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VISITARE IL MUSEO DEGLI ABBA A STOCCOLMA

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Nel cuore di Stoccolma, la capitale della Svezia, si trova un luogo magico che porta i visitatori indietro nel tempo, immergendoli nell’epoca d’oro della musica pop.

Stiamo parlando del Museo dedicato agli ABBA, una destinazione imperdibile per i fan (e non solo) di questo celebre quartetto svedese che ha conquistato il mondo intero negli anni ’70 e ’80.

Questo museo unico al mondo celebra il patrimonio musicale degli ABBA e tutto ciò che ruota intorno a loro offrendo ai visitatori un’esperienza coinvolgente e al tempo stesso nostalgica.

Gli ABBA hanno avuto un successo senza precedenti nel panorama musicale internazionale, vendendo oltre 400 milioni di dischi e diventando uno dei gruppi pop più iconici di tutti i tempi.

Il nome “ABBA” è un acronimo dei nomi dei membri del gruppo: Agnetha, Björn, Benny e Anni-Frid.

Nel 1974 questi giovani ragazzi svedesi presero d’assalto l’Eurovision Song Contest con la loro canzone “Waterloo”, vincendo la competizione e diventando improvvisamente famosi a livello internazionale. Questo fu solo l’inizio di un’incredibile ascesa in campo musicale.

Gli ABBA si distinsero per la loro musica orecchiabile, i ritornelli accattivanti e gli armonici vocali unici. Le loro canzoni spaziavano tra il pop, la disco e il rock, ma erano sempre caratterizzate da un’energia contagiosa e da testi spesso malinconici, ma al tempo stesso empatici.

Canzoni come “Dancing Queen”, “Mamma Mia”, “Take a Chance on Me” e “The Winner Takes It All” divennero inni generazionali, con la loro musica che permeava le radio e le discoteche di tutto il mondo.

Tuttavia, nonostante il loro successo straordinario, gli ABBA decisero di porre fine alla loro collaborazione nel 1982. Agnetha e Björn si separarono, così come Benny e Anni-Frid, e i membri del gruppo intrapresero carriere soliste.

La loro storia è una testimonianza del potere universale della musica e del suo impatto duraturo.

Il sound unico, le melodie incisive e le loro performance indimenticabili hanno lasciato un’impronta indelebile nella storia della musica meritando quindi un’esposizione a loro dedicata proprio nella città d’origine dell’iconica formazione.

Se siete a Stoccolma approfittatene per farci un salto e conoscere da vicino uno dei fenomeni più incisivi della cultura pop svedese, non rimarrete di certo delusi.

VISITARE IL MUSEO DEGLI ABBA

Il museo intitolato al celebre quartetto era stato ideato nel 2006 per preservare e condividere la storia di questo straordinario gruppo con i fan di tutte le età.

Una vicenda non poco travagliata quella dell’apertura visto che il progetto risale a qualche anno prima, ma causa problemi finanziari vedrà la luce solo nel maggio 2013.

Entrare all’Abba Museum è una vera e propria festa per i sensi.

Ogni sala infatti offre un’esperienza interattiva e multimediale che trasporta i visitatori nell’affascinante mondo di Agnetha, Björn, Benny e Anni-Frid.

Un viaggio cronologico che attraversa ogni fase della loro storia: dagli esordi allo scioglimento del gruppo, un evento che inesorabilmente si intreccia con le loro vicende personali e sentimentali, fino a un approfondimento sulle loro successive carriere da solisti.

Il motto del museo è Diventa il quinto Abba! e qui è davvero possibile farlo attraverso una serie di espedienti multimediali.

Tra questi troviamo una delle esperienze più emozionanti offerte del museo ossia la possibilità di entrare in uno studio di registrazione virtuale, dove si può cantare e registrare una canzone degli ABBA, aggiungendo voci e strumenti per ricreare la propria versione di uno dei loro brani più famosi.

Altrettanto coinvolgente è la parte in cui, salendo su un vero palco, è possibile ballare insieme agli altri componenti seguendo le coreografie che hanno reso famoso il gruppo. La vostra performance la ritroverete addirittura in una sezione dedicata del sito web ufficiale.

Lo stage dove potersi unire agli Abba virtuali

Il museo ospita poi una vasta collezione di memorabilia degli ABBA, tra cui costumi originali, dischi d’oro, fotografie e oggetti personali e persino una ricostruzione dei Polar Studios, dove incisero gran parte dei loro brani più famosi.

Si possono ammirare gli abiti di scena indossati dal gruppo durante le loro esibizioni storiche e vedere da vicino i premi e i riconoscimenti che hanno ricevuto lungo la loro percorso artistico.

Alcuni costumi di scena

Mentre esplorate il museo, è inoltre possibile rivivere i momenti salienti della carriera degli ABBA attraverso video, registrazioni ed interviste esclusive ai protagonisti.

Quello dell’Abba Museum è un viaggio nel tempo che porta i fan indietro agli anni ’70 e ’80, quando gli ABBA dominavano le classifiche di tutto il mondo. Le canzoni intramontabili come “Dancing Queen”, “Mamma Mia” e “Waterloo” risuonano attraverso le sale del museo, trasportando i visitatori in un’atmosfera di allegria e nostalgia.

Oltre alle esposizioni permanenti, il Museo degli ABBA ospita anche mostre temporanee che esplorano diversi aspetti della carriera e dell’influenza degli ABBA sulla musica popolare.

Queste mostre rendono il museo un luogo dinamico e in continua evoluzione, offrendo sempre qualcosa di nuovo ed interessante da scoprire ad ogni visita.

una sezione di memorabilia

INFO UTILI PER VISITARE IL MUSEO DEGLI ABBA

Il Museo degli Abba si trova proprio a poca distanza dal Tivoli Grona Lund sull’isola di Djurgården.

Da maggio a settembre:
Tutti i giorni: dalle 09:00 alle 20:00.

Da settembre a dicembre:
Lunedì e martedì: dalle 10:00 alle 18:00.
Mercoledì e giovedì: dalle 10:00 alle 20:00.
Venerdì, sabato e domenica: dalle 10:00 alle 18:00.

 

EL MOLIN CAVALESE: STELLA DI MONTAGNA

El Molin Cavalese: stella di montagna, un’enclave costruita intorno all’ospite perchè possa sentirsi accolto fin dal primo istante. Un antico mulino della Val di Fiemme, nel pieno centro di Cavalese, continua a macinare idee e creatività grazie al corroborante estro di Chef Alessandro Gilmozzi. Annoverato tra i migliori chef italiani e Presidente dell’Associazione italiana Ambasciatori del Gusto.

