La più piccola minoranza linguistica italiana: così vengono definiti oggi i Brigaschi, popolo montano dell’area franco-ligure-piemontese dalle radici occitane. Chi sono? Dove abitano? La loro terra, la Terra Brigasca appunto, è oggi spezzettata tra tre regioni e due Stati diversi. Zona di montagna, radicatamente alpina e pastorale, la Terra Brigasca porta su di sé i segni di una cultura e di un retaggio comuni smembrati dalle macchinazioni della storia: tra abbandoni e ritorni, è un territorio di confine vivo e vibrante, una sorta di selvaggio west tutto da scoprire. Ma, prima di tutto, da conoscere e rispettare nelle sue peculiarità.

Cos’è la Terra brigasca

Partiamo dal territorio, dunque. Cos’è la Terra Brigasca? Dove si trova, e qual è la sua peculiarità? Siamo al confine tra Francia, Piemonte e Liguria, nei lembi di terra che si intrecciano a cavallo delle Alpi Marittime e si stringono attorno alle pendici del Monte Saccarello. Centro primario di questo territorio era il comune (allora piemontese) di Briga Marittima, in Val Roja, caratterizzato da una società e da un’economia di tipo prevalentemente pastorale: a Briga erano poi collegate un gran numero di borgate nelle vallate limitrofe, come l’alta Val Tanaro o l’alta Valle Argentina.

È il caso ad esempio di Realdo, in Valle Argentina, fondato tra il XV e il XVI secolo dai pastori brigaschi di provenienza roiasca in cerca di nuovi pascoli per le greggi e che con il tempo divenne non soltanto il punto di riferimento per le varie borgate minori al di qua dei colli Sanson e Collardente (tra cui Borniga, Pin, Abenin, Craviti, Ciapapè, Vesignana, Frasciu e Case Carmeli), ma anche punto di snodo per i commerci tra le valli, soprattutto per quanto riguardava la lana.

Realdo era anche l’ultimo avamposto del regno sabaudo sul confine con quello genovese: il confine separava tra loro gli abitati di Realdo e di Verdeggia, quest’ultimo pure di origine e cultura brigasca ma politicamente legato alla Liguria anziché al Piemonte. Politica a parte, le varie aree brigasche avevano dei tratti in comune: una lingua propria, tanto per cominciare, ma anche usi, costumi e tradizioni caratteristiche. Allevavano inoltre una varietà di pecora autoctona, la pecora brigasca appunto, che ben si adattava a queste terre di montagna aspre e impervie.

A cambiare definitivamente la situazione furono gli accordi di Parigi del 1947, i trattati di pace postbellici, quando il territorio brigasco fu diviso tra Italia e Francia. Briga Marittima passò ai vicini d’oltralpe e divenne La Brigue, nel distretto delle Alpes Maritimes. Al Piemonte restarono Briga Alta (composta da Upega, Carnino e Piaggia) e Viozene, frazione del comune di Ormea. Alla Liguria toccarono invece sorte Realdo e Verdeggia, afferenti al vicino comune di Triora. Così la politica allontanò ciò che le tradizioni e la storia avevano unito.

E oggi?

Oggi la Terra Brigasca non ha uno statuto autonomo, né lo cerca: i brigaschi si sentono convintamente italiani, non hanno velleità indipendentiste, ma hanno mantenuto e recuperato una forte coscienza di gruppo. Sono la più piccola minoranza etnico-linguistica d’Italia e grazie al un forte lavoro di studio e ricerca stanno salvando dall’oblio testimonianze e tradizioni della zona. Ogni anno, a rotazione, nei paesi della Terra Brigasca ligure, piemontese o francese si svolge un raduno molto partecipato, che raggruppa tutti i brigaschi e i loro discendenti e che per qualche giorno ripopola queste belle vallate di confine.

I paesi della Terra Brigasca

  • La Brigue (Francia)
  • Morignole (Francia)
  • Briga Alta, comune sparso composto da Upega, Carnino e Piaggia (Piemonte)
  • Viozene, frazione di Ormea (Piemonte)
  • Realdo, frazione di Triora (Liguria)
  • Verdeggia, frazione di Triora (Liguria)
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