Un itinerario alla scoperta di Novara, con partenza dalla Basilica di San Gaudenzio fino a casa Bossi, uno dei migliori esempi di architettura civile dell’Ottocento. Un percorso di 1,2 km fatto di immagini che rimangono impresse a fuoco nel cuore e nell’anima. (Foto di apertura: la monumentale facciata del Duomo di Novara).

Iniziamo la scoperta di Novara dalla Basilica di San Gaudenzio, edificata nel punto più alto della città tra il 1577 e il 1690, su progetto di Pellegrino Tibaldi. Il campanile, coi suoi 92 metri, opera di Benedetto Alfieri (zio del poeta Vittorio), ha caratterizzato il panorama del capoluogo fino alla costruzione della cupola, iniziata nel 1844 dall’architetto Alessandro Antonelli, grazie a proventi derivati da una tassa sulla carne, stabilita dal re Carlo Felice di Savoia. Negli oltre 40 anni di cantiere, l’Antonelli presentò diversi piani di costruzione all’amministrazione comunale, sempre più preoccupata dalle ingenti spese. Nel 1878 alla sommità fu posta la statua del Cristo Salvatore, realizzata in bronzo ricoperto di lamine d’oro, per 5 metri di altezza, opera di Pietro Zucchi, attualmente conservata all’interno della basilica, mentre in cima alla cupola è collocata una copia in vetroresina. L’esterno della struttura è scandito da una “geometria dei vuoti e dei pieni” e da due colonnati che contribuiscono a dare maggiore slancio, per un’altezza totale di 126 metri. La genialità dell’Antonelli sta nell’aver ideato un progetto così ambizioso con ben 2046 metri cubi di mattoni in un periodo storico che vedeva il trionfo del ferro, dando un saggio dell’abilità delle maestranze novaresi e della qualità del materiale utilizzato, di provenienza esclusivamente locale. Nel 1887 terminarono i lavori di costruzione della cupola, inaugurata il giorno di San Gaudenzio. Usciamo dalla basilica e svoltiamo a sinistra, sulla via San Gaudenzio, proseguendo dritto fino all’incrocio con Via Fratelli Rosselli, quindi giriamo a sinistra e arriviamo al Broletto (350 metri), i cui edifici disposti a quadrilatero con un cortile centrale, furono edificati tra il XIII e il XVIII secolo. Il lato ovest è occupato dal quattrocentesco Palazzo dei Referendari. Al suo interno facciamo visita ai Musei Civici, che comprendono una sezione archeologica, con reperti rinvenuti nel territorio novarese a partire dall’età neolitica fino all’epoca longobarda, e da una sezione storico-artistica, con opere che vanno dal XIII secolo al Novecento, documentando la produzione artistica della zona. Nello stesso palazzo, la Galleria d’Arte Moderna Paolo e Adele Giannoni, donata al comune da Alfredo Giannoni negli anni Trenta, comprende più di 800 opere di pittori italiani degli ultimi due secoli. Usciamo dal Broletto, dal lato di Piazza della Repubblica per dirigerci verso il lungo colonnato antistante al Duomo o Cattedrale di Santa Maria Assunta, un grandioso edificio neoclassico, realizzato nella seconda metà dell’Ottocento dall’Antonelli nel sito in cui sorgeva l’antica cattedrale romanica, di cui rimane il campanile, che fu abbattuta per far posto alla nuova chiesa. Il grandioso portale centrale è considerato tra i più alti d’Europa. L’interno è scandito in tre navate divise da colonne in stucco marezzato color giallo-ocra coronate da capitelli corinzi. L’altare, opera dello stesso architetto, è costituito da 377 blocchi di marmo proveniente da Verona, Carrara e Varallo. Nell’ala est della cattedrale visitiamo i Musei della Canonica, in cui trovano spazio opere provenienti dall’antica Cattedrale e dal Battistero, arredi sacri, codici miniati, statue e collezioni numismatiche provenienti dalle chiese del territorio. Antistante al Duomo troviamo il Battistero paleocristiano, monumento più antico della città, a pianta ottagonale e che conserva al suo interno i resti della primitiva vasca battesimale. Usciamo dal colonnato della Cattedrale su Piazza della Repubblica e svoltiamo a sinistra su Via Fratelli Rosselli, ancora sinistra su Piazza Martiri della Libertà, per entrare nel Castello Visconteo-Sforzesco (300 metri), sorto nel 1272 sulle antiche mura romane e passato poi alla famiglia dei Visconti e degli Sforza. Di quell’epoca rimane solo la cosiddetta Rocchetta, una torre all’angolo nord-ovest e lo stemma visconteo sopra l’arco d’ingresso. Nel Cinquecento perse la sua funzione militare, fino a essere trasformato in luogo di passeggio pubblico durante il periodo sabaudo, mentre in quello napoleonico fu riadattato in carcere, il che comportò un danneggiamento della struttura. Tra i vari detenuti è da ricordare Claretta Petacci, amante di Mussolini. Nel 1973, il castello passò all’amministrazione municipale, poi al Corpo Forestale. Dopo molti anni di inutilizzo, fu avviato un lungo intervento di restauro, durante il quale fu costruita ex-novo una torre non presente in origine, fatto che sollevò non poche polemiche. L’edificio, circondato su tre lati dai giardini pubblici, fu riaperto nel 2016. Usciamo dal Castello e svoltiamo a sinistra su Baluardo Quintino Sella, che percorriamo per 500 metri fino a Casa Bossi, uno dei migliori esempi di architettura civile dell’Ottocento, restaurata su progetto dell’Antonelli. Il carattere nobile del palazzo si mostra nella disposizione degli spazi e degli ambienti espressamente di rappresentanza, compresi i giardini e le scuderie. Fu abitato da personaggi di caratura internazionale, tra cui il “pittore della luce” Antonio Calderara, l’architetto Luigi Vietti e lo scrittore Sebastiano Vassalli.

Se volete scolpire di più sul territorio Novarese andate in edicola: il 26 settembre Itinerari e luoghi (fascicolo di ottobre) vi offre un lungo articolo su questo straordinario lembo di terra in Piemonte.

 

Articolo precedenteLa candela dei Mugnai
Articolo successivoFolletti, battaglie e giganti: tre leggende dalla Val di Scalve