Ricerca, costanza, sapiente conoscenza del territorio natìo, innovazione e metodi di cottura all’avanguardia come per l’utilizzo degli infrarossi. Minuziosa attenzione ad ogni singolo particolare e dovizia nei dettagli. La cucina di Chef Gilmozzi è però una cucina che si rifà alla semplicità degli ingredienti spontanei della montagna. Grande utilizzo di erbe, fiori e licheni per rendere l’identità del territorio presente in ogni preparazione. Non è certo la sua una mano titubante bensì decisa e sapiente nello sferzare colpi di coda inaspettati ma piacevolmente graditi al palato. Ingredienti che odorano di affumicatura e stoviglie materiche dove sempre viene prediletto l’elemento naturale quale il legno e la pietra.

Un maestro della montagna che traduce nella sua cucina, assieme alla sua brigata, l’entusiasmo e l’orgoglio di quanto questo territorio e tutto il Trentino abbiano da offrirci. Uno speck selezione speciale dello Chef oppure gin preparati e miscelati personalmente perché nemmeno il lato della mixology può essere ormai trascurato.

Lunghe passeggiate dove con la sua squadra raccoglie e seleziona erbe e bacche per poi declinarle in preparazioni non solo esteticamente piacevoli bensì suadenti per un palato fine e attento. Cucina trentina, consapevolezza dolomitica e visione internazionale, lo sguardo è rivolto anche alle cucine del nord Europa. Chef Alessandro Gilmozzi riesce a trattare gli ingredienti di montagna con reverenziale rispetto esaltandone, con immaginifiche ricostruzioni, ogni singolo tratto di beltà. Si veda ad esempio un substrato terroso ricostituito e assomigliante ad una zolla di torba che rimanda a fanciulleschi ricordi dello chef. Proprio il ricordo intimo, come le passeggiate in montagna con il nonno, è il tema che spesso accompagna il commensale nella degustazione e lo fa sentire meno solo anzi ben accolto intorno ad un tavolo di famiglia.

Menù degustazione da otto oppure tredici portate con il pairing di una pregevole selezioni di vini.

RISTORANTE EL MOLIN: UNA STELLA DI MONTAGNA

El Molin Cavalese: stella di montagna che illumina i percorsi più impervi tracciando ridente la strada con una luminescenza orgogliosa e superba ma contornata da gentilezza e un savoir faire di un’impareggiabile bravura. Da Novembre 2022 insignito anche della prestigiosa stella verde Michelin.

La Val di Fiemme che piace, molto.

Buon appetito!

El Molin Cavalese 

GENOVA: viaggio nei luoghi di Fabrizio de André

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Genova è una città affascinante, dalla tradizione marinara, con un vissuto decisamente importante alle spalle che traspare in ogni suo palazzo ed in ogni suo angolo.

Capoluogo ligure e della provincia omonima è famosa per la sua ricca storia, la sua bellezza architettonica e per il suo stretto legame con il mare.

Una figura molto importante associata a Genova è Fabrizio De André, uno dei più grandi cantautori italiani di tutti i tempi.

Fabrizio de André e Genova: un legame intenso

Nato il 18 febbraio 1940 a Genova, De André ha lasciato un’impronta indelebile sulla scena musicale italiana con le sue canzoni profonde, poetiche e impegnate.

La musica di Fabrizio De André era eclettica e spaziava in diversi generi, tra cui il folk, il blues, il rock e la musica popolare italiana.

Le sue canzoni sono caratterizzate da testi intensi che affrontano temi sociali, politici ed piuttosto umani complessi.

De André era un abile narratore e spesso si ispirava alla letteratura, alla storia e all’attualità per creare le sue opere d’arte musicali.

Tra i suoi album più celebri ci sono “La canzone di Marinella” (1968), “Non al denaro non all’amore né al cielo” (1971), “Crêuza de mä” (1984) e “Le nuvole” (1990).

Proprio quest’ultima opera è considerata dai critici un capolavoro e contiene una serie di canzoni che riflettono sulla vita, la morte, l’amore e la società.

Fabrizio De André ha avuto una carriera di successo durata oltre tre decenni.

La sua musica ha influenzato molti artisti italiani successivi e la sua eredità è ancora viva oggi proprio perché le sue canzoni hanno saputo spaziare tra la loro bellezza poetica e la loro capacità di toccare le corde più profonde dell’animo umano.

Oltre alla sua produzione musicale, De André era anche un uomo di forte impegno sociale e politico: si schierò a favore dei diritti umani, della giustizia sociale e dei temi ambientali. Spesso le sue canzoni erano un veicolo per esprimere le sue opinioni e le sue preoccupazioni sulle ingiustizie del mondo.

Fabrizio De André è scomparso il 11 gennaio 1999, ma il suo impatto sulla musica italiana e sulla società è ancora vivo e la sua musica continua a ispirare e a influenzare generazioni di artisti ed appassionati di musica.

In questo articolo scopriamo insieme alcuni dei luoghi di Genova più significativi legati al grande Fabrizio De André.

Via del Campo

Via del Campo è una strada nel centro storico di Genova, adiacente ai caruggi della città vecchia, che è diventata un’icona grazie alla canzone di De André, “Via del Campo”, nella quale Faber descrive la vita e i personaggi di questa strada.

Qui al numero 29 aveva sede il negozio di musica di Gianni Tassio, dove De André amava trascorrere del tempo insieme al titolare, suo grande amico.

Oggi ha preso il suo posto un museo gratuito dedicato ai cantautori genovesi, Via del Campo 29 rosso, dove potrete trovare tanti cimeli e dischi.

Teatro Carlo Felice

Il Teatro Carlo Felice è il principale teatro lirico di Genova e un importante punto di riferimento culturale. De André ha avuto una stretta relazione con il teatro e ha tenuto esibizioni memorabili in questo luogo tra le quali il concerto di Natale del 1997.

E’ anche il luogo nel quale, dopo la sua scomparsa, si radunò un’immensa folla per rendergli l’ultimo omaggio.

Teatro Carlo Felice

Portici di Sottoripa

Dichiarati Patrimonio Unesco, questi lunghi portici nel centro di Genova furono frequentati da de André durante le sue nottate insieme all’amico Paolo Villaggio. I due erano clienti abituali del Ragno Verde, un locale citato anche nel romanzo Un destino ridicolo, scritto a quattro mani insieme ad Alessandro Gennari.

Quartiere della Maddalena

Una zona frequentata da poveri ed emarginati che spesso ricorreva nei testi di Fabrizio De André.

