Sospeso tra il Canavese e il Biellese, siamo andati alla scoperta del Lago di Viverone, il terzo lago più grande del Piemonte. Uno specchio d’acqua d’origine glaciale, da esplorare in bicicletta o a piedi, tra passeggiate lungo la Via Francigena, visite a importanti edifici religiosi e siti archeologici risalenti all’età del bronzo e piccoli borghi ricchi di storie

Di Marta Ghelma

L’ITINERARIO (a piedi o in bici)

  • Punto di partenza e arrivo: piazza del Municipio di Roppolo
  • Lunghezza: 13 km
  • Dislivello: 250 m
  • Tempo di percorrenza: 3 h e 30 min
  • Segnavia: Buon Cammino e cartelli CAI rossi e bianchi
  • Difficoltà: media

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HIGHLIGHTS

Il periplo del lago… su due ruote!

Lago di Viverone visto dalla strada che scende da Zimone

In sella a una classica mountain bike o a una comoda bicicletta a pedalata assistita, gli appassionati delle due ruote a tutti i livelli di allenamento possono percorrere, in circa due ore a un ritmo lento e rilassato, l’intero perimetro del lago di Viverone (le mappe e le tracce KML e GPX dell’itinerario sono scaricabili gratuitamente sul sito www.casa.movimentolento.it).

La lunghezza totale del periplo, con partenza e arrivo presso l’Info Point turistico di Viverone (in viale Lungo Lago, nella zona di Porticciolo), è di 16,8 km e si sviluppa interamente su un fondo misto, in buona parte sterrato e con alcuni tratti di asfalto su strade secondarie e poco trafficate.

Per noleggiare le biciclette e ricevere assistenza tecnica lungo il percorso, a Viverone rivolgersi al Centro eBike Della Serra (Strada Provinciale 54 A, tel. 340.7338055 o tel. 333.6146100, www.ebikedellaserra.it, il noleggio per la mezza giornata costa da 25 €, per la giornata intera da 40 €, casco 3 €).

La leggenda di Albaluce

La leggenda locale narra che sul lago di Viverone, nei boschi e tra le sorgenti delle colline moreniche di Ivrea, anticamente vivevano alcune ninfe ed esseri divini. Alba e Sole erano follemente innamorati ma destinati a non incontrarsi mai. Un giorno, grazie all’intercessione della Luna, durante un’eclissi si unirono e diedero alla luce Albaluce.

Rapiti dall’incredibile bellezza della creatura, gli abitanti presero a omaggiarla con generosità attraverso doni provenienti dal lago e dalle colline circostanti.

Quando anche i frutti della terra iniziarono a scarseggiare, gli uomini furono costretti a scavare un canale per far defluire le acque lacustri che, trasbordando, travolsero e allagarono i villaggi seminando morte ovunque.

Albaluce, triste per il tragico accaduto, cominciò a piangere e le sue lacrime, scese a terra, rinvigorirono gli arbusti secchi, ridando vita anche ai tralci di vite da cui iniziarono a pendere grappoli di succosa uva bianca.

Così, nacque il vitigno Erbaluce.

Shopping goloso

Cantina – resort – Cella Grande degustazione Erbaluce

Cella Grande, via Cascine di Ponente 21, Viverone, tel. 342.0968723, www.cellagrande.it: oltre alla visita della cantina ricavata nella sede di un ex convento benedettino del XII secolo restaurato, qui si possono degustare e acquistare etichette di alta qualità, brandy e grappe ottenuti dai vitigni Erbaluce.

Cantina – resort – Cella Grande – Abazia

Azienda Agricola La Masera, strada San Pietro 32, Piverone, tel. 331.8016881, www.lamasera.it: tra le colline dell’Anfiteatro morenico di Ivrea, questa azienda agricola di circa cinque ettari, creata dalla passione di un gruppo di amici, vinifica un ottimo Erbaluce Autoctono D.O.C.G.

Il Cammino di Oropa

Ideato nel 2012 da Alberto Conte, fondatore dell’Associazione Movimento Lento (www.movimentolento.it) e della Casa del Movimento Lento di Roppolo (vedi block notes), il Cammino di Oropa (www.camminodioropa.it) è un itinerario a piedi segnalato (segnavia gialli e neri), percorribile in quattro brevi tappe che va dalla pianura agricola alla Serra morenica, fino alle Alpi Biellesi.

Il percorso parte dalla stazione ferroviaria di Santhià, fa tappa a Roppolo, Torrazzo e al Santuario di Graglia, per poi arrivare infine al Santuario di Oropa.

Giunti a Oropa, i viandanti muniti della “Credenziale” (il passaporto del pellegrino da richiedere a casa@movimentolento.it per compilare con i timbri dei vari posti tappa, 3 €), possono richiedere il “Testimonium”, il documento firmato dal Rettore del Santuario che attesta il completamento del Cammino.

Alberto Conte è anche l’autore della guida cartacea “Il Cammino di Oropa – Tre itinerari suggestivi per tutti“, edita nel 2019 da Terre di Mezzo Editore.

