti che caratterizzano quest’area naturalistica.

Oltre a essere un ottimo punto di partenza per gli itinerari della zona, l’albergo è davvero caratteristico, con il calore del legno che riveste le stanze e gli ambienti, secondo la tradizione delle tipiche costruzioni di montagna. A disposizione anche anche un’area spa, dotata di sauna, bagno turco, percorso Kneipp e cascata di ghiaccio.

Per informazioni: Hotel Aurai, loc. Calamento, 14 – 38050 Telve (Trento), tel. 0461 766239 – 345 1430892, www.hotelaurai.it

e-bike legno
Questa bicicletta elettrica, realizzata
interamente in legno, è costruita dalla bolognese Bruko.

Un’e-bike di legno, ‘targata’ Bruko

Le biciclette a pedalata assistita (e-bike) stanno spopolando, soprattutto tra chi ama pedalare in montagna, dove c’è più bisogno di potenza nel motore… delle nostre gambe. Abbiamo potuto assistere alla presentazione (e, successivamente, testare) in anteprima di una bicicletta elettrica realizzata interamente in legno, con un procedimento artigianale che garantisce unicità per ogni pezzo: è costruita dalla bolognese Bruko (il nome del brand fonde i cognomi di Paolo Brunello e Sara Kolle). Il telaio è interamente costruito a mano con un tempo di costruzione di circa un mese. La bicicletta Bruko è creata con stratificati di rovere, betulla e mogano, con fibre incrociate che garantiscono un’alta tenuta.e-bike

La batteria è incassata nel telaio, custodita da un box in alluminio ignifugo: questa soluzione assicura sicurezza, leggerezza e un impatto estetico piacevole e accattivante. La posizione centrale del motore fa sì che i pesi siano ben bilanciati, restituendo al ciclista sensazioni di controllo e sicurezza. È spinta dal motore OLIeds Made in Italy, il quale unisce in un unico intervento motorizzato il sistema Torque e il sistema Pas. La batteria è al litio, creata su misura con cella Samsung con una potenza di 400 W. L’autonomia prevista è di circa 50/60 km con un medio utilizzo di assistenza. I due sistemi di motore sono collegati al display OLIeds, che fornisce numerose assistenze (temperatura ambientale, indicatore di carica residua, livello di assistenza, velocità istantanea, indicatore di potenza del motore, funzione Walk). I freni sono a disco. Insomma, una e-bike dall’estetica vintage, ma con contenuti tecnologici rilevanti. Fateci un pensierino. Per informazioni: Bruko, tel. 392 7670489 – 339 7706696, www.brukoboards.it

Il mercatino di Natale dei Canòpi

Pergine Valsugana (Tn) celebra ogni la leggenda di gnomi minatori (i Canòpi delle Knappel, le miniere) ed elfi che, nel periodo dell’Avvento, scendevano a valle per offrire giochi, preziosi, decori e dolcezze di Natale e i loro migliori prodotti artigianali, in un coloratissimo mercatino sparso nelle vie del centro storico del paese. Il mercatino è una festa con cori, musici e giocolieri, spettacoli, luci e colori oltre a piccoli laboratori, mostre e degustazioni. Sarà aperto tutti i week-end dal 1° dicembre al 6 gennaio. Aperture straordinarie: venerdì 7, giovedì 20, venerdì 21, lunedì 24, da mercoledì 26 a lunedì 31 dicembre, martedì 1 e venerdì 4 gennaio.

Per informazioni: www.visitpergine.it, www.visitvalsugana.it

Biciclette elettriche, a Bergamo la sesta edizione di BikeUp

La valenza turistica del territorio bergamasco, luogo storicamente di cultori della bici, è un importante valore aggiunto della nuova collocazione dell’evento: Bergamo dal 29 al 31 marzo. La città è uno scrigno di preziosi tesori come la basilica di Santa Maria Maggiore, risalente al XII secolo, ed è il centro ideale di una rete di percorsi pedalabili per tutti i gusti e per tutte le gambe. I numeri legati alle e-bike, nuova forma di mobilità dalla forte valenza sostenibile, che spazia dal commuting ai lunghi percorsi a tappe della rete Eurovelo, non smettono di crescere e la sesta edizione di BikeUP si farà interprete di questa tendenza con un programma ancora più ricco di attività pensate per coinvolgere i biker di tutte le età.

ll calendario è fittissimo con momenti dedicati alle escursioni alla scoperta della città e del territorio, alle iniziative riservate ai bambini e alle esibizioni, anche in chiave spettacolare, come le evoluzioni con le bici trial e le Bmx. Saranno molte le opportunità per divertirsi e imparare, osservando le bellezze del patrimonio storico-artistico della città orobica da un punto di vista inedito, provando a muoversi in città in sella a una e-bike, mezzo perfetto anche per esplorare nuove modalità di viaggio in chiave slow. Grande spazio, infatti, sarà riservato ai test di differenti modelli di biciclette a pedalata assistita, organizzati in collaborazione con le aziende produttrici italiane e straniere.

La possibilità di poter provare in prima persona più bici e di fare un confronto sul campo tra marchi e tipologie è da sempre uno dei tratti distintivi di BikeUP ed è particolarmente apprezzata dal pubblico: i test dell’edizione 2018 sono stati oltre 5.000 e a Bergamo i numeri saranno ancora maggiori anche in relazione alla maggiore varietà di modelli presenti e alle due aree test lontane dal traffico, novità introdotta proprio quest’anno.

Tra le novità più interessanti, la presenza di modelli di e-bike in versione cargo. Stanno cambiando il panorama della delivery urbana e sempre più frequentemente capita di vedere mamme e papà attraversare la città con i loro bambini nel cassone adattato.

Nell’ottica di valorizzare la mobilità e-powered, un’altra new entry del programma di BikeUP 2019 sarà la partecipazione di alcuni produttori di e-scooter, con la possibilità per i visitatori di provare anche questo tipo di veicoli adatti al trasporto urbano a impatto ambientale zero.

Com’era naturale che fosse, ampio spazio alle prove su tracciati diversi per lunghezza e durata (1 e 3 ore) delle differenti tipologie di e-bike (e-mtb, e-bike trekking e city): per rendere più agevole e interessante la prova ci sarà la possibilità di essere accompagnati da guide del territorio sia il sabato sia la domenica, a partire dalle 10 del mattino.

Tra le esperienze più suggestive che caratterizzano la nuova edizione bergamasca di BikeUP ed evidenziano la sinergia con la città e il territorio, le escursioni guidate di tre ore abbinate a una degustazione di prodotti eno-gastronomici, espressione dell’eccellenza territoriale.

Molte le iniziative riservate ai biker in erba con un’area bambini dedicata, dove anche i più piccoli si avvicineranno alla bicicletta, muovendo i primi passi sulle balance bike. Numerosi i momenti focalizzati sull’educazione stradale e le occasioni di divertimento da vivere insieme ai genitori.

www.bikeup.eu