Il quartiere rappresenta un microcosmo di storie umane, con personaggi autentici e situazioni di vita quotidiana dai quali il cantautore genovese prendeva ispirazione per le sue opere.

La sua esperienza nella Maddalena e la sua profonda connessione con la gente del quartiere hanno contribuito a plasmare la sua identità artistica e il suo impegno sociale.

Ancora oggi in questo quartiere si trova la Confetteria Romanengo, citata nel brano Parlando del naufragio della London Valour.

Villa Saluzzo Bombrini

Villa Saluzzo Bombrini detta Il Paradiso è una storica dimora nobiliare situata nel quartiere di Albaro.  Questa villa, costruita nel XVII secolo, ha avuto un legame significativo con Fabrizio De André visto che è stato il suo luogo di residenza per molti anni, diventando la sua dimora principale.

Qui ha vissuto con la sua famiglia e ha creato molte delle sue opere musicali. La villa è stata anche il luogo in cui De André ha ospitato e incontrato molti degli artisti ed intellettuali con cui ha collaborato nel corso della sua carriera.

La facciata della villa

Quartiere di Sant’Ilario

Un altro luogo di Genova legato a Faber è il quartiere di Sant’Ilario, nel quale è ambientata una delle sue canzoni più famose: Bocca di Rosa.

Il quartiere non è in centro, ma vale la pena farci un salto per fare belle passeggiate e godere di splendidi panorami. Qui potrete trovare una scultura che rende omaggio al celebre brano, oltre che la vecchia stazione ferroviaria in disuso dal quale iniziò la storia di Bocca di Rosa.

Piazza Cavour

Fino a poco tempo fa in Piazza Cavour si teneva il mercato ittico della città. Le atmosfere di questo caotico e stravagante mercato sono abilmente raccontate nel brano “Crêuza de mä”, scritta negli anni ’80.

Le voci che si sentono all’inizio della canzone sono registrate proprio tra il trambusto del mercato: dapprima solo un chiacchiericcio che si trasforma nelle grida di uomini e donne intenti nella contrattazione del pesce.

Tutto l’amore per Genova di Fabrizio De André è racchiuso in questa canzone. Un amore che tutt’oggi è profondamente ricambiato.

 

AMUS CHALETS: GREEN LUXURY

Amus Chalets: green luxury una nuova bellissima realtà che ha da poco inaugurato (7 dicembre 2022) e aperto al pubblico ad Anterselva di Mezzo piccolo comune dell’Alto Adige. Un buon ritiro di 14 chalets di lusso completamente indipendenti (a scelta tra due tipologie: Tradizione e Natura) progettati seguendo le più avveniristiche tecniche di costruzione e dagli interni che fondono uno stile contemporaneo con la ricercatezza di materiali naturali locali. Luogo dove potersi godere la natura in tutti i suoi aspetti e metamorfosi. Dettagli di architettura e design studiati e perfezionati da Martin Gruber Architetto e Matthias Hofer Architetto.

AMUS CHALETS: GREEN LUXURY

Un luogo per potersi rigenerare e perchè no dove riconquistare il proprio spazio vitale. Un balsamo per l’anima. Lo stretto contatto con la natura e il lusso del silenzio qui vi conquisteranno lasciando in voi una piacevole malinconia anche dopo il check out. Questo progetto è il frutto di anni di lavoro e ricerche e ha trovato ancora più forza grazie all’eleganza innata di Anna, con Uli padroni di casa ineccepibili.

Uli nasce proprio in Anterselva e spesso con i suoi fratelli giocava sui verdi prati dove ora sorge ridente la proprietà di Amus Chalets. Un luogo che è stato ed è per l’appunto un ritorno alle origini. Il legame indissolubile che ha dato alla luce un progetto importante e prestigioso. Tranquillità e serenità distribuita a tutti i suoi ospiti facendo diventare Amus Chalets un luogo di condivisione discreta e senza eccessi.

AMUS CHALETS: GREEN LUXURY

La volontà è quella di non creare un classico hotel ma dare la possibilità a tutti gli avventori di arrivare e sentirsi, da subito, a casa.

Amus è acronimo della famiglia di Uli (A come la figlia Astrid, M come il figlio Martin, U di Uli, S di Stephan e non da ultimo la prima grande A anche per Anna). Un tocco di personalità in più che aiuta nella creazione e nel mantenere qualcosa di non fittizio e studiato in ogni singolo particolare. Pensate che in alcuni chalets ci sono mobili antichi di famiglia come per esempio dello zio o del nonno donati per mantenere vivo e saldo il legame.

Tre aggettivi per descrivere Amus Chalets forse non bastano ma gli assoluti e fondamentali possono senz’altro essere ravvisati nel silenzio, nella protezione (luogo che diventa rifugio) e nell’essere pacifico, un’oasi privata. Vivere il luogo permette di penetrare e respirare profondamente non solo le meravigliose essenze naturali di abete rosso bensì di poter distendere lo sguardo alle alte vette e lasciare libera la mente di spaziare in inverno tra immaginifici prati e boschi innevati e in estate tra un candido verde intenso che digrada in moltissime sfumature abbracciando multiformi e variegate fioriture di montagna.

Vivere il luogo corrisponde ad un’emozione continua e appagante. Sentire il proprio corpo che torna ad impadronirsi di una respirazione regolare e non ritmata, senza quella forzatura del dover fare per forza qualcosa, dona un benessere impagabile. Inseguirete ritmi naturali tra un bagno caldo, una piacevole lettura in una comoda poltrona mentre il vostro sguardo si lascia piano piano rapire da un suadente Morfeo in veste alpina. Liberate lo sguardo e lasciate andare ogni oppressione. Scatenate il pensiero e correte liberi. Degustate una meravigliosa prima colazione con prodotti naturali della zona o una genuina cena altoatesina di Chef Leo Peitner servite direttamente nel vostro chalet senza la necessità di dover pensare all’abito più adatto da indossare o al maquillage perfetto. Siete a casa, state a casa.

AMUS CHALETS: GREEN LUXURY

Amus Chalets: desiderio Alto Adige è un luogo evoluto senza filtri. Un camino acceso nello chalet che attende gli ospiti nella loro intimità ma anche un luogo speciale per eventi privati.

Vera distensione su due piani, 100mq di bellezza terapeutica. L’angolo delle coccole e la stube con camino aperto, vasca da bagno wellness freestanding, sauna e hot pot sulla terrazza alimentato da acqua sorgiva, per momenti di quiete molto intima. Al piano superiore dello chalet potete ritirarvi in una delle due camere da letto, godervi il panorama e concentrarvi sul qui e ora. Una cucina tecnologica a completa disposizione degli ospiti (così da poter scegliere in alternativa al servizio ristorazione) con una meravigliosa cantina privata e una selezione di vini molto curata.