INFORMAZIONI UTILI

DOVE DORMIRE

Viverone

Roppolo

DOVE MANGIARE

Viverone

Roppolo

VIVERE IL LAGO

  • Società di Navigazione Lago di Viverone Sas, via Lungo Lago 11, tel. 333.9167362, www.navigazioneviverone.it: a bordo del catamarano, per scoprire il lago di Viverone con una rilassante crociera di 45 minuti dal molo del Lido di Viverone e di Anzasco

INFORMAZIONI TURISTICHE

ITINERARIO

Dalla piazza del Municipio di Roppolo, imboccare la via Al Castello fino ad arrivare di fronte al bed & breakfast La Casa del Movimento Lento, da dove inizia la segnaletica del trekking denominato “Buon Cammino”.

La prima sosta lungo il percorso a piedi è per ammirare il magnifico castello di Roppolo, uno dei manieri più antichi del Piemonte (risalente alla fine del IX secolo) caratterizzato da splendide sale decorate e che oggi è una residenza privata, momentaneamente chiusa al pubblico.

Dal castello, la strada prosegue lungo la via San Vitale e, prima di arrivare alla frazione omonima, sulla sinistra un segnavia CAI indica la direzione per il lago di Bertignano.

Lago di Viverone visto dal castello di Roppolo

Imboccato il sentiero (da non perdere la piccola deviazione che porta all’anfiteatro panoramico con la splendida vista sul lago di Viverone), si prosegue su via Belvedere fino a raggiungere un piccolo gruppo di case.

Da qui, svoltando a destra in via Sordevolo, si arriva al pilone votivo posizionato in prossimità del lago di Bertignano.

Sembra strano ma è vero, in questo minuscolo specchio d’acqua intermorenico, nel XX secolo sono stati rinvenuti i resti di un villaggio palafitticolo risalente alla tarda età del Bronzo e due piroghe monossili (ovvero scavate direttamente nel fusto degli alberi di castagno), una del 250 d.C. e conservata nelle sale del Museo del Territorio Biellese di Biella, e l’altra databile addirittura al 1.450 a.C.

Ritornati al pilone votivo, s’imbocca la strada, sulla sinistra, che costeggia il piccolo lago fino alla fine e poi il sentiero continua addentrandosi nel bosco.

In questo punto, i segnali puntano in direzione della cosiddetta Cava di Purcarel, una depressione naturale di forma circolare, probabilmente creata da un lago prosciugato attorno al quale sono stati rinvenuti i resti archeologici (sotto forma di cumuli di sassi poggianti su basamenti rettangolari posizionati a intervalli regolari) di antichi villaggi riconducibili a due epoche differenti.

Il Neolitico (3.500 a.C.) e la tarda età del Bronzo (1.500 a.C.), ora sono conservati presso il Museo di Antichità di Torino.

Dopo la Cava di Purcarel, tra boschi e verdi radure, il percorso del Buon Cammino si dirige verso il Monte Orsetto (452 m.s.l.m.) – una deviazione sale alla cima del monte in soli dieci minuti – piccolo rilievo collinare posto al confine tra il lago di Bertignano e Pavarano, frazione di Roppolo, dove sono stati scoperti i resti di un antico castelliere (una tipologia di insediamento preistorico posto su un’altura e difeso da una cinta muraria).

Ritornati sul sentiero principale, si arriva quindi al rudere della chiesa di Sant’Elisabet, costruita tra il 1599 e il 1638. Si racconta che, un tempo, sul sagrato di questa chiesa le donne della zona, al ritorno dal lavoro nei campi, fossero solite lasciare fiori al loro passaggio.

Ora, proseguendo sulla sinistra, nei pressi della Cascina Tavolara di Roppolo, si trova il Roc d’la Regina (che vale una breve deviazione di dieci minuti), grande masso erratico – un elemento distintivo e comune della Serra Morenica – scavato e lavorato dall’uomo, che deve il suo nome alla tradizione locale secondo cui sarebbe stata la tomba di una regina d’età barbarica.

Ritornati alla chiesa di Sant Elisabet, il percorso del Buon Cammino prosegue in via Peverano, passa di fronte alla chiesa di San Vitale e poi ricalca le indicazioni a sinistra per la chiesa di San Martino.

Da qui, infine, l’itinerario prosegue sulla via Petiva fino a tornare al punto di partenza, il bed & breakfast La Casa del Movimento Lento, quindi la via al Castello e infine la piazza del Municipio di Roppolo.

Battello per la navigazione del lago

NOTE DI VIAGGIO

L’hai già fatto il giro in battello con ‘la’ Wanda?”.

All’ennesimo viveronese Doc che approccia un turista rivolgendogli la stessa domanda – mettendo rigorosamente l’articolo femminile davanti al nome proprio – è intuibile come la navigazione sul lago debba essere uno dei “must to see” di ogni gita a Viverone che si rispetti.

