Ma qui non si tratta di religione. Di preghiere o voti.

A Rione Sanità i miracoli non cadono dal cielo ma vengono dalla terra, dai vicoli, dalle botteghe, dagli spazi che si sono animati e sono diventati luoghi vivi, fucine di idee, di progetti e di sogni realizzati.

Motore di questo “miracolo” è la Fondazione di comunità San Gennaro: una corposa “armata” pacifica composta da diverse realtà: parrocchie, reti di commercianti, fondazioni nazionali e dalla Cooperazione San Gennaro, costituitasi nel 2014, che raccoglie tutte le forze che sono nel tempo diventate l’anima di Rione Sanità.

Gaetano Balestra, Presidente della Cooperazione San Gennaro

Ce ne parla, con amore e con passione, Gaetano Balestra, il presidente di questa sorta di comunità nella comunità, che raccoglie alcune centinaia di persone, tutte impegnate, a diverso titolo, in progetti culturali e sociali che nel tempo hanno stravolto, trasformato e ridato vita a Rione Sanità.

La Sanità faceva male. Faceva paura. Era il territorio delle bande dei ragazzini con i motorini.

Il regno dello spaccio. Alla Sanità girava solo la gente della Sanità… se venivi da fuori non eri sicuro.

Alla sera non ti poteva venire in mente di andarci per mangiare una pizza o fare due passi. Eppure …

Eppure, Rione Sanità è sempre stato bellissimo, malinconico, nostalgico. Come le commedie di Totò che qui è nato, dove c’è la sua casa, adesso abbandonata, che attende di essere giustamente riaperta e trovare il giusto rispetto.

La casa dove è nato Totò.

Rione Sanità si trova nel quartiere Stella ma sembrava non fosse nato sotto una buona stella…

Oggi le cose sono molto diverse, ci racconta Gaetano.

Il cambiamento è avvenuto negli anni, passo dopo passo, ma non calato dall’alto, da decisioni politiche. È cresciuto dal basso, dalla stessa gente della Sanità che si è rimboccata le maniche e ha iniziato a collaborare con le associazioni che qui da anni operano e che nel 2014 hanno deciso di unirsi in quella che è la Fondazione di comunità San Gennaro”.

Gaetano ci racconta di questo magnifico progetto.

La Fondazione ha anime diverse. C’è la Cooperativa La Paranza i cui ragazzi gestiscono le Catacombe di Napoli (si trovano presso la chiesa di Santa Maria delle Anime del Purgatorio e il Cimitero delle Fontanelle) e rappresentano un esempio magnifico di questo riscatto. Prima che la cooperativa iniziasse a lavorare per il rilancio di questi siti, per farli conoscere e tenerli vivi, i visitatori erano 3, massimo 4 mila l’anno. Nel 2019, pre-covid, abbiamo raggiunto quota 160.000 visite (!!!) e questo agosto abbiamo battuto il record di visite rispetto all’agosto di 2 anni fa, appunto. Questo è il vero miracolo – ci dice quasi commosso Gaetano – pensare che quasi 200.000 persone hanno attraversato la Sanità anche quest’anno. Che si sono fermate a chiacchierare, a prendere un caffè, a fare compere, a scoprire le nostre botteghe e cenare nei nostri ristoranti. È stato bellissimo!”.

La Paranza impiega circa 40 ragazzi della Sanità. Un impegno importante che ha generato indotto e, quindi, coinvolto altre persone in un circolo virtuoso che ha tolto i ragazzi dai motorini e dalle strade, che ha avvicinato i diffidenti a quelle stesse strade, prima inaccessibili per paura.

La paranza è una tipica barca che si usa per la pesca a strascico: lo strascico, oltre ai pesci grossi, prende anche pesciolini più piccoli, usati spesso nel fritto misto, di cui si mangia tutto, per renderlo più ricco e gustoso.

Piccoli, quasi anonimi ma che danno un sapore speciale al piatto. Come i nostri ragazzi”.

La il termine paranza torna anche in un famoso romanzo di Saviano del 2016 (La Paranza dei bambini). Una casualità.  Un caso fortunato che ha condotto Saviano stesso alla Sanità, dove è entrato in contatto con i ragazzi di NTS – Nuovo Teatro Sanità.

“La NTS – Nuovo Teatro Sanità – ha trasformato il libro in una fantastica ed intensa opera teatrale, alla cui rappresentazione ha collaborato lo stesso Saviano. Un evento che ha fatto il giro di Italia riscuotendo un successo incredibile”.