Contemplazionepacerelaxriservatezzabuon ciboarmoniagentilezza. Le parole chiave che definiscono e rendono Amus Chalets un luogo d’elezione straordinario. Crescita nella quotidianità e un team affiatato sono l’obiettivo di Amus Chalets. Un crescere insieme nella condivisone.

Uli la struttura e Anna il dettaglio, Uli la strategia e Anna la finezza. Due anime che si incontrano e intrecciano in armonia. Sarà il luogo, sarà il loro legame ma quello che traspare qui è la gioia e la vivacità nel dare forma e concretezza ad un progetto ambizioso.

Colpisce e non lascia indifferenti la buona cucina che viene proposta all’ospite. La qualità della materia prima locale e l’abilità di chef Peitner non potranno certo lasciarvi indifferenti. Pasta fatta in casa, come i dolciMeticolosità nelle presentazioni delle pietanze che vi verranno servite direttamente a domicilio, a voi basterà preparare la tavola e stapparvi un’ottima bottiglia di profumato vino. Buon appetito.

L’ospite non si sente osservato e intriso dai doveri alberghieri (ma anche i vostri piccoli amici a quattro zampe sono qui i benvenuti!). Padroni di gestire il vostro tempo. Forse davvero la traduzione letterale di vacanza: “Sospensione di un’attività, di lavoro o di studio, spesso in corrispondenza di particolari ricorrenze o festività”. Sì, qui non potrebbe esserci definizione migliore di una vera e propria vacanza. Che sia estiva o invernale il luogo dispensa sicuramente i suoi lati migliori in tutte le stagioni, d’inverno a poca distanza da Plan de Corones e d’estate nel mezzo di una meravigliosa e verde valle con la cascata Klammbach o la cascata Egger oppure il lago di Anterselva.

Amus Chalets: desiderio Alto Adige non è luogo per sognatori ad occhi aperti ma per amanti della bellezza e per i profondi conoscitori della beatitudine che da questa ne deriva. Sempre e comunque.

Amus Chalets Dolomites 

Foto di copertina di Manuel Kottersteger – Tutti i diritti riservati

Ti racconto un museo: il Museo di Peppone e Don Camillo

Ci sono dei fan dei film di Don Camillo e Peppone? Beh, io sono tra questi. Non amavo particolarmente quelle storie in bianco e nero da piccola, li ho apprezzati col tempo e penso sia proprio una serie di film che si apprezza quando diventi più grandicello e capisci la poesia e l’ironia dietro alle vicende del Piccolo Mondo di Guareschi, un mondo che si può cogliere nel Museo di Peppone e Don Camillo.

Arriviamo qui, in quel Piccolo Mondo di un Mondo Piccolo, un paese che nei libri non viene mai menzionato se non qualche accenno: “Là in quella fetta di terra grassa e piatta che sta tra il fiume Po e l’Appennino. Nebbia densa e gelata l’opprime d’inverno, d’estate un sole spietato picchia martellate furibonde sui cervelli della gente, e qui tutto si esaspera, qui le passioni politiche esplodono violente e la lotta è dura, ma gli uomini rimangono sempre uomini e qui accadono cose che non possono accadere da nessun’altra parte”.

Quel paese che è stato identificato dal cinema in Brescello.
Oggi Brescello è diventato ufficialmente il paese di Don Camillo e Peppone, con le location iconiche del film e il suo museo.

Ti racconto un museo: il Museo di Peppone e Don Camillo

Alla scoperta del Museo di Peppone e Don Camillo

Cuore pulsante di Brescello e di tutti gli appassionati dei film, è il Museo di Peppone e Don Camillo. Più che parlare di un museo, parlerei di un percorso.

Si fa infatti un biglietto unico al costo di 6€ che unisce questo iconico museo, il museo Brescello e Guareschi e il museo archeologico del paese, è un vero e proprio percorso nella storia del paese fino alla sua notorietà grazie al cinema.

È il Museo di Peppone e Don Camillo però che tutti cercano, quell’unica sala in cui entri e ci resteresti ore per osservare tutti gli oggetti di scena, i dettagli, i tantissimi manifesti e le altrettante locandine, è il luogo perfetto per ogni collezionista, perfetto per chi amanti di questa saga fantastica.

dettagli del museo peppone e don camillo

Si possono ripercorrere tutti i film tramite gli oggetti originali usati in scena, mentre numerose fotografie in bianco e nero ci trasmettono piccoli attimi dei dietro le quinte dei film. Le bicilette, il sidecar o la scrivania di Peppone, è tutto affascinante e consiglio di non avere fretta nell’esplorare questa sala, ci sono dettagli ovunque.

le bicilette nei film all'interno del museo di Brescello

Usciti dal museo, ci saranno delle altre chicche ad aspettarvi. La piazza antistante al museo infatti vi potrebbe ricordare un paese straniero… La Russia! È infatti sempre qui che sono state girate alcune scene di Il comapgno Don Camillo.

Non solo però. All’esterno del museo troverete anche due riproduzioni, il carrarmato che compare in una scena di Don Camillo e l’onorevole Peppone”, e la locomotiva del treno con cui Don Camillo viene mandato in esilio sui monti, scena finale del primo film.

Tutto il paese di Brescello è un museo

Tutto il paese è una vera scoperta, dalle statue dei due protagonisti nella piazza principale, alle location in cui vennero girate alcune parti dei film. Potete visitare il paese anche con dei tour guidati, consiglio di monitorare il sito di Visit Brescello per restare informati.

murales di Don Camillo e Peppone a Brescello

Un luogo dove andare indietro nel tempo, dove camminare in un film

Un paese che è profondamente legato a Don Camillo e Peppone, ma allo stesso tempo un paese da apprezzare nella sua tranquillità, è una gita perfetta per chi vuole ritagliarsi una giornata lenta e rilassante, tra nostalgia, ricordi e buon cibo.

