Incontaminate, poco urbanizzate, in larga parte ancora selvagge e caratterizzate da una storia composita e articolata, anche dolorosa: sono le isole-carcere d’Italia, quei lembi di terra sparsi nel Mediterraneo che nel corso del tempo sono state colonie penali, prigioni, luoghi di confino e reclusione.

Oggi la maggior parte di esse sono tornate ad essere piccoli paradisi naturali, aperte ai visitatori che ne sappiano apprezzare non solo la bellezza naturalistica ma anche la storia complessa: la maggior parte, appunto, perché su una di esse c’è ancora oggi un istituto penitenziario. Sapete quale? 

Gorgona

A venti miglia marine da Livorno c’è l’isola di Gorgona, appartenente all’arcipelago toscano e sconosciuta ai più. È lei l’ultima isola-carcere d’Italia, l’unica cioè tra le isole italiane a ospitare tutt’oggi una prigione. Nata come colonia penale agricola nel 1869, quale succursale della struttura di Pianosa, e Sezione Distaccata del carcere di Livorno, Gorgona accoglie oggi un centinaio di detenuti, di cui una sessantina attivi in agricoltura e gli altri occupati nel caseificio, con gli animali da pascolo, nel forno o negli altri settori ai servizio, come muratura o falegnameria. Sull’isola non è possibile pernottare e le visite (accompagnate) si svolgono solo su prenotazione. 

Asinara

Altra isola italiana celebre per il carcere di massima sicurezza che per alcuni decenni ne occupò sponde e territori, è l’Asinara, in Sardegna. Una fama triste, la sua, perché la ricollega ad alcuni dei momenti più cupi della storia italiana: qui trovarono infatti reclusione mafiosi di spicco, terroristi e brigatisti. Qui furono ospitati anche per alcuni mesi Falcone e Borsellino, nel 1982, così che potessero scrivere in tutta sicurezza gli atti per il maxi-processo di Palermo: presso Cala Oliva è ancora possibile vedere la casa rossa dove trascorsero alcuni mesi. 

Oggi l’Asinara è area protetta e Parco Nazionale, un territorio di incomparabile bellezza a fragilità: in moltissimi tratti costieri sono vietati l’attracco e la balneazione, ed è possibile alloggiare solo in un piccolo ostello a Cala Oliva. Da Porto Torres e da Stintino partono le escursioni giornaliere.  

Pianosa

Un piccolo lembo di terra tra la Toscana e la Corsica, bassissimo sul mare: questa è Pianosa, altra isola dell’Arcipelago Toscano abitata da pescatori prima e destinata poi al confino delle persone “non grafite” al Granducato di Toscana. Nella seconda metà dell’Ottocento l’isola viene adibita a colonia penale agricola e dal 1931 al 1935 ospita anche Sandro Pertini, incarcerato per motivi politici. Negli anni Settanta viene trasformata in carcere di massima sicurezza e la popolazione residente evacuata: la struttura viene infine chiusa definitivamente nel 1998, ed entra a far parte del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano. 

Oggi Pianosa si può visitare solo se accompagnati da una guida, ed è consentito l’accesso a un massimo di 250 persone al giorno. Si può fare il bagno solamente a Cala San Giovanni, mentre le calette e i fondali sono interdette alla balneazione. 

Ventotene

Il suo nome significa “dove soffia il vento”, appartiene all’arcipelago delle isole Ponziane nel Tirreno ed è situata al largo della costa al confine tra Lazio e Campania: Ventotene non è solo un’isola di grande fascino e amata dagli appassionati di subacquea, ma è anche quella che vanta il carcere più antico. Qui, infatti, l’imperatore romano Augusto esiliò sua figlia Giulia; qui l’imperatore Tiberio spedì la nipote Agrippina in confino (29 d.C.) e sempre qui Nerone esiliò sua moglie Ottavia, rea di non avergli dato figli e per questo ripudiata. Ventotene è stata anche area di confino durante il periodo fascista: vi vennero infatti reclusi numerosi antifascisti e le persone sgradite al regime. Oggi è abitata da circa 750 persone. 

Favignana

La “farfalla” dell’arcipelago egadino, Favignana, al largo della costa di Trapani (Sicilia), oggi è nota principalmente per la sua bellezza naturalistica: in passato, però lo era per la grande tonnara Florio e per il carcere sito sull’isola, dentro al Castello di San Giacomo. Una storia antica, quella de carcere favignanese: qui venivano infatti mandati i prigionieri dai Borboni, dai Savoia e poi da Mussolini. Quando l’Italia invase la Libia, nel 1911, centinaia di prigionieri furono rinchiusi proprio qui. Con l’avvento poi della stagione del terrorismo, negli anni Settanta, il castello divenne un carcere di massima sicurezza: celebre è la rivolta dei brigatisti reclusi nel 1975, che si asserragliarono dentro la struttura con degli ostaggi e per la quale dovette intervenire il giudice Giovanni Falcone.
Oggi il carcere è stato smantellato. 

Sul numero 283 (agosto/settembre 2020) di Itinerari e Luoghi, disponibile in edicola e online, trovate maggiori informazioni, curiosità e un itinerario dedicato all’isola di Gorgona.
Qui trovate invece tutti i nostri consigli di viaggio.

Articolo precedenteLe montagne sul mare
Articolo successivoMasseria La Morella, nel cuore della Campania