Mi svegliavo al mattino presto …

Si, mi svegliavo al mattino presto per raccogliere le conchiglie lasciate dal mare nella notte. Mi piaceva il silenzio rotto dallo sciabordio delle onde, il profumo di salsedine, l’aria fresca e salmastra. Caorle, ha 18 chilometri di spiaggia sabbiosa su cui si infrange un mare che, pur non essendo quello pugliese, dal 2008 ha visto riconfermarsi ogni anno l’importante riconoscimento della Bandiera Blu.

Una meravigliosa laguna, cara al Nobel americano Hemingway, in passato dimora dei pescatori che vivevano con la famiglia nei tipici “casoni” in legno e canna palustre, visibili ancora oggi, ora divenuta area naturalistica protetta.

Il borgo storico di Caorle, in antichità costituito da tre isolette unite da quattro ponti, che ricorda una Venezia in miniatura. Oggi gli ex canali navigabili sono ormai interrati, ma le case dei pescatori non sono mai state così vive e riconoscibili, con i colori tipici della tradizione veneziana. Le piazze, le viuzze, vivaci anche d’inverno, senza essere però caotiche, con le piccole botteghe, i ristorantini, le gelaterie  artigianali, la pescheria, con i prodotti freschi che arrivano ogni giorno dal vicinissimo Porto Peschereccio.

Una passeggiata lungo mare tra le più belle dell’Alto Adriatico, da quasi 30 anni trasformata in una galleria d’arte a cielo aperto, con scogli frangiflutti decorati da artisti di fama internazionale.

Qui, nel punto vicino alla Chiesa della Madonna dell’Angelo, è consigliatissimo immortalare il sorgere del sole. Ecco alcuni dei motivi per cui, ogni anno, devo assolutamente tornare a Caorle, per ritrovare il profumo del mare, della frittura di pesce, del gelato e soprattutto dell’infanzia.

Di Elisa Paloschi – Milano

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