Museo di Peppone e Don Camillo
Via Edmondo de Amicis, 2, Brescello
Biglietto intero (cumulativo) 6€
ufficioturismo@comune.brescello.re.it

L’estremità orientale di Madeira: trekking alla Ponta de São Lourenço

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Quando si pensa a Madeira, la piccola isola portoghese nell’oceano Atlantico, il pensiero corre subito a pendii verdeggianti di felci, a cascate che finiscono dritte nel mare, ad arcobaleni su paesaggi lussureggianti e umidi. E, a dire il vero, è questo il carattere principale dell’isola, grazie al suo clima subtropicale. C’è però una zona di Madeira in cui lo scenario muta radicalmente, cambiano le suggestioni e i colori, sparisce la selva e compaiono rocce rosse e nere sbriciolate nell’acqua blu cobalto e prati che richiamano le atmosfere irlandesi: è l’area più orientale e geologicamente antica di Madeira, la Ponta de São Lourenço, un costone roccioso che è al contempo paesaggio mozzafiato ed esperienza naturalistica, trekking adatto a tutti i livelli e occasione per guardare l’isola da un altro punto di vista.

Ponta de São Lourenço: alcune accortezze

Il PR8 (Vereda de São Lourenço) è il percorso che conduce alla scoperta di questo affascinante lembo di terra: si percorre all’incirca in quattro ore ed è ben segnalato e protetto nelle aree più esposte. Si tratta di un trekking tutto sommato facile, con qualche dislivello e parecchi punti di piano, ma richiede comunque alcune accortezze: cappello e crema solare innanzitutto (non ci sono alberi né zone d’ombra) e scarpe adeguate per il trekking, perché in alcuni tratti il sentiero si fa ghiaioso e sdrucciolevole. Ricordiamo inoltre che tutta l’area della Ponta de São Lourenço è zona protetta: significa che è vietato uscire dal sentiero, lasciare rifiuti o danneggiare la flora locale.

Un ultimo consiglio? Venite a fare questo percorso la mattina presto: il sole sarà meno forte, e soprattutto ci sarà molta meno gente… La Ponta de São Lourenço è purtroppo una delle località di Madeira più frequentate anche dai tour organizzati e a metà giornata rischia di essere molto affollata.

La costa dirupata attorno alla Ponta de São Lourenço (Ph. Erica Balduzzi)

Un trekking facile e indimenticabile

Il percorso prende il via dalla località Baia d’Abra, oltre il piccolo villaggio di pescatori di Caniçal: è possibile arrivare in auto e parcheggiare in loco, oppure raggiungerla via autobus, con la linea n.113 della SAM in partenza dalla capitale Funchal.

Si parte in discesa, scendendo dal parcheggio lungo un sentiero a gradini che conduce nel cuore del paesaggio: già da qui gli scenari sono indimenticabili, offrendo un grande colpo d’occhio su tutto il promontorio allungato nell’oceano. Il sentiero si snoda poi con continui saliscendi. Dopo circa mezz’ora di cammino, si giunge a un bivio: il sentiero a destra conduce a una piccola spiaggia di ciottoli rocciosi, mentre proseguendo dritto si giunge a un suggestivo belvedere che offre vedute struggenti sulla costa orientale della penisola, laddove il contrasto tra il rosso delle rocce e il bianco delle onde lascia senza fiato.

Si prosegue ancora, tenendo sempre la macchina fotografica a portata di mano per immortalare i magnifici scorci, per circa un’ora, e si raggiunge così la Cais do Sardinha, un tempo casa vacanze privata e oggi centro di accoglienza e punto ristoro e bar. Qui, dopo essersi rifocillati, ci sono due possibilità: si può proseguire per un altro tratto – molto ripido – fino al Morro do Furado (un pendio che delimita il tratto accessibile della penisola e da cui si godono pazzeschi panorami sull’Atlantico) oppure si può tornare sui propri passi e scendere per una rinfrescata alla piccola spiaggetta con molo posta sotto la Cais di Sardinha, prima di riprendere la via del ritorno verso Baia d’Abra.

Madeira o Irlanda? (ph. Erica Balduzzi)

Un weekend a Padova e dintorni: si cammina tanto, ma ci rilassiamo pure!

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La destinazione ideale per una gita, un bel weekend a Padova e dintorni, una zona che soddisfa tutti, e non sto esagerando, è un territorio ricco di storia e natura, perfetto per chi vuole fare passeggiate o delle escursioni, è ideale anche per chi cerca il relax o qualche giretto tra borghi mangiando buon cibo.

Qui mettiamo d’accordo tutti.

Weekend tra Padova e dintorni: prima tappa

La prima tappa di questo weekend a Padova è proprio la città, un posto stupendo dove poter conoscere tutti i segreti e la storia di questo territorio.

Avete presente il modo di dire “essere al verde”? Beh, è nato proprio qui, dentro al Caffè Pedrocchi. Il cosiddetto caffè senza porte (uno dei tre senza di Padova) disponeva di una sala con tappezzeria verde dove ci si poteva fermare senza consumare, da qui il detto “essere al verde”.

Non solo la sala è verde però. Qui anche il caffè è di questo colore.

Un weekend a Padova e dintorni: caffè pedrocchi

La particolarità del Caffè Pedrocchi è il suo caffè con crema di menta, buonissimo, ve lo assicuro!

Continuiamo la visita di Padova con un altro detto “restare in braghe di tela”.

Nel ‘200 infatti, la quantità di cittadini incarcerati per debiti, fallimento e insolvenza era diventato così decisamente elevato. L’amministrazione ha quindi scelto per una misura particolare per punire gli insolventi. Il debitore veniva denudato, restando solo con addosso le mutande, e issato sulla Pietra del Vituperio, un capitello di granito che ora potete trovare dentro al Palazzo della Ragione.

Doveva poi sbattere tre volte le natiche sul granito della pietra, urlando alla cittadinanza la sua colpa.

Il commercio e tutto ciò che ne consegue era preso molto seriamente a Padova. Potete vederlo anche oggi, osservando i mercati che circondando e che sono presenti anche al piano terra del Palazzo della Ragione, splendido simbolo di Padova.

Ad uno dei lati del palazzo, potete trovare, incise sulla pietra, i metodi di misurazione dell’epoca, così nessuno poteva ingannare su forme e dimensioni.

unità di misura a Padova
Unità di misura dal Palazzo della Ragione

Dalla vivacità del mercato all’importanza dell’università

Dalla vivacità dei mercati accanto al Palazzo della Ragione, passiamo all’Università di Padova, tra le università più antiche d’Italia. Qui si è laureata la prima donna della storia, Elena Lucrezia Corner Piscopia, e qui insegnò Galileo Galilei. Potete ancora trovare la sua cattedra all’interno.