E poi si scopre che è davvero così. In poco meno di un’ora, infatti, la ricciola e sprint “capitana” Wanda compie il periplo totale del terzo lago più grande del Piemonte (la sua superficie complessiva è di 5,72 km²) snocciolando – a pari merito – una quantità inimmaginabile di informazioni, dati e curiosità, il tutto condito con battute ironiche e commenti sagaci (p.s.: astenersi permalosi).

Wanda la pilota del battello

Faccio questo lavoro da quando mi sono sposata, ormai ben trent’anni fa. L’ho imparato da mio suocero che era il vero, l’unico e l’originale “capitano” del lago”, racconta frettolosa la donna con una parlata veloce, tipica di chi non ha molto tempo da perdere in inutili convenevoli.

Saliti a bordo un paio d’ore dopo il pranzo, con la pancia ancora piena di vino Erbaluce e di fritto di coregone e con stampata sul volto quell’espressione vagamente assonnata di chi, per scelta, ha puntato e ottenuto il posto a sedere più lontano dal microfono, in pochi istanti anche i passeggeri più restii al viaggio in acqua si arrendono alla simpatia della loro guida e alla singolarità di questo luogo, senz’altro fuori dalle solite rotte.

Guardatelo quello lì in fondo con lo sguardo perso, è un turista proprio come voi” – ironizza Wanda indicando un gabbiano di mare fermo, immobile come una statua su una boa gialla – “Anche lui avrebbe preferito essere a Portofino o magari di fronte ai faraglioni di Capri ma purtroppo si è sbagliato ed è finito qui al lido di Viverone”. Risata collettiva.

Originato dalla ritirata del ghiacciaio Balteo nel periodo Quaternario, esattamente come l’anfiteatro morenico di Ivrea che gli serve da verde scenografia naturale, il lago di Viverone è un piccolo scrigno liquido che nasconde grandi storie, alcune delle quali (esattamente come l’essenziale per il Piccolo Principe di Saint-Exupéry) sono invisibili agli occhi.

Ora togliete le scarpe e preparate le pinne, le maschere e i boccagli perché ci si tuffa. Finalmente è arrivato il momento che tutti voi aspettavate con trepidazione, quello dell’immersione”, annuncia con aria seria la ‘capitana’ Wanda tra lo sgomento generale.

E ci vuole un bel ‘diving’ nell’immaginazione, in effetti, per credere che ad appena un paio di metri sotto il livello del lago, su quel torbido fondo fangoso, siano piantati più di cinquemila pali di legno, la struttura portante di un villaggio palafitticolo risalente all’età del Bronzo, portati alla luce dagli archeologi a partire dagli anni Settanta.

Se le capanne oggi visibili a pelo dell’acqua (nello specchio di lago di competenza del comune di Azeglio) sono solo una recente ricostruzione – oltre che un’ottima postazione di avvistamento degli uccelli per gli appassionati di birdwatching – i reperti preistorici lacustri esposti nelle sale del Museo di Antichità di Torino e del Museo del Territorio Biellese, invece, sono i pezzi originali rinvenuti sul fondo del lago.

Se non fosse iscritto nella lista dei patrimoni dell’umanità UNESCO, tra i pali nascosti sott’acqua e i reperti finiti nei vari musei, la storia delle palafitte del lago di Viverone sembrerebbe quella del ‘murato vivo’, il fantasma del povero Bernardo di Mazzè che, secondo la leggenda popolare del lago, ogni notte si aggira solitario nei dintorni del castello di Roppolo. Noi sappiamo che c’è ma nessuno ha ancora mai avuto il piacere di vederlo”.

Scherza Wanda mentre a un tiro di schizzo dal suo battello, un ragazzino è alle prese con il wakeboard, la disciplina dello sci nautico ispirata allo snowboard e allo skateboard che, proprio sul lago piemontese, ha visto crescere il ‘baby campione’ Stefano Comollo (medaglia di bronzo ad Abu Dhabi nella categoria under 14 agli World Wakeboard Championships del 2019).

Balneabile da nove anni consecutivi (l’Arpa Piemonte esegue controlli settimanali), nonostante sia un bacino chiuso dove non entrano ed escono fiumi e il ricambio idrico è lento, affidato all’ambiente e alle sorgenti sotterranee che derivano dal ghiacciaio del Monte Rosa, d’estate (e spesso anche fino alla fine di ottobre) il lago di Viverone si trasforma nel ‘mare’ locale, con tanto di lidi e apericena ‘pieds dans l’eau’.

Ecco a voi la nostra Rimini” – dice la ‘capitana’ puntando il dito indice verso il grande parco acquatico del lido Oasi – “mentre chi di voi cerca la pace e il relax in solitaria è meglio che si spinga in barca o con la canoa fino alla spiaggia di Maresco. Per me è la più bella di tutte e se, per arrivarci, passate di fianco ai fiori di loto (con i papaveri d’acqua, fioriscono sulla sponda orientale del lago, ndr), inebriatevi del loro profumo perché si dice che abbiano il potere di condurre all’oblio. Chissà mai che funzioni!”.

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