Il secondo “miracolo”.

Scugnizzi di strada che diventano attori teatrali. Ma non da teatrino dell’oratorio (con tutto il rispetto per carità) ma di opere moderne, di largo respiro, audaci, forti. Che girano per il territorio nazionale forti di una tradizione locale che viene da lontano, dal teatro di Edoardo e di Totò e che, nel tempo, ha saputo reinventarsi, interpretarsi.

Ragazzi che si sono avvicinati al palcoscenico per lasciare la strada, i vicoli, la solitudine e la violenza ma che non hanno mai dimenticato da dove vengono e sono orgogliosi di essere della Sanità.

Il terzo “miracolo” si chiama Sanitansamble.

Il progetto Sanitansamble nasce nel 2008 nel Rione Sanità. Si ispira all’esperienza di “El Sistema” un modello didattico con accesso gratuito per bambini e ragazzi ideato in Venezuela dal Maestro José Antonio Abreu che promuove la pratica collettiva musicale come mezzo di organizzazione e sviluppo della comunità in aree e contesti sociali difficili.

Sanitansamble conta oltre 80 giovani, tra bambini e adolescenti dai 7 ai 24 anni, musicisti di due formazioni orchestrali (Orchestra Junior e Orchestra Giovanile) che, sotto la guida di 14 maestri e del direttore, il maestro Paolo Acunzo, hanno portato avanti in questi anni un percorso di successo che li ha visti esibirsi per il Santo Padre Papa Francesco, per il Presidente Emerito della Repubblica, Giorgio Napolitano e per l’attuale Presidente della Repubblica Sergio Mattarella,  in molti prestigiosi eventi e concerti in teatri locali e nazionali.

Sono ragazzi eccezionali che spesso proseguono il loro percorso al Conservatorio e che hanno saputo innescare un processo di valorizzazione di se stessi e del territorio, allontanando con la musica i luoghi comuni di degrado e marginalità che spesso li accompagnavano – ci dice Gaetano, che prosegue sottolineando come – alla base di tutto ci sono le cooperative di educatori territoriali che da anni lavorano alla Sanità portando avanti un percorso formativo, educativo e sociale fondamentale, che ha saputo fare rete e creare opportunità. Un percorso di rinascita partito dal basso, che pian piano è cresciuto facendo leva sulle proprie forze, generando progetti di qualità, di valore, che hanno oggi un richiamo nazionale e che hanno decretato la riqualificazione e l’affrancamento del Rione”.

C’è un santo (San Gennaro), ci sono i “miracoli”, ci sono le catacombe per cui non poteva mancare un prete.

E che prete!

Don Antonio Loffredo, il parroco di Rione Sanità

Don Antonio Loffredo è l’anima della Sanità, è il cuore che batte, è il riferimento e il porto sicuro dei ragazzi.

Don Antonio è speciale. È da 20 anni che lavora in queste strade, in questi vicoli. È lui che ha dato inizio a tutto. Quando è arrivato, è partito dai beni che aveva a disposizione: 5 chiese da gestire. E come?? Aprendole, rendendole da spazi passivi a luoghi pieni di sogni, di progetti, di idee. Ora le chiese sono le sedi delle associazioni di cui abbiamo parlato, nei loro spazi i ragazzi si riuniscono, provano, suonano, ballano, lavorano e crescono. Don Antonio è stato un grande”.

Una riconquista, insomma.

La riconquista di spazi, di legalità, di dignità, di progettualità. Di diritti e di possibilità. Che non è mai stata ostacolata. “Si sa che qui la camorra ha le sue radici e i suoi spazi ma nel 2015, quando un ragazzino venne ucciso in strada, la gente si è ribellata, è scesa in piazza, ha smesso di nascondersi, ha marciato fisicamente e virtualmente, facendo arretrare un po’ alla volta chi questi posti controllava e dove prima non c’era speranza, è tornata forte la voglia di ricominciare e di vivere in maniera diversa”.

Rione Sanità non ha risolto tutti i suoi problemi ma in pochi altri posti come questo, la cultura, l’arte, l’impegno e…la bellezza hanno vinto

 

Vi è venuta voglia di scoprire Rione Sanità?

Leggete il nostro Consiglio di Viaggio: https://www.itinerarieluoghi.it/campania-napoli-itinerario-a-piedi-nel-rione-sanita/

 

 

 

 

 

 

 

 

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