Anonimo: Ritratto di Elena Corner, Biblioteca Ambrosiana, Milano
Anonimo: Ritratto di Elena Corner, Biblioteca Ambrosiana, Milano

Dopo una bella passeggiata nel vicino ghetto ebraico, una zona di pace e tranquillità a ridosso del centro storico di Padova, fate un salto anche a Piazza dei Signori per vedere il bellissimo orologio astronomico in cui manca il segno della bilancia. Si dice che manchi per protesta, per simboleggiare che non c’è giustizia a Padova, ma in realtà questo orologio è stato realizzato facendo riferimento all’astronomia greca, in cui la Bilancia non era ancora stata definita come costellazione autonoma.

Vi avevo accennato ai tre senza giusto?

Beh, andiamo a cercare gli altri due! Oltre al caffè senza porte, Padova ha la basilica del santo senza nome e il prato senza erba.

Tutti posti imperdibili per il nostro weekend a Padova e dintorni.

Raggiungiamo il famoso prato senza erba, il Prato della Valle, una delle piazze più belle d’Europa. L’erba oggi c’è e tante persone prendono il sole o mangiando seduti sull’erba. Un tempo questa era una palude, poi la zona è stata riqualificata raggiungendo lo splendore attuale.

prato della valle a padova
Prato della Valle

Proprio da qui possiamo vedere la basilica del santo senza nome e che basilica, una delle più grandi del mondo, la Basilica di Sant’Antonio da Padova.

Sant’Antonio in realtà viene da Lisbona, ma Padova è uno dei luoghi simbolo per il santo ed è meta di pellegrinaggio. Questa basilica è qualcosa di unico, imponente, maestosa. Qui potete vedere le reliquie del santo e osservare anche il suo bellissimo chiostro.

Un weekend a Padova e dintorni - sant'antonio da padova
Basilica di Sant’Antonio

Lo splendore di Giotto

Non dimenticate di prenotare in anticipo per visitare la Cappella degli Scrovegni. Uno dei luoghi cardine della storia dell’arte. Qui potete vedere da vicino la bravura di Giotto, qui potete vedere da vicino la storia.

È una tappa imperdibile ma anche tra le più visitate. Dovete assolutamente prenotare online con largo anticipo per potervi assicurare l’entrata.

Ovviamente non si può salutare Padova senza uno spritz e un tramezzino. Vi consiglio qualche posto: la Folperia e il Bar Nazionale, sono presso il Palazzo della Ragione e li troverete seguendo la coda!

Un weekend a Padova e dintorni: si cammina tanto, ma ci rilassiamo pure!
Opera di Kenny Random

Weekend tra Padova e dintorni: tempo di terme!

Per chi ha voglia di una pausa rilassante, Abano Terme e Montegrotto terme sono vicinissime alla città. Qui i numerosi centri termali offrono il pieno del relax, ci si può godere l’acqua calda o fare un massaggio oppure passeggiare per le cittadine e godersi la loro tranquillità.

Anche solo un pomeriggio alle terme è ideale per rilassarsi dopo una lunga settimana di lavoro e distendere un po’ i nervi prima dei prossimi giri.

Un consiglio personale? Le Terme Preistoriche. Uno dei primi alberghi fondati a Montegrotto. Un luogo che ha fatto la storia. Il resort ha ospitato in passato la nobiltà italiana e straniera offrendo, non solo le cure termali, ma anche serate di ballo e concerti, deve essere stato affascinante all’epoca. Durante la Seconda Guerra Mondiale, divenne un ospedale e oggi lo possiamo trovare interamente ristrutturato, con a disposizione camere d’hotel, diverse piscine termali coperte e scoperte e una SPA fantastica.

Ultima tappa del nostro weekend nella provincia di Padova: uno dei borghi più belli d’Italia

L’ultima tappa di questo weekend a Padova e dintorni, è uno dei borghi più bell’Italia, borgo che ospitò uno dei simboli della letteratura italiana: Arquà Petrarca.

Un borgo stupendo e tranquillo immerso nel verde dei Colli Euganei. Qui potete visitare la Tomba di Petrarca, davanti alla Chiesa Di Santa Maria Assunta, il poeta infatti passò qui gli ultimi anni della sua vita. È possibile anche visitare la sua casa, ora casa museo.

Un weekend a Padova e dintorni - panorama di arqua petrarca
Scorcio di Arquà Petrarca

Passeggiate per il borgo e per le sue vie medievali, si respira un’atmosfera magica e di panorami ce ne sono in abbondanza.

Dopo un bel giro nel paese e aver provato il loro famoso Brodo di Giuggiole, potete salutare questo splendido territorio con un tramonto dal Pianoro del Mottolone, e godervi il panorama con la sua calda luce dorata.

Buona visita!

FURAMA RESORT DANANG: ANIMA GREEN IN VIETNAM

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Furama Resort Danang: anima green in Vietnam è uno storico hotel cinque stelle affacciato su una lunga distesa di sabbia bianca. Il Furama Resort Danang è una porta di accesso a tre siti Patrimonio dell’Umanità: Hoi An (20 minuti), My Son (90 minuti) e Hue (2 ore). Le sue 198 stanze e suite più 70 esclusive Ville con piscina privata da due a quattro camere da letto presentano decorazioni di buon gusto, progettate con il tradizionale stile vietnamita e un tocco di architettura coloniale francese. Sapore e fascino di Indocina nella terza città del Vietnam: Da Nang.

Il resort più prestigioso del Vietnam tra gli ospiti annovera reali, presidenti, stelle del cinema e uomini d’affari internazionali. Tutte le stanze hanno pavimenti in legno lucido, tessuti naturali, mobili in canna, persiane in stile e ventilatori a soffitto. Ogni camera dispone inoltre di un proprio balcone o di un’ampia terrazza che garantiscono una completa privacy e una stupenda vista sull’oceano, sul giardino tropicale o sulla piscina laguna d’acqua dolce.

Tra le stanze più belle sicuramente la splendida Ocean View Studio Suite.

FURAMA RESORT DANANG: ANIMA GREEN IN VIETNAM

L’esperienza culinaria del resort offre un mix di cucina vietnamita, asiatica, italiana e altre cucine europee autentiche e di ispirazione locale. Furama offre ai propri ospiti vari luoghi gastronomici: un bar alla moda con vista sulla spiaggia, l’esclusiva piscina laguna circondata da un giardino tropicale, il vero ed autentico bagliore italiano offerto da Don Cipriani’s, il raffinato tocco asiatico al Café Indochine o l’autentico Vietnam centrale con la cucina di Danaksara.

Potrete pranzare o cenare alla scoperta della cucina vietnamita locale servita in pregevoli servizi di ceramica e come piatto principale il Pho di pesce abbinato ad una serie di piccole pietanze da accompagnare intingendo il tutto insieme in un unica ciotola che per i vietnamiti corrisponde al piatto da portata. Per la cena l’atmosfera è piacevole invece presso Don Cipriani’s, il ristorante italiano. Qui viene sfornata una pizza ottima e saporita nonchè piatti della tradizione italiana più verace come burrata, mozzarella, pomodorini ciliegino confit e pasta con rimandi all’italianità assolutamente non alterati e genuini. Per non parlare dell’ottimo rosso pugliese servito alla giusta temperatura e nel modo corretto. La prima colazione è internazionale con un’ampia scelta a buffet tra piatti freddi e cucinati al momento servita in una bellissima e spaziosa sala con ampie vetrate che danno sulla piscina all’ingresso del resort.

FURAMA RESORT DANANG: ANIMA GREEN IN VIETNAM

Un’altra idea di soggiorno dall’anima green per il vostro soggiorno in Vietnam. Leggi qui

La Spa è un altro punto di grande forza presso Furama Resort Danang. Solo qui la pratica del “sonno profondo”: un’ora di intenso riallineamento con la propria interiorità attraverso trattamenti mirati al rilassamento profondo dell’anima. Essenze e tecniche di massaggio che permettono di potersi distendere e non sentire nient’altro che sè stessi per lungo tempo.

Furama Resort Danang: anima green in Vietnam contribuisce alla bellezza di questo Paese anche e soprattutto attraverso la sua fama ed eccellenza riuscendo ad esaltare al meglio il massimo del prodotto e dell’offerta locali. Non dimentichiamo l’orto presso Furama dove vengono coltivate frutta e verdura per il sostentamento della struttura e non da meno con un occhio di riguardo alla sostenibilità ambientale. Iniziative che guardano con immenso rispetto alla problematica ambientale che in un Paese in forte espansione economica come il Vietnam sono di importanza primaria.

Buon soggiorno!

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Furama Resort Danang

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KO KO MO RESORT: IL MEGLIO DI GILI GEDE ISLAND

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Ko Ko Mo Resort: il meglio di Gili Gede Island è un pezzo di paradiso staccatosi e piombato di colpo sulla terra. Un luogo che mantiene solido e forte il legame con la popolazione locale (non vivono più di 500 persone in tutta l’isola). Di cosa parliamo? Di Gili Gede, tra le più selvagge delle Secret Gili Island. Ko Ko Mo Resort è il cuore turistico e l’unica struttura lussuosa (e green) di tutta l’isola. In tutta l’isola non circola nemmeno una macchina e gli spostamenti avvengono a piedi, in bici oppure con il motorino.

Il resort offre: una spa, un campo da tennis, una palestra, una piscina, immersioni subacquee, sport acquatici, pesca e i vari pacchetti che includono surf, kite surf, noleggio di yacht e golf a scelta tra due campi internazionali nella vicina isola di Lombok.

Qui c’è una straordinaria barriera corallina ideale per le immersioni e lo snorkeling sia su Gili Gede che sulle 13 isole circostanti. Un tappeto di coralli multicolori (quelli blu sono qualcosa di paranormale) e infinite specie di pesci tropicali. A Gili Gede troverete massimo quattro mesi di precipitazioni e una temperatura mite dell’acqua: 28 C° gradi tutto l’anno.

Una posizione al confine tra l’Oceano Indiano e l’Oceano Pacifico, dove il clima è perfetto per quasi 12 mesi all’anno. Le isole circostanti, per lo più deserte, sono raggiungibili in barca con una breve escursione giornaliera e offrono spiagge incontaminate di sabbia bianca e barriere coralline paragonabili alle migliori del mondo. La vicina terraferma – Lombok – un’isola enorme con una popolazione di 3 milioni di abitanti che combina paesaggi spettacolari con una sensazione di un’epoca passata, poiché lo sviluppo è minimo e molte aree rimangono splendidamente incontaminate. La spiaggia si fonde con la giungla.

Ko Ko Mo Resort Gili Gede offre ai suoi ospiti una serie di Ville (da una a più camere da letto nonchè una stupefacente Villa sulla collina) con piscina privata per concedersi il massimo del relax immersi (o meglio, sommersi) in un giardino tropicale. Per chi volesse poi l’ottimo beach bar e ristorante propongono succhi di frutta fresca e aperitivi. La cena è servita all’aperto e non manca certo l’ottimo pesce fresco locale (vero Km 0). Anche la prima colazione è servita vista mare con scelta tra proposte semplici ma complete con ottima frutta fresca locale.

Consiglio per un ottimo resort a Bali. Leggi qui

L’acqua dolce per il resort è fornita dalle unità di desalinizzazione per le docce e le piscine. Le ville sono arredate con mobili su misura che riflettono la cultura indonesiana, ma con un tocco contemporaneo elegante e confortevole. Il rispetto per l’ambiente e il fragile ecosistema che circonda il resort sono temi che stanno molto a cuore alla proprietà. Preservare questo immenso tesoro è un obiettivo costante e portato avanti con la massima attenzione dalla proprietà stessa. Ogni Villa dispone di un proprio dispenser di acqua potabile proprio per minimizzare il consumo della plastica.

Concentrandosi sui prodotti locali, la cucina del Ko-Ko-Mo cerca di produrre un menu fortemente influenzato dall’orto stagionale e dall’abbondanza di frutti di mare locali pescati quotidianamente nelle acque incontaminate e abbondanti al largo di Lombok. Gran parte delle erbe e verdure sono coltivate direttamente nel piccolo orto del resort.

Ko Ko Mo Resort: il meglio di Gili Gede Island potrebbe essere il luogo perfetto per celebrare qualcosa di speciale o semplicemente per decongestionare ogni fatica.

Buona scoperta e buon soggiorno!

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Ko Ko Mo Resort Gili Gede

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La casa di Elvis Presley a Memphis: visitare Graceland

Quando si parla di Graceland non esistono mezze misure: o la si odia o la si ama. Forse molti di voi si chiederanno il perché a qualcuno la casa di Elvis Presley non dovrebbe piacere. Semplicemente il motivo risiede non tanto nella residenza in sé, quanto piuttosto in tutto ciò che le stato creato intorno.

Già perché quando arrivi la sensazione di essere arrivato in un parco divertimenti, più che in un luogo di ricordi, testimonianze e commemorazione è davvero alta. La biglietteria, la sala cinema dove viene proiettato un video introduttivo su Elvis, i fast food, i negozi di souvenir creano il tipico ambiente da entertainment made in Usa, decisamente lontano dallo stile europeo.

Eppure, a pensarci bene, questo contesto così esagerato richiama una caratteristica che, a torto o a ragione, ha interessato buona parte della vita dello stesso Elvis Presley: l’eccesso.

Tuttavia, quando si varca il cancello di Graceland e la sua porta d’ingresso, improvvisamente tutto cambia: nonostante lo sfarzo e le dimensioni degli ambienti, l’atmosfera torna ad essere intima, a tratti riservata e ti accorgi così di essere entrato nella dimensione dell’uomo, oltre che dell’artista.

Visitare Graceland a Memphis è sicuramente un’esperienza da fare non solo se siete amanti di musica: Elvis è stato una delle leggende della cultura popolare ed immergersi nel suo mondo significa anche attraversare con lui un pezzo di storia moderna.

Il cancello a tema musicale di Graceland

Elvis Presley: come nasce ( e muore) una stella

Elvis Presley nasce l’ 8 gennaio 1935 a Tupelo, nel Mississippi. Conosciuto come il “Re del Rock and Roll”, Elvis è stato un pioniere del genere e ha avuto un’enorme influenza sulla musica e la cultura negli anni ’50 e ’60 fino a diventare uno dei più grandi musicisti e icone della cultura popolare del XX secolo.

La carriera di Elvis inizia da giovane, quando, dopo aver scoperto la passione della musica grazie al coro della chiesa, si dedica alla registrazione dei primi brani agli Sun Studios di Memphis.

Il successo è quasi immediato e dovuto, oltre che al suo incredibile talento, anche in buona parte al suo look, decisamente rivoluzionario per l’epoca.

Nel 1955, a soli 20 anni, Elvis ha già tra le mani un contratto con la famosa casa discografica RCA e da quel momento in poi la sua ascesa pare inarrestabile. Oltre a vari album di successo, Elvis prende parte a diversi lungometraggi e programmi televisivi consacrandosi definitivamente nel mondo dello star system.

E’ proprio in questi anni che il Re del Rock and Roll acquista Graceland, una proprietà alle porte di Memphis che si estende su 13,8 acri e comprende la bellissima casa in stile coloniale, una piscina, un campo da tennis e una serie di edifici ausiliari.

Una tenuta riservata alla sua famiglia, ma non solo. Graceland era anche il luogo delle feste, dei momenti di convivialità con gli amici, addirittura sede degli incontri con fortunati fan.

Ci vivrà, tra una pausa e l’altra dei suoi tour, fino alla sua morte sopraggiunta a causa di un arresto cardiaco nel 1977, dopo diversi anni trascorsi a combattere uno stato di salute sempre più precario, in parte dovuto a una vita sregolata e sopra le righe.

Il soggiorno

Visitare Graceland: entrare nella casa museo di Elvis Presley

Graceland è stata aperta al pubblico come museo nel 1982, diventando una popolare attrazione turistica per i fan di Elvis e non solo. Il museo contiene numerosi oggetti personali di Elvis, tra cui abiti, chitarre, dischi d’oro e altri oggetti di valore.

Graceland è stata la casa di Elvis per oltre vent’anni e camminare per i suoi corridoi è come fare un viaggio nel tempo. La casa principale, con i suoi 23 ambienti, è stata preservata con grande cura ed è esattamente come Elvis l’ha lasciata.

Un tour guidato ( sarete muniti di audioguida con traduzione intervallata da racconti ed aneddoti della figlia Lisa Marie) nella vita artistica e personale di Elvis che inizia dagli ambienti al piano terra: il soggiorno in cui campeggia il grande pianoforte a coda bianco, la sala da pranzo e la cucina, che si racconta fosse operativa ad ogni ora del giorno e della notte al servizio dei vari ospiti di Graceland.

Per volontà della famiglia il secondo piano, che ospita le camere da letto, non è visitabile.

Scendendo al piano sottostante ci si lascia alle spalle l’Elvis più formale per immergersi completamente nel suo mondo fatto di stravaganze.

Una sala da biliardo con le pareti completamente rivestite di tessuto e i grandi lampadari art deco, una sala tv sui toni del giallo e nero, dove Elvis amava rilassarsi guardando più schermi contemporaneamente, un’area bar e poi la famigerata Jungle Room.

La sala biliardo

La Jungle Room: la stanza più famosa di Graceland

Molte sono le storie che ci circolano attorno a questa stanza, l’ambiente dove Elvis amava ritirarsi.

Di certo si sa che qui nel febbraio del 1976 la RCA fece installare delle attrezzature per trasformarla per qualche giorno in uno studio di registrazione e permettere così ad Elvis e i suoi musicisti di terminare le sessioni degli ultimi due album.

La Jungle Room si chiama così proprio perché arredamenti e decorazioni richiamano la giungla: statue di vari animali esotici, mobili intagliati nel legno, vegetazione e persino una cascata con vera acqua che sgorga dalla parete.

Dettagli nella Jungle Room

Gli esterni di Graceland

Terminata la visita all’interno della casa popolare, ci si sposta in ambienti esterni, alcuni collocati in delle dependance, facenti sempre parte della tenuta:

  • l’area ufficio: dove il padre Vernon gestiva contratti, burocrazia e le segretarie si occupavano delle innumerevoli lettere e regali ricevuti da parte dei fan;
  • una palestra di racquetball;
  • ampi spazi verdi con un maneggio per i cavalli;
  • un’area allestita a memorabilia con trofei, premi, documenti originali esposti, quadri e fotografie  che ripercorrono tutta la carriera di Elvis e i suoi momenti più privati.

Il giardino della meditazione: il luogo della sepoltura

Uno spazio voluto da Elvis stesso quando era ancora in vita, collocato oltre la grande piscina.

Oggi questo è il luogo di sepoltura dei suoi genitori, della nonna, del fratello gemello morto alla nascita e dello stesso Elvis.

Fiori, lettere, omaggi decorano la sua tomba ed ogni anno, il 16 di Agosto, varie celebrazioni in suo ricordo animano questo luogo di pace.

Le collezioni private: altre cose da vedere a Graceland

Una volta usciti dalla proprietà si ritorna nelle aree espositive iniziali per esplorare altri aspetti del mondo Elvis Presley raccontati abilmente in diversi padiglioni: la sua spettacolare collezione di auto e moto, il periodo passato nell’esercito americano in Germania e persino una zona allestita ad hoc dove artisti contemporanei spiegano, attraverso dei filmati, cosa ha rappresentato Elvis per loro.

La visita a Graceland non può concludersi senza essere saliti a bordo dei suoi due aerei privati che stazionano in bella vista in un’area dedicata del parco.

L’aereo intitolato